La terra torna a tremare nelle zone già colpite dal terremoto nell’agosto e nell’ottobre scorso, in una situazione resa ancora più emergenziale dal freddo e dalle abbondanti nevicate. In tutto questo si viene a scoprire che i 28 milioni di euro donati già dagli italiani attraverso gli sms al 45500 e bonifici bancari per l’emergenza terremoto, sono ancora fermi presso la Tesoreria Centrale dello Stato. Dopo le ultime scosse di ieri in molti sui social network hanno iniziato a chiedersi dove fossero finiti quei soldi. Questa la risposta della protezione civile: “le donazioni al numero solidale 45500 e i versamenti sul conto corrente bancario attivato dal Dipartimento della Protezione Civile confluiranno nella contabilità speciale del Commissario straordinario alla ricostruzione e saranno gestite secondo le modalità previste dal Protocollo d’intesa per l’attivazione e la diffusione di numeri solidali”.
Anche il MoVimento 5 Stelle ha chiesto conto al governo dei soldi raccolti durante il question time alla Camera tra la deputata grillina Laura Castelli e la neo ministro dei Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, che ha spiegato che i soldi ci sono ma non si possono toccare nel rispetto del “protocollo d’intesa per l’attivazione e la diffusione dei numeri solidali“. Gli accordi con le società di telefonia, le banche e la burocrazia non sembrano tener conto del freddo, dello sciame sismico infinito e della neve a volte alta anche due metri. “Prima si deve predisporre un’analisi dei danni nelle singole regioni e poi si sottopone a un comitato di garanti, che deve verificare il rispetto delle norme nell’utilizzo dei fondi”, ricorda la Finocchiaro. Alla faccia dell’emergenza, di popolazioni allo stremo e della solidarietà di chi ha donato, con l’idea che quei fondi servissero nell’immediato.
“Una procedura incredibilmente lenta che stride rispetto all’emergenza – spiega la deputata M5S Castelli – il paradosso è che la solidarietà resta ostaggio della burocrazia”. I 28 milioni sono arrivati in diverse tranche, la raccolta è iniziata il 24 agosto scorso con il sisma che causò quasi 300 morti tra amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto. Solo con quella raccolta, terminata il 9 ottobre, le donazioni ammontarono a 15 milioni di euro. Dunque da almeno 3 mesi quei soldi sono bloccati, fondi che avrebbero dovuto godere senza ombra di dubbio di una maggiore flessibilità, in previsione di una stagione invernale rigida ampiamente prevedibile e delle difficoltà connesse. Vedendo gli appelli di chi è rimasto senza casa, degli allevatori con gli animali che muoiono di freddo e del sindaco di Amatrice che invoca le turbine anti neve, probabilmente quei soldi potevano essere impiegati più rapidamente e non rimanere ostaggio della burocrazia. Anche perché 3 mesi, per chi ha perso tutto, pesano come 3 anni.