Petrolio in Val d'Agri e Valle del Sauro

Vaccaro (Uil): Nuova strategia Eni si interseca con futuro dopo petrolio in Val d’Agri

La nuova strategia dell’Eni delineata dall’ad Descalzi al Forum del Sole 24 Ore, basata principalmente su energie rinnovabili e chimica verde, si interseca con la strategia da perseguire sul dopo petrolio in Val d’Agri e trova due elementi essenziali nel progetto di chimica verde da sviluppare nei comparti delle bioplastiche, del farmaceutico e del biosanitario e nell’istituzione del fondo sovrano alimentato dalle royalties del petrolio. Lo dichiara il segretario regionale della Uil di Basilicata Carmine Vaccaro per il quale dopo le nuove affermazioni di Descalzi ad evitare che esse si risolvano nell’ennesimo rito formale la Regione deve incalzare Eni (e le altre società petrolifere impegnate a Tempa Rossa) ad un confronto di merito perché si mostrino sul tavolo le carte dei progetti. L’impegno di Descalzi ad investire di più in ricerca ed innovazione tecnologica con il contributo dell’Università, non è nuovo. In Val d’Agri e nel Sauro, coinvolgendo la Total – evidenzia il segretario della Uil – ci sono tutte le condizioni perché ai 250-300 ricercatori fissi e in attività con l’Eni e consociate se ne aggiungano a breve-medio termine altre decine di ricercatori lucani. Inoltre la realizzazione del distretto energetico lucano nel quale far confluire impianti ed attività di fotovoltaico, solare ed eolico è l’obiettivo centrale da raggiungere. E’ tempo di pensare alla definizione di nuove linee produttive di sfruttamento in loco dei derivati, con microinterventi nella “chimica fine” e dei nuovi materiali, delle bioplastiche, del farmaceutico e del biosanitario. Immaginiamo un data-center meridionale, il gemello di quello avviato dall’Eni a Pavia un anno fa – continua Vaccaro – dando seguito al programma di attività a Porto Torres, in Sardegna, del primo impianto di chimica verde Matrìca, joint venture tra Versalis (Eni) e Novamont. L’avvio di questo progetto è la dimostrazione che la sostenibilità del mondo chimico è concreta e che la ricerca applicata può dare veri risultati di recupero industriale ed occupazionale. Ma soprattutto continuiamo a credere nella opportunità di sostenere la ricerca e lo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia geotermica a bassa temperatura, sfruttando le perforazioni del petrolio e del gas naturale e sperimentando i metodi e le tecnologie più idonee allo sfruttamento del giacimento termico alla profondità dei pozzi petroliferi di Basilicata.

Quanto al Fondo sovrano regionale la scelta – vorrei ricordarlo – è ispirato da due sentimenti-guida: quello della generatività delle commodities da far attecchire alla economia delle famiglie e delle imprese lucane, massimizzandone i risultati. E poi il sentimento della generosità e della ‘distesa sul futuro’ spostando quote cospicue degli introiti verso le nuove generazioni.  Il Fondo – la nostra idea è sul modello norvegese tradotto nelle competenze e nella strumentazione regionale – arricchito da un impiego prudente sul mercato finanziario, proietta la programmazione al futuro e al dopo-petrolio alimentando un flusso di risorse utili, sia come accumulo di ‘previdenza sociale’ per i cittadini lucani e sia per costituire uno stock di risorse a ‘tesoreria regionale’, da investire nello sviluppo del territorio. Esperienze straniere (ad esempio quella dell’Alberta Heritage Savings Trust Fund) mostrano che per ogni euro depositato nel fondo, si possono creare circa 1,7 euro di redditi da investimenti finanziari, riversati sul territorio anche come investimenti per lo sviluppo. Un esempio: investimenti in quote azionarie della Fca e dell’Eni.

L’obiettivo del Fondo – sottolinea Vaccaro – non è quello di erogare immediatamente provvigioni ai cittadini, ma di creare una riserva di valore crescente, da spendere quando il petrolio scemerà, per ristorare le future generazioni, stimando una curva di invecchiamento della popolazione. La gestione del Fondo richiede naturalmente approfondimenti.

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