Venerdì 7 aprile 2023, alle ore 17.30 e alle ore 23.00, lungo le vie di Castronuovo Sant’Andrea, verrà ricostruito il doloroso percorso di Cristo verso la crocifissione sul Golgota attraverso l’arte contemporanea. L’iniziativa è a cura della Pro Loco, antesignana dell’evento fin dai primi anni Ottanta, del Polo museale di Castronuovo (MIG. Museo Internazionale della Grafica – Biblioteca Comunale “Alessandro Appella” – Atelier “Guido Strazza” – Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” – Museo della Vita e delle Opere di Sant’Andrea Avellino), della Parrocchia S. Maria della Neve e del Comune di Castronuovo Sant’Andrea.
Si rinnova così, come ogni anno in occasione delle festività pasquali, l’incontro tra arte e fede: un artista contemporaneo interpreta la sequenza murale della via dolorosa percorsa da Gesù, entrando con intensa partecipazione nell’arcaica processione che ha da sempre contraddistinto il fervore religioso di Castronuovo e che ha il suo momento più emozionante nell’incontro del Figlio morto con la Madre, rappresentato dalle due statue in cartapesta del XVIII secolo. Inoltre, altrettanto emblematica è la processione notturna, ab origine riservata alla partecipazione e, dunque, alla manifestazione della sola devozione maschile
Quest’anno, dopo Fazzini, Strazza, Dal Molin Ferenzona, Masi, Ricci, Lorenzetti, Cerone, Santoro, Teodosi, Pirozzi, Scorcelletti, Pulsoni, Guida, Masini, Timossi, Melotti, Martinelli, Janich, Gaetaniello, Giuliani, Bruno Conte, Anna Addamiano, Ernesto Porcari e tanti altri, è Giuseppe Salvatori a tradurre in un linguaggio singolare, fatto di immagini propositive, i momenti drammatici della Passione di Cristo.
Giuseppe Salvatori ha accompagnato con un testo esplicativo, la sua “Via Crucis-Forme della Croce”: “Ho cercato di restituire con queste mie “tavolette” non l’illustrazione ma le suggestioni di una vicenda che spesso mi ha accompagnato nelle riflessioni sul Sacro e la vita. Ogni stazione della Via Crucis è stata per me la “visione risolta”, quella che salva, perché ci libera. La rappresentazione di una storia universale e immensa concentrata nel microcosmo di una strada o tra le navate di una chiesa nel tempo distratto di liturgie domenicali. In quelle, la mia attenzione era sempre rivolta alla Croce, alle geometrie che assumeva ad ogni stazione: nel percorso sicuro, in quello accidentato, nelle cadute, fino alla verticalità perfetta della crocifissione. A queste geometrie ho affiancato una mia antica e inconsumabile poetica delle “forme della Croce”, e cioè quelle croci casuali che si vengono a creare involontariamente nelle diverse occasioni del nostro quotidiano; e cioè da quando disponiamo fiori in un vaso o ne lasciamo cadere i rami secchi della potatura sul pavimento; a quelle di collane riposte nel portagioie; fino agli strani incroci delle antenne sui terrazzi condominiali. Sono queste le croci che più spesso pervadono il mio paesaggio visivo ed a queste, che in definitiva ne moltiplicano e ne diffondono il portato religioso – a scorno di quanti per futile demagogia ne auspicano la limitazione – mi sono dedicato con delicate creazioni di spazi anche sognati, ma cronaca precisa di una narrazione visiva che sembra ogni volta interrompersi (la stazione!) per poi ritrovare un ordine complesso e coerente. La costruzione di un impianto iconografico segreto, fatto secondo precise “figure” rievocative di una memoria del proprio vissuto, sempre più segnata/sognata da una enfasi floreale: tutto il mio debito con il repertorio espressivo del disegno Liberty. Lo stile che ha consentito, qui, di cogliere le difficili atmosfere, anche deformate, che regnano nella scrittura.
Anche per questo, nella mia rappresentazione, la direzione del percorso è contraria a quella dei devoti: il Cristo, con la sua croce dolorosa, ci viene incontro per starci di fronte. A lavoro finito ho sentito pure una rinnovata energia, ma subito frenata dalla consapevolezza che al nutrimento dell’Ostia è necessario che segua l’intervallo del raccoglimento nel chiostro delle nostre case. La misura che allo “scandalo” assordante della via dolorosa, che nel mondo si ripete con le sue irreali guerre e reiterate ingiustizie, ci faccia contrapporre definitivamente un amoroso silenzio pacificatore” Inoltre, le varie stazioni della Via Crucis saranno accompagnate da un testo esplicativo dell’artista che sarà presente per l’occasione.
Il culto pasquale e l’arte non esauriscono il loro incontro nel solo giorno del Venerdì Santo, ma raggiungono la loro massima espressività nella Santa Messa di Pasqua. Domenica 9 aprile 2023, alle ore 11:30, nella Chiesa Madre di Santa Maria della Neve di Castronuovo Sant’Andrea, una inedita tovaglia d’altare, appositamente realizzata dallo scultore Giuseppe Pirozzi, andrà ad impreziosire la solennità del giorno della Resurrezione di Gesù. L’iniziativa, avviata nel 2014 con la tovaglia d’altare di Maria Lai, seguita da quelle di Guido Strazza, Claudio Palmieri, Giulia Napoleone, Roberto Almagno, Ettore Consolazione, Ernesto Porcari, Anna Addamiano, Nino Tricarico, si ripete anche quest’anno, grazie al coinvolgimento dell’artista napoletano, già ospite di Castronuovo per il Presepe dono entrato nelle collezioni del Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller”.
Pirozzi, per la sua tovaglia, ha composto una sequenza di immagini, distribuite in modo apparentemente casuale sullo sfondo bianco della tovaglia: in basso restituiscono scenari di guerra, che richiamano drammaticamente il tempo in cui viviamo, mentre nel registro superiore si susseguono i rimandi ad alcuni bassorilievi caratterizzati da affioramenti di volti e frammenti di figurazione in un caos di forma/materia. Al centro, in alto, uno scatto immortala l’abbraccio tra due soldati e intorno si condensano i simboli cristiani del pesce, della colomba e della mano che rinviano ai concetti di pace e di rinascita.
In occasione della Via Crucis di Giuseppe Salvatori e della celebrazione della Santa Messa di Pasqua con l’altare adornato dalla tovaglia dipinta da Giuseppe Pirozzi, sarà possibile visitare nelle sale del MIG la mostra “José Ortega e Castronuovo Sant’Andrea”, nella Cappella di Santa Maria della Stella la mostra permanente “21 artisti lucani rileggono l’opera di Sant’Andrea”, nel Museo della Vita e dell’Opera di Sant’Andrea Avellino l’omaggio a Franco Mulas, recentemente scomparso, attraverso le opere realizzate in questi ultimi anni. Resteranno aperti l’Atelier “Guido Strazza”, il Museo Internazionale del Presepio “Vanni Scheiwiller” e il Museo della Vita e delle Opere di Sant’Andrea Avellino.
Notizia sugli artisti
Giuseppe Salvatori nasce a Roma nel 1955. Esponente del ritorno alla pittura figurativa alla fine degli anni settanta, nel 1980 partecipa alle due mostre pubbliche ricognitive sulle ultime tendenze dell’Arte italiana contemporanea: a Bologna, alla Galleria Comunale d’Arte Moderna, con i Nuovi-Nuovi di R. Barilli e a Ferrara, alla Loggetta Lombardesca, con Italiana: la nuova immagine di A. B. Oliva. La sua ricerca espressiva, attraverso l’uso del pastello su tela, nasce da una appassionata rivisitazione dell’Arte italiana del primo quarantennio del novecento, riagganciandosi in special modo alla Metafisica. Salvatori lavora a quadri di architettura, di natura morta e di paesaggio, una poetica fondata sull’opposizione natura-cultura e che si esplica nello stretto rapporto con il mondo letterario di cui condivide progetti e suggestioni. Tra il 1987 e il 1988 passa alla tecnica della tempera, che gli permette di realizzare opere di più ampie dimensioni, come, ad esempio, quelle presentate alla Biennale di Venezia nel 1990. La sua ricerca procede in quella sintesi formale tra figura ed astrazione che animerà tutte le opere a venire. La realtà non viene presa tout-court, ma riconosciuta e investita di nuovi affetti attraverso una sapiente elaborazione formale. Negli ultimi anni l’artista ha privilegiato soggetti di più ampio respiro, a scongiurare una eccessiva frammentazione e varietà di figure, con opere di comunicazione e valori più diretti: Bestie, da F. Tozzi, a Roma alla Temple Gallery nel 2006; Diomira, galleria Marchetti nel 2006; il foscoliano Ultime lettere di Jacopo Ortis, alla galleria De Crescenzo & Viesti; Angelo con intorno contadini del poeta W. Stevens, alla Casa delle Letterature di Roma nel 2008; Xanto da l’Iliade di Omero, Galleria La Nuova Pesa, Roma, 2018; il Virgiliano Perseidi alla Galleria De Crescenzo & Viesti, Roma, 2018; Elegia Attica al Mart di Rovereto. Soggetti trasfigurati in testimoni di una messa in opera sempre rivolta ai sentimenti e alle paure, ai paesaggi e alle visioni di ciò che riconosciamo come luoghi della vita.
Giuseppe Pirozzi è nato a Casalnuovo di Napoli nel 1934. Con la frequenza, nel 1954, del corso di Scultura dell’Accademia di Belle Arti di Napoli ha inizio la sua attività artistico-espositiva, con opere di scultura e grafica. Nel 1964 diviene docente dell’Accademia di Belle Arti di Napoli e vi insegna fino al 2001. Da allora ha tenuto numerose mostre personali ed esposto in moltissime rassegne d’arte nazionali e internazionali, ottenendo prestigiosi premi e riconoscimenti della critica. Ha prestato inoltre la propria opera per interventi d’architettura e arredo urbano e, quale vincitore di concorsi nazionali, ha realizzato numerose opere monumentali in spazi pubblici. Dall’inizio degli anni Sessanta la sua attività artistica figura in molteplici pubblicazioni di settore. Si interessano al suo lavoro tra i maggiori critici d’arte italiani, come Lea Vergine, Luciano Caramel, Giuseppe Appella, Enrico Crispolti, Vitaliano Corbi, Raffaello Causa, Luigi Carluccio, Vittorio Sgarbi. Le sue sculture sono oggi in collezioni private e pubbliche in Italia e all’estero. Dal 2000 è Accademico Scultore dell’Accademia Nazionale di San Luca.