“Ancora un allarme di inquinamento interessa la Val d’Agri e l’area immediatamente adiacente al Centro Olio Val d’Agri. Questa volta si tratta dell’anomala presenza di una sostanza simile ad olio minerale, secondo quanto descritto dai tecnici addetti al depuratore consortile dell’area industriale che hanno denunciato l’accaduto già alla fine di gennaio e che ha portato al sequestro da parte dei NOE di un pozzetto davanti al COVA il 3 febbraio scorso”. Lo afferma, in un comunicato stampa, l’Osservatorio popolare della Val D’Agri.
“Già a partire dal 23 gennaio – si legge nella nota – diversi cittadini segnalavano forti miasmi la mattina e la sera percepita con insistenza proprio dalla parte del laghetto del depuratore ASI, poco distante dalla diga del Pertusillo che porta acqua potabile fino all’acquedotto Pugliese. Si è trattato, secondo alcune testimonianze, di “miasmi diversi dal solito, più simili all’odore d’olio bruciato”. ENI fa sapere sulla stampa che all’interno del perimetro del COVA alla profondità di 6 metri ha trovato del liquido con presenza di idrocarburi. Cittadini e associazioni riuniti nell’Osservatorio Popolare della Val d’Agri manifestano la propria preoccupazione per l’ennesimo avvenimento che attenta alla salubrità della nostra valle ed alla salute dei suoi abitanti. Né rassicura la cittadinanza il fatto che le aziende contrattiste di Eni per quanto riguarda la sicurezza dell’impianto, stiano lavorando alacremente per prelevare quantitativi sempre più consistenti del liquido che ora fuoriesce da un altro pozzetto nelle immediate adiacenze del Cova. Attendiamo con ansia i risultati delle indagini del Noe, di Arpab e degli altri organi inquirenti per capire l’entità di quanto sta succedendo per tutelare adeguatamente l’integrità ambientale e la salute dei cittadini. Questo succede intanto proprio mentre in un lotto dell’Asi confinante con il laghetto del depuratore, potrebbe sorgere l’impianto Simam, destinato allo “smaltimento di rifiuti liquidi non pericolosi” del Cova, per cui è attualmente in corso la procedura di V.I.A. Tale impianto, come si legge nella relazione tecnica allegata alla V.I.A., prevede tra l’altro “un’eventuale stream di acque da scaricare presso il depuratore consortile ASI di Viggiano”.
Va ricordato che nella delibera della regione Basilicata n.1038 del 3 settembre 2014, il progetto SIMAM viene definito come “strumento integrativo e complementare alla reiniezione e di sostenibilità ambientale”. Strumento che pertanto, a quanto ci è dato d’ intendere, non interromperà l’iter già in corso per i pozzi di reiniezione o di reimmissione delle acque, Monte Alpi 9 in territorio di Grumento Nova e Monte Enoc 1 in territorio di Viggiano e neanche quello dell’AIA che, tra l’altro, si accinge a rinnovare l’autorizzazione alla reiniezione nel pozzo Costa Molina 2 in territorio di Montemurro.
In tale scenario dunque l’impianto non farà altro che aggiungere preoccupazioni a quelle già presenti, riguardanti possibili inquinamenti nell’area, senza ovviare all’accanimento con cui si procede alla pianificazione di attività di reiniezione in un’area altamente sismica come la Val d’Agri. A questo proposito ricordiamo che, per quanto riguarda le attività di reiniezione in Val d’Agri, come riferito dal sismologo di fama internazionale Enzo Boschi, recentemente ospite de’ “i giovedì dell’osservatorio popolare” a Moliterno, “nessuno può escludere che simili operazioni possano “innescare” terremoti devastanti specialmente se avvengono nelle aree epicentrali di terremoti precedenti come quello di Montemurro del 1857 che, con una magnitudo Richter stimata attorno a 7, provocò molte migliaia di vittime”.
Alla luce di quanto sin qui esposto, chiediamo al più presto un incontro con l’Assessore Regionale all’ambiente, Francesco Pietrantuono, alla presenza dei sindaci della Val d’Agri affinchè la popolazione sia informata su quanto sta avvenendo e sulle misure che si intendono mettere in campo”.