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Parco Appennino Lucano: petrolio, no ai permessi di ricerca Shell

“Il Parco Dell’Appennino Lucano è contrario a ogni azione volta ad addivenire ad ulteriori permessi di ricerca petrolifera che riguardino l’area protetta e i territori contigui ad essa”.

Lo afferma il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Domenico Totaro, in merito alla richiesta di valutazione di impatto ambientale da parte della Shell Italia relativa ai permessi di ricerca petrolifera “La Cerasa”, “Cavallo” e “Pignola”.

“Le richieste avanzate dalla società petrolifera, ad oggi ancora non pervenute al Parco –specifica Totaro- riguardano molti comuni dell’area Parco. Sono perfettamente d’accordo e solidale con le iniziative intraprese in questi giorni dai sindaci dei comuni interessati. Ritengo che il Parco abbia già dato abbastanza alla causa energetica, dal momento che ha al proprio interno 5 piattaforme petrolifere preesistenti alla sua istituzione, circostanza che costituisce un vulnus alla sua funzione di area protetta. Attivare ulteriori ricerche sarebbe una negazione di fatto della sua esistenza, delle ragioni della sua istituzione e del senso stesso della sua sopravvivenza, perché verrebbe meno l’identità di area protetta a vocazione naturale di questa parte di Basilicata.”

Lo stesso decreto istitutivo del Parco, si fa notare dall’Ente, sancisce con chiarezza il divieto di ‘attività di estrazione e di ricerca di idrocarburi liquidi e relative infrastrutture tecnologiche. (Art.3 Comma n – Divieti Generali).

“Già oggi –conclude Totaro- è difficile trovare un equilibrio tra quanto autorizzato e la salvaguardia dell’ambiente, che è la missione del Parco. Ulteriori attività petrolifere sarebbero del tutto insostenibili”.

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