Alla vigilia della pubblicazione delle linee guida del Governo per le ZES (Zone Economiche Speciali) che, secondo le notizie di stampa, consentirebbero alla Regione Basilicata di estendere l’area ZES Taranto-Valbasento sino ad arrivare alla zona industriale di Galdo di Lauria, coronando il “sogno” della Giunta Regionale, almeno noi non rinunciamo a far sentire forte e chiara la voce di protesta per l’esclusione e quindi la pesante penalizzazione della Val d’Agri.
Nel nuovo disegno di individuazione territoriale si è voluto di fatto saltare a pie’ pari la Val d’Agri, nonostante l’area industriale della Val d’Agri abbia un rapporto privilegiato e a che fare con Taranto, in virtù delle problematiche sul petrolio e come terminale dell’attività estrattiva della Val d’Agri e tra non molto tempo di Tempa Rossa.
Ci chiediamo: che logica c’è nella proposta Lauria-Matera-Taranto? E dov’è la cosiddetta continuità territoriale?
La decisione, che ha la chiara determinazione del Presidente Pittella, in un primo tempo deciso a istituire una ZES specifica per Galdo di Lauria, che cancella con un colpo di spugna anni di iniziative e proposte di Comuni (in quest’occasione, inspiegabilmente, silenziosi, forse per la campagna elettorale), organizzazioni ed associazioni di categoria, comitati ed organismi civici e popolari, cittadini della valle a sostegno di una rivendicazione “storica”.
Da anni è in piedi la proposta di garantire a costi ridotti gas-elettricità e acqua (altra risorsa importante della valle) facendo diventare la Val d’Agri Zona Speciale, attraverso sgravi fiscali specie a favore di piccole e medie imprese e per nuove assunzioni.
Non si sottovaluti che tra gli elementi che appesantiscono il fattore competitività dell’industria italiana ci sono propri i costi aziendali con al primo posto energia ed acqua a cui si aggiunge la carenza infrastrutturale che rende più alta la spesa per il trasporto merci e prodotti. Solo attraverso distretti con un regime no tax e burocrazia zero e aggiungiamo con costi energetici e dell’acqua più bassi, agevolazioni fiscali, possiamo sperare di attrarre capitali nazionali ed esteri, arrestando cosi’ il processo di desertificazione industriale denunciato dalla Svimez insieme al divario fiscale tra Sud e Nord.
Nell’area Val d’Agri ci sono le stesse condizioni che si sono verificate in più regioni d’Europa per realizzare un’ area franca o speciale. Ci sono soprattutto gli indicatori economici legati alla disoccupazione, allo spopolamento e aggregando una decina di comuni si raggiunge la soglia demografica richiesta.
Per questo l’obiettivo centrale per noi resta la candidatura della Val d’Agri tra le aree ZES in modo che il gas, il petrolio e l’acqua siano gli elementi di sviluppo e non certo qualche centinaio di euro di bolletta in meno per le famiglie o il solito programma royalties da spalmare in mille settori e soprattutto per tappare i buchi di bilancio regionale. La ZES per noi è uno strumento per rilanciare con l’area industriale di Viggiano le aree per gli insediamenti artigianali negli altri centri dove ci sono lotti e capannoni disponibili.
Deve essere il gas e l’approvvigionamento energetico per le aziende già presenti a Viggiano e che si insedieranno a Viggiano il “beneficio principale”, lo strumento da utilizzare per promuovere lo sviluppo industriale e favorire nuovi posti di lavoro. Oggi l’energia ce l’abbiamo sotto i nostri piedi e quelle poche aziende fuori dall’indotto del petrolio, come la VI-BAC, fanno fatica ad andare avanti e occorre attirarne altre, altrimenti dopo il petrolio la desertificazione è garantita.
Contestualmente la realizzazione di alcune infrastrutture indispensabili per il decollo dell’area, come alcune strade (tunnel di collegamento Val d’Agri-Vallo di Diano-Autostrada del Sole; Val d’Agri-Pisticci-Matera-Bari,,,) ed adeguamento dell’Area Industriale della Val d’Agri per ospitare nuovi insediamenti produttivi, che non abbiano nulla a che vedere con il petrolio, se non vogliamo che, esaurito il petrolio, perisca tutto.
ggi l’energia ce l’abbiamo sotto i nostri piedi… e quelle poche aziende fuori dall’indotto del petrolio, come la VI-BAC, fanno fatica ad andare avanti e occorre attirarne altre, altrimenti dopo il petrolio la desertificazione è garantita!
Vittorio Prinzi, presidente Associazione Bene Comune Viggiano