Cronache

Trecchina: Il tribunale autorizza il sussidio ma l’Inps non paga. E la donna muore

Il tribunale le da ragione quattro anni fa ma l’Inps ancora non paga l’indennità di accompagnamento ad una 87enne originaria di Trecchina che nel frattempo è anche morta. La vicenda nasce nove anni fa quando l’an – ziana, affetta da gravi patologie, fa domanda per avere l’accompagnamento. Si tratta di un assegno di 480 euro al mese che l’Inps deve versare su un conto corrente intestato alla donna: soldi che devono essere usati per assisterla e curarla. Qualche tempo dopo, però, la brutta notizia: la commissione dell’Istituto di previdenza stabilisce che l’anziana non ha diritto al beneficio. Allora lei fa causa per ottenere l’assegno. Durante la causa, però, muore e quando il tribunale accoglie il ricorso costringendo l’Inps a pagare le spettanze passano alla figlia, in qualità di erede. A lei spetta l’indennità dal primo luglio del 2009 al 28 agosto del 2011, come stabilito dal giudice del lavoro del Tribunale di Lagonegro.

Ma dal giorno della sentenza, il 19 giugno del 2014, l’Inps continua a non applicare il provvedimento del tribunale, e quindi a non pagare, nonostante i numerosi solleciti, fino all’atto di precetto inviato lo scorso 9 gennaio dall’avvo – cato Giuseppe Ferraioli che sostiene la battaglia della donna: «Se il pagamento continuerà a non arrivare andremo avanti con il pignoramento delle somme», afferma l’avvocato. L’Inps giustifica il ritardo con il fatto di «aver ricevuto la sentenza del tribunale solo il 3 ottobre dell’anno scorso e il giorno dopo – spiegano dalla direzione provinciale di Potenza – abbiamo inviato al domicilio della beneficiaria, unico recapito disponibile, una raccomandata n. 64970744951-1 che però non è stata mai riscontrata. Nella raccomandata si chiedeva la documentazione necessaria per liquidare le somme dovute». L’avvocato Ferraioli sostiene altro, ovvero che «la sentenza è stata notificata due volte: la prima il 7 luglio del 2014 e la seconda il 30 giugno del 2016. E il 4 luglio del 2016 è stata notificata anche alla sede di Roma dell’Inps». Il caso sembra, comunque, in via di soluzione. Infatti, dalla sede provinciale di Potenza dell’Istituto di previdenza, fanno sapere ancora che «ritenendo non utile inviare una nuova richiesta all’indirizzo della beneficiaria, atteso che la precedente è stata restituita a questa sede, la documentazione necessaria è stata richiesta, tre giorni fa, a mezzo raccomandata con ricevuta di ritorno, all’in – dirizzo dell’erede residente a Castelvolturno».

FONTE: PINO PERCIANTE – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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