Società e Cultura

Uil Scuola: se la scuola riparte, riparte anche il Paese

La Uil è sempre più convinta che se la scuola riparte, riparte anche il Paese. Ma è importante il modo nel quale ripartirà. Per questo siamo molto preoccupati. Chiediamo certezze sulla sicurezza di scuole e lavoratori, che non vanno lasciati alla deriva o ad azioni estemporanee. Non si può giocare sulla pelle dei lavoratori che, invece, vanno tutelati nel bene supremo della propria vita a cui nessun ristoro è possibile. E’ questa la cifra del cambiamento. Le persone prima delle cose. Ci vogliono strategia, coraggio e visione del futuro. Dunque, gestire tempi, spazi, opportunità, distinguendo tra aree cittadine e altri territori. Ci sono voluti mesi per capire che gli interventi devono essere molteplici e diversificati per aree geografiche e ancora non si agisce di conseguenza. Nei piccoli centri la presenza della scuola è già elemento trainante e di garanzia di socialità. Perseguire una nuova offerta sul territorio significa passare dalle aggregazioni numeriche, dai dimensionamenti fatti a tavolino, alle scuole di prossimità. Un progetto nuovo da perseguire in controtendenza rispetto alle politiche orientate al mercato alla concentrazione numerica e ai tagli degli ultimi anni. Siamo ancora in attesa di dati certi degli effetti pandemici sulle scuole mentre è chiaro che è saltato il meccanismo di prevenzione e tracciamento.

Le misure che continuiamo a rivendicare sono: riduzione degli alunni per classe; presidi sanitari per il tracciamento e per la vigilanza sanitaria; trasporti dedicati e diversificati per ambiti geografici, con le aree metropolitane distinte dalle altre; innovazione tecnologica e digitale della pubblica amministrazione Vanno usati i soldi del MES per i presidi sanitari nelle scuole e per i dispositivi di protezione individuale (Dpi). Priorità assoluta nel piano di vaccinazione del personale scolastico che è in prima linea nel contrastare gli effetti della pandemia. In questa fase di avvio di campagna di vaccinazioni si pensi al personale della scuola. A scuole chiuse non serve. Guardando alle strategie di sviluppo, e per dare risposte alla piaga del precariato, bisogna agire sugli organici stabili, almeno triennali, su cui programmare e reclutare il personale anche a tempo determinato con contratti pluriennali. La scuola ha bisogno di certezze e stabilità che negli ultimi venticinque anni le sono state negate.

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