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Tempa Rossa, è un mistero il suicidio dell’ex generale

Era a capo della sicurezza: mercoledì le dimissioni


Un altro suicidio all’ombra del petrolio. Dall’Eni alla Total. Dopo il giallo di Gianluca Griffa, responsabile del Centro olio Eni di Viggiano che si è tolto la vita nel 2013 lasciando un memoriale in cui esprimeva dubbi sul corretto funzionamento dell’impianto – causa dell’inquinamento alla base dell’inchiesta giudiziaria di Potenza – venerdì scorso, nelle campagne di Pacentro (L’Aquila) è stato trovato il corpo senza vita dell’ex generale dei carabinieri forestali Guido Conti, 58 anni. Aveva accettato l’incarico della Total come responsabile per l’ambiente e la sicurezza di Tempa Rossa, in Basilicata, dove sta sorgendo un secondo Centro olio di proprietà della società francese. Svestita la divisa dell’Arma, Conti aveva firmato un contratto di consulenza a partire dal 1° novembre, ma in realtà con la compagnia petrolifera il suo rapporto di lavoro si è tradotto in scampoli di contatti, fino a mercoledì quando ha comunicato alla Total le dimissioni «per motivi personali». Particolare che alimenta gli interrogativi sulla tragica fine dell’ex generale.

L’uomo si sarebbe ucciso sparandosi un colpo di pistola alla testa: la famiglia aveva denunciato la scomparsa dalla sua abitazione di Sulmona nel primo pomeriggio di venerdì. Le ricerche sono andate avanti fino alla scoperta della sua auto (una Smart) e poi del cadavere in un bosco lungo la strada provinciale Morronese. Cosa o chi avrebbe spinto Conti a togliersi la vita? C’entra il suo ruolo alla Total? E perché dopo appena dieci giorni ha deciso di mollare l’incarico che gli garantiva anche un ottimo stipendio? L’ex generale avrebbe lasciato due lettere ai familiari: pare che una faccia riferimento al caso di Rigopiano, l’hotel distrutto da una valanga il 18 gennaio 2017. Dieci anni prima, quando l’albergo fu ristrutturato, tra le varie autorizzazioni e pareri c’era anche quello della Forestale. E in quel periodo Conti guidava il comando pescarese. Echi dal passato. Ma l’attenzione degli investigatori è tutta sull’ultimo mese di vita dell’ex generale. Non appena ricevuto l’inca – rico dalla Total, Conti aveva riferito ad amici e parenti che sarebbe stato per un periodo a Parigi dove doveva seguire un corso di formazione prima di prendere possesso del suo ufficio in Basilicata. Ma quel corso, a quanto pare, non lo ha mai frequentato. Forse un segno di insofferenza verso un incarico che non lo convinceva fino in fondo.

La multinazionale lo aveva contattato già a gennaio ricevendo un rifiuto («Non posso – fu la risposta di Conti – ho da portare a termine deleghe importanti»). Sulla sua pagina Facebook, chiusa qualche giorno fa, l’ex generale aveva annunciato il congedo dall’Arma e l’ap – prodo in una società privata che si occupa di energia, senza citare la Total. Il tutto per ribadire la sua linea di intransigenza, legalità e tutela massima per l’ambiente. Un «post» – cancellato dopo qualche ora (su pressione di qualcuno?) – che sembra essere la risposta a chi esprimeva dubbi sulla sua scelta di legarsi a una compagnia petrolifera dopo anni al servizio dello Stato. Concetti ripresi anche in un’intervista alla testata online abruzzese «Il Germe»: «Mi hanno fatto una proposta irrinunciabile. Sanno però di che pasta sono fatto. Per me la legalità è al primo posto».

FONTE: PINO PERCIANTE – MASSIMO BRANCATI – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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