Il petrolio da risorsa e opportunità si sta trasformando in una sorta di “maledizione delle risorse naturali”, che, se non utilizzate con intelligenza e lungimiranza, come avviene in altri Paesi, di cui potremmo imitare le buone pratiche, non danno né lavoro, né sviluppo. E’ la conclusione cui è pervenuto l’incontro promosso a Viggiano dall’Associazione Bene Comune nella propria sede. Il tema centrale – petrolio e lavoro – riflette il clima di preoccupazione che si respira in Val d’Agri in questo periodo, rivolto al presente e al futuro del territorio, e naturalmente all’ occupazione.
Sembra, infatti, che mai come su tale problema – ha affermato nell’introdurre la discussione il Presidente dell’Associazione Vittorio Prinzi – il petrolio abbia generato una “guerra di tutti contro tutti” e non accontenti davvero nessuno in questo frangente, a cominciare dall’ENI, colpita dal ribasso del prezzo del barile, piccata per le mancate concessioni/autorizzazioni da parte di Regione e Comuni e preoccupata per gli esiti del prossimo referendum anti-trivelle. Intanto le aziende contrattiste dell’indotto ENI si vedono costrette a licenziare per le mancate commesse e a ridiscutere i loro contratti e temono l’internalizzazione di alcuni servizi da parte della società petrolifera.
Ciò provoca il risentimento dei lavoratori dell’indotto, da una parte, dei più fortunati, per la mancata equiparazione (prevista dal patto di sito) tra loro e i dipendenti diretti ENI e, dall’altra, a causa dei licenziamenti. Su un terreno di guerra pure i Sindaci dell’area, tutti insieme contro i tagli ENI nell’indotto e gli uni contro gli altri per la disparità tra comuni che godono delle royalties direttamente, avendo i pozzi nel proprio territorio, e Comuni che vorrebbero una quota di royalties, comunque, per i loro esangui bilanci. Si aggiunga il “pianto” della Regione Basilicata per il minore gettito di royalties, che – ha evidenziato Prinzi – incide negativamente su alcune voci di spesa del suo bilancio, lungi dal pensare ad un nuovo P.O. Val d’Agri e ad investimenti nell’area del petrolio. Nel frattempo cresce la rabbia dei tantissimi disoccupati, sia di quelli aggrappati alle sorti della vicenda petrolifera, caricata di eccessive aspettative, sia di quelli che aspirano ad un lavoro in settori diversi da quello estrattivo, da sviluppare proprio con le royalties del petrolio. Alla scelta/accordo sul petrolio, accettata come sfida e scommessa, non sono purtroppo seguite altre scelte politiche, che avrebbero potuto, considerato l’ammontare notevole delle royalties (circa un miliardo e mezzo di euro) garantire un concreto benessere per tutti, a cominciare dal lavoro.
L’intervento del dott. Mario Cuozzo, titolare di un’ impresa locale, contrattista ENI, ha affrontato alcuni aspetti degli “effetti socio-economici derivanti dall’estrazione petrolifera in Val d’Agri”. Tale analisi è stata condotta mettendo a confronto dati relativi all’intervallo temporale 1999-2011 e rilevati da pubblicazioni scientifiche, tesi di laurea e ricerche condotte da associazioni di categoria, nonché dalla Fondazione Mattei. Come spunto di discussione sono stati evidenziati, sottolineandone luci ed ombre, gli effetti sullo sviluppo delle imprese locali, sul trend occupazionale e sul possibile atteso sviluppo dell’economia locale derivante dall’utilizzo delle royalties.
Sugli spunti offerti dalla relazione è seguito un dibattito, nel quale si sono confrontate due posizioni: alcuni hanno sostenuto che, a seguito dell’esperienza ultraventennale, tormentata e senza sviluppo legata al petrolio, e della congiuntura internazionale sfavorevole alle energie fossili, occorre abbandonare la via dell’attività estrattiva e indirizzare le scelte verso il disinquinamento ambientale e la ricerca, settori nei quali vi può essere ampia occupazione anche per i giovani. Altri, al contrario, ritengono che certamente bisogna tendere al più presto al superamento della fase petrolifera, ma ciò potrà avvenire solo nel medio-lungo periodo. Pertanto, nel breve-medio periodo occorre ripiegarsi sulla programmazione delle cose da fare e sull’impiego delle risorse finanziarie derivanti dall’attività estrattiva con uno sguardo lungo, oltre il petrolio, rivolto sia alla crescita delle imprese, sia alla creazione di lavoro parallelo e alternativo a quello oggi creato in ambito petrolifero, per evitare di essere più poveri di prima, ossia senza le risorse naturali e senza lo sviluppo sperato, e con il nostro habitat devastato e spopolato… forse solo un bel parco di archeologia industriale!