Politica

Parco Nazionale Appennino Lucano, doppia presidenza e tensioni amministrative

A Marsiconuovo, dove ha sede il Parco Nazionale dell’Appennino Lucano – Val d’Agri – Lagonegrese, si è aperta una crisi istituzionale senza precedenti. Dopo la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha reintegrato Giuseppe Priore alla presidenza, l’ente si trova ora con due figure chiamate a guidarlo, in un contesto di forte incertezza e conflitto.

Giuseppe Priore, rieletto presidente nel 2022 e revocato dall’incarico quasi due anni fa dal Ministero dell’Ambiente guidato da Gilberto Pichetto Fratin, ha annunciato di voler riprendere possesso del suo ufficio il giorno 11 giugno 2025, in ottemperanza alla sentenza che ne ha sancito la legittimità. Tuttavia, poche ore prima dell’apertura della sede, è arrivata una diffida direttamente da Roma, che gli impedisce sia di presentarsi fisicamente presso gli uffici, sia di esercitare qualsiasi attività che possa ostacolare il corretto funzionamento dell’ente.

Il Ministero, tramite una nota firmata dal direttore per la tutela della biodiversità e del mare Francesco Tomas, ha sottolineato l’importanza di tutelare anche gli interessi degli altri soggetti coinvolti. Tra questi figura chiaramente Antonio Tisci, ex consigliere regionale, recentemente nominato commissario straordinario con un decreto ministeriale che gli affida anche le competenze del presidente e quelle del Comitato direttivo del Parco, organo che rappresenta il territorio. Questa doppia veste, però, ha suscitato non poche polemiche e dubbi di legittimità.

Lo stesso Priore, con una comunicazione inviata al Ministero, ha denunciato come il decreto che proroga l’incarico di Tisci crei un grave stato di confusione amministrativa e costituisca un potenziale rischio legale per l’ente. Secondo lui, tutte le azioni intraprese dal commissario dopo la sentenza del 28 maggio 2025 sono da considerarsi prive di validità e pertanto abusive.

Sul fronte legale, l’avvocato di Priore ha ribadito il principio dell’“auto esecutività” della sentenza del Consiglio di Stato. Ciò implica, oltre alla reintegrazione immediata, anche il diritto del presidente a ricevere da subito l’indennità spettante per il ruolo, escludendo qualsiasi compenso per il commissario Tisci. Inoltre, l’avvocato ha anticipato che si procederà a richiedere un risarcimento per i danni patrimoniali e morali subiti, e che la vicenda verrà segnalata alla Corte dei conti per eventuali responsabilità amministrative.

Il mandato di Priore, secondo quanto ribadito dai suoi legali, è valido fino al 22 febbraio 2027, data naturale di scadenza. Di conseguenza, la proroga concessa a Tisci con il decreto ministeriale numero 91 del 9 aprile 2025 è da ritenersi illegittima e soggetta a revoca immediata.

Questa situazione di “doppia presidenza” ha fatto emergere una profonda spaccatura nella gestione del Parco, con implicazioni che vanno ben oltre le mura di Marsiconuovo. La complessità del caso sottolinea la necessità di interventi chiari e risolutivi per evitare che l’ente venga ulteriormente paralizzato, con possibili danni al territorio e alla tutela ambientale.

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