Petrolio in Val d'Agri e Valle del SauroPrimo Piano

“Se il Centro olio non riapre saremo costretti ad andar via”. L’allarme di Marco Summa, presidente dell’associazione dell’indotto petrolifero


Sui gravi problemi legati al “Centro Oli Eni” del Cova di Viggiano e alle aziende dell’indotto della Val d’Agri, interviene Marco Summa, presidente di “Basilicata Oil Companies Network”, l’associazione che raccoglie gli esperti lavoratori del settore che commenta così la situazione attuale: “Se non ci saranno attività ed investimenti, saremo costretti ad andare via e questo è il clima che si respira nella comunità, dopo che i vertici dell’Eni hanno bloccato gli investimenti e annunciato di voler spostare tutti gli uffici nel capoluogo lucano”. Siamo stanchi di guardare una certa situazione, cosi importante e gestita in questa maniera, dove non c’è nessuna discussione strategica su come portare avanti il petrolio e il territorio – aggiunge Summa – dove la figura dell’imprenditore è criminalizzata a prescindere e se l’imprenditore opera nel settore dell’oil & gas, lo è ancora di più”.

La decisione dell’Eni, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso e da molto tempo – prosegue Summa – abbiamo attacchi da più parti e sembra che la causa di tutti i problemi siano le imprese che lavorano in questi posti, invece non è così, le imprese creano occupazione e sviluppo sul territorio e molte di noi lavorano fuori non solo con l’Eni, ma anche con altri contrattisti e nel momento in cui non ci saranno attività e investimenti saremo costretti sicuramente ad andare via, spostando le aziende in altri territori del Paese o addirittura dall’estero e per evitare ciò, necessita subito la riapertura del “Centro Oli Eni” di Viggiano, facendo subito chiarezza nel rispetto delle prescrizioni e la politica locale non aiuta certamente a rasserenare gli animi”.

Vincenzo Scarano

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2 Comments

  1. Per restare in Italia deve ripartire l’offshore in Adriatico ed investire nel Mediterraneo.Il solo COVA non basta

  2. Gentili cittadini, evidenzia la dipendenza delle decisioni di politica economica dal ricatto petrolifero e di questa imbarazzante situazione sono responsabili i nostri rappresentanti politici che hanno legato il loro consenso alla promessa di poter gestire i diversi e, spesso, inconciliabili conflitti tra shareholder ( industriali e loro satelliti ) e gli stakeholder ( i cittadini e gli agricoltori )

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