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Potenza, ammalati con tumori licenziati dal lavoro e castigati dall’INPS


In questi ultimi tre anni ci eravamo occupati di ammalati di tumore licenziati dal proprio posto di lavoro che dopo un percorso ad ostacoli tra ospedali, interventi e terapie salvavita, che durano molti anni, si erano visti togliere anche i benefici della legge 104/92, il minimo di pensione e costretti persino a pagarsi alcune medicine o, alcune donne, ad acquistare a proprie spese parrucche, utili a nascondere la perdita dei propri capelli a causa del trattamento effettuato con cicli di chemioterapia.

Una vergogna che continua con anziani che vengono convocati alla sede INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) di Potenza a cui vengono tolte misere pensioni che a volte non superano neanche le 300 euro.

Abbiamo visto piangere anche qualcuna di queste persone e non hanno avuto il coraggio di denunciare certe situazioni di cui ci eravamo già occupato mesi addietro.

Oggi ne ritorniamo a parlare, grazie ad un comunicato stampa inviato in redazione dalla Segreteria Provinciale CISAL (Confederazione Italiana Sindacati Autonomi Lavoratori) di Potenza, a firma del responsabile sindacale Domenico Santarsiero, dove si parla di presunte distorsioni presenti nel sistema di misurazione e valutazione della performance dei medici dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale.

“Ci riferiamo certamente ai medici – si legge nella nota – che fanno parte delle Commissioni Mediche INPS di Potenza, il quale negli ultimi tempi con molta leggerezza revocano invalidità civili ed inabilità, inoltre, sembra, su ordine esplicito del Direttore Provinciale, i titolari non possono farsi assistere da un medico di fiducia nonostante sulle convocazioni sia scritto l’esatto contrario”.

Ci sembra che è proprio ciò che da tanto tempo abbiamo detto anche noi e non ci voleva un mago per capirlo, in un Paese che tira l’acqua solo a favore di chi ci governa con stipendi da capogiro.

A testimonianza di ciò, è S. R., un associato del sindacato originario di Montalbano Jonico, in provincia di Matera, ora residente a Potenza, che dopo essere stato convocato a visita dall’INPS di Potenza il giorno 31 ottobre scorso gli è stata revocata la sua pensione, circa un migliaio di euro, l’unica fonte di reddito della famiglia composta da 3 unità, tra cui un figlio laureato con sacrifici e tutt’ora disoccupato, e per l’ennesima volta siamo stati costretti, nostro malgrado, a vedere un uomo di quasi 60 anni piangere disperatamente come un bambino.

Poi, ci fa vedere il referto medico del dipartimento di Ematologia del San Carlo di Potenza, datato 14 novembre scorso, il quale con testuali parole riporta “ripresa locale della malattia e dubbie metastasi polmonare” e sul definitivo dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Nucleare, sempre del San Carlo di Potenza, si legge “lo studio PET/TC ha evidenziato una patologia metabolicamente attiva in sede laterocervicale profonda sinistra che evoca una recidiva loco regionale”.

Firmata dal presidente Tito Boeri, da sempre a favore della legge Fornero, che guadagna annualmente 204mila euro lordi di stipendio, ne spende altri 23mila euro tra vitto, alloggio e viaggi pagati dallo Stato, con rimborsi che ci costano 191 euro al giorno, ovviamente tutto in modo legale, la direttiva n. 24 del 13 marzo scorso dell’INPS, è intitolata “Piano della Performance 2018/2020”.

Individua gli obiettivi da raggiungere per i dipendenti dell’INPS per accedere ad alcune forme integrative-aggiuntive di salario, tra i quali gli incentivi, tanto che nell’allegato tecnico a pagina 61 nel paragrafo si legge “Obiettivi produttivi ed economico finanziari dei professionisti legali e medici che svolgono un ruolo decisivo”.

È palese, dunque, che il cittadino sottoposto a visita, potrà, avere sempre il dubbio che la sua condizione non sia valutata oggettivamente con un conseguente forte calo di fiducia verso l’amministrazione pubblica.

Inoltre, a fine anno, il medico dipendente INPS che si è comportato in scienza e coscienza potrebbe ricevere un riconoscimento economico decisamente inferiore a quello del collega che ha dato la precedenza al suo interesse privato, e in tal caso, secondo quanto affermato, recentemente, su “Il Fatto Quotidiano” online dall’avv. milanese, Nico Cerana, potrebbe ricorrere al Giudice del Lavoro contro l’Istituto, sostenendo la correttezza del proprio operato e l’illegittimità della determina.

E ancora, apprendiamo che l’INPS nel 2016 ha distribuito come bonus, per il raggiungimento degli obiettivi ai propri medici strutturati, la somma di 20.139.098,74 euro, pari ad un importo medio pagato al singolo medico di circa 38.879,40 euro annuo, praticamente un secondo stipendio.

Sempre l’avv. Nico Cerana, a suo dire, ritiene che “quanto disposto dai vertici romani INPS per il periodo 2018/2020 risulterebbe già in vigore e, potrebbe, addirittura, rappresentare un’istigazione verso i medici a commettere un illecito, inquadrabile nel reato di falso ideologico”.

“Purtroppo – stigmatizza con forza il Coordinatore Provinciale della CISAL – FPC – Domenico Santarsiero – perchè chi rischia di farne le spese sono e saranno le persone con invalidità, spesso già abbandonate a sè stesse da un sistema sanitario lucano e nazionale nel quale crescono, di giorno in giorno, le liste di attesa e le spinte verso il privato”.

“Noi – conclude Santarsiero – siamo indignati come cittadini e come sindacalisti e il solo pensare che qualcuno possa ritenere di essere ricompensato da una struttura dello Stato se cancella dei diritti, è davvero indecente e inaccettabile e, a questo punto, facciamo un richiamo alla politica nazionale affinchè questa determina venga immediatamente ritirata e che non diventi assolutamente più operativa”.

Rocco Becce

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