Società e Cultura

Progetto Sud Polo Magnetico per favorire il rientro dei cervelli


Non ci facciamo illusioni: il ritorno a casa dei «nostri ragazzi», in larga parte in smart working, che si sta ripetendo dopo il lockdown di febbraio-marzo, può essere sicuramente una grande opportunità per la ripartenza e per la fase 2, 3 e 4, ma senza prospettive valide ed adeguate, sarà solo un ritorno legato all’attuale contingenza della pandemia. E’ la conclusione cui perviene il Centro Studi che sostiene il Progetto Sud Polo Magnetico.

Il nostro Paese – sottolineano gli esperti – continua a mantenere il triste primato europeo dei Neet, i giovani che non studiano né lavorano: il 28,9% per cento quelli tra i 20 e i 34 anni. Una ricerca Ipsos riferisce inoltre che tra i giovani europei i nostri giovani sono più negativi sul ruolo della scuola nell’inserimento nel mondo del lavoro (57% gli insoddisfatti) e danno più importanza alle esperienze all’estero per lavoro e studio. Sono dunque più disposti a trasferirsi all’estero non appena la situazione della pandemia sarà migliorata. Anzi è proprio la pandemia ad influire sui progetti futuri di vita: i ragazzi meridionali si sentono più a rischio, meno realizzati e pensano che rallenterà di più i progetti dilatando la precarietà e la dipendenza dai genitori.

“Se un territorio si spoglia delle sue energie più giovani e produttive – commenta l’ing. Alfredo Cestari impegnato a sostenere il Progetto Sud Polo Magnetico – esso è destinato a deperire. Di qui la nostra strategia di operare a favore dello sviluppo delle Regioni del Sud a rischio spopolamento riqualificando i borghi e il patrimonio edilizio per accogliere nuove presenze, con una serie di progetti di investimento di grandi dimensioni utili a creare nuovi posti di lavoro e condizioni di vita migliori per i residenti. Ciò diventerà possibile per Regioni, Comuni, imprese avvalendosi del supporto del Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS)-Piano Juncker, che mira a stimolare l’economia e mobilitare gli investimenti privati in settori a rischio mediante una garanzia dell’UE di 16 miliardi di euro del bilancio UE, integrata da una dotazione di 5 miliardi di euro del capitale proprio della Banca europea per gli investimenti (BEI), che mira a sbloccare ulteriori investimenti fino a 500mld EUR per il 2020; delle agevolazioni previste dalla Finanziaria 2019 quali la flat tax al 7% per i pensionati che prendono residenza nei borghi del Mezzogiorno; della presenza di una Zona Economica Speciale (ZES) presso le aree di aree selezionate per il progetto in modo da favorire la presenza di imprese e gli investimenti. Dal 2008 al 2019 si possono stimare circa 14 mila persone che hanno conseguito un dottorato di ricerca in Italia, dove erano residenti prima dell’immatricolazione all’università, e che sono emigrate permanentemente all’estero. Stima peraltro prudente, che non considera i laureati che erano già andati all’estero per conseguire il dottorato e hanno proseguito lì la carriera Il rientro dei “cervelli” – aggiunge Cestari – è un obiettivo da raggiungere con una serie di azioni combinate altrimenti continueremo a contare il numero di laureati, ricercatori, giovani con professionalità che vanno via e se non lo hanno ancora fatto è solo per la diffusione del contagio nel mondo”.

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