Lavoro

Nuova normativa buoni pasto: preoccupati piccoli esercenti Confcommercio

Da domani sarà possibile pagare alla cassa del supermercato o del ristorante usando fino a 8 buoni pasto


Da domani sarà possibile pagare alla cassa del supermercato o del ristorante usando fino a 8 buoni pasto, senza infrangere alcuna norma. Viene, infatti, cancellato il limite dell’utilizzo singolo dei ticket e viene ampliata la tipologia di esercizi commerciali che li possono accettare, includendo, per esempio, gli agriturismi. La novità  – sottolinea Confcommercio Imprese Italia Potenza – preoccupa molto gli esercenti specie i più piccoli.

Secondo Aldo Cursano, presidente vicario di Fipe-Confcommercio, si alimenta sempre più il sistema speculativo che affligge la filiera dei buoni pasto. Snaturando il valore facciale del ticket e concedendo un maggiore peso negoziale allo Stato e alle aziende private che bandiscono le gare per le società emettitrici di buoni pasto. Queste ultime — per portare a casa clienti importanti come la pubblica amministrazione (tramite la centrale appaltante Consip) e alcune grosse multinazionali — finiscono spesso per presentare offerte al massimo ribasso scaricando il costo a valle. Sugli esercenti.

I buoni pasto muovono in Basilicata un giro d’affari tra 1-1,5 milioni di euro l’anno. Tuttavia nel gioco al ribasso tra le aziende che erogano i ticket e quelle che li acquistano per i propri dipendenti, i titolari dei pubblici esercizi – sottolinea il presidente di Confcommercio Potenza Fausto De Mare – temono di restare con il cerino in mano. Infatti se il valore facciale è di 5,29 o 7 euro, l’esercente incassa fino al 20% in meno e con tempi di pagamento che in passato arrivavano fino a 8 mesi. Il decreto del ministero dello Sviluppo economico interviene anche su questo fronte, stabilendo ad esempio il diritto per l’esercente di siglare solo un’offerta base, senza servizi e costi aggiuntivi, e prevedendo il rispetto del decreto legislativo 231/2002, quindi con la decorrenza degli interessi di mora per i pagamenti effettuati oltre 30 giorni dal termine (che può essere la semplice richiesta di pagamento) salvo diversa intesa tra le parti.

Come funziona la catena dei buoni? Le imprese, spiega il dirigente Confcommercio, selezionano la società a cui affidare la fornitura di ticket cercando di strappare il miglior prezzo. Per i pubblici esercizi il sostitutivo della mensa è fondamentale per far quadrare i conti.

Non è ammissibile che Consip pretenda di far pagare ai pubblici esercizi i risparmi che con gare appositamente costruite vuol far fare alle Pubbliche Amministrazioni sui pasti dei dipendenti. Siamo, di fatto, in presenza di una ulteriore tassa che lo Stato impone agli esercenti che, loro malgrado, sono costretti ad accettare convenzioni capestro dove a fianco di una commissione normale vengono aggiunti dei “servizi aggiuntivi“, solo formalmente facoltativi, che servono a ripianare le perdite degli emettitori bilanciando così le loro offerte in perdita evidente”.

Proprio perché Fipe crede nella utilità del buono pasto per sostenere e sviluppare i consumi interni e mettere i lavoratori in grado di consumare un pasto equilibrato in un ambiente confortevole ha ritenuto indispensabile agire per cancellare delle storture del sistema riportandolo alla sua valenza originaria anziché fare populistici proclami su una sua monetizzazione che avrebbe l’unica conseguenza di intaccare le condizioni di vita e la salute stessa dei lavoratori.

In un paese dove si investono fior di miliardi di euro per la promozione e tutela delle produzioni qualificate fra DOP, IGP, STG, ecc la gara al ribasso delle grandi aziende di stato – conclude De Mare  – stritola gli esercenti, anche quelli più bravi, costringendoli ad ingenti perdite economiche e a dover limare sui costi delle materie prime. Questa situazione è intollerabile e mentre saremo attenti all’evolversi delle cose e a denunciare ogni ingiustizia, ci auguriamo che i ristoratori e i baristi sappiano “tener duro” in attesa che chi di dovere, intervenga prima possibile con fermezza per porre rimedio alla solita “coperta corta” all’italiana.

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