A salire, dunque, non sarebbe solo la pensione di vecchiaia, che dagli attuali 66 anni e 7 mesi passerebbe a 67 anni. Ma anche la pensione anticipata, per la quale sarebbero richiesti 43 anni e 3 mesi di contributi anziché 42 anni e 10 mesi (un anno in meno per le donne). Salirebbe anche la pensione di anzianità in totalizzazione, raggiungibile con 41 anni di contributi. L’Ape, che potrebbe essere richiesta non prima del compimento di 63 anni e 5 mesi di età, La pensione anticipata contributiva, con un nuovo requisito di età pari a 64 anni, sino ad arrivare, addirittura, a 71 anni per la pensione di vecchiaia contributiva.
Novità sull’addio al lavoro
Andare in pensione più tardi, poi, non comporterebbe un significativo incremento della prestazione. Nel momento in cui vengono aumentati i requisiti per il collocamento a riposo, difatti, vengono contemporaneamente diminuiti i coefficienti di trasformazione.
Ccioè le cifre, espresse in percentuale e basate sull’età pensionabile, che trasformano i contributi accantonati in assegno. Insomma, in pensione più tardi e con meno soldi, con l’aumento dell’età pensionabile il lavoratore perde su tutta la linea.
FONTE: ITALIAORA