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Napoli, la terra infuocata dei Campi Flegrei

 

“Una terra col solo respiro delle pietre, deserta, con acque in ebollizione, coi resti di una storia disegnata nei vulcani spenti e semispenti; la regione più meravigliosa del mondo sotto il cielo più puro ed il terreno più infido”. Così Johann Wolfgang Goethe, nel 1787, raccontava i Campi Flegrei nel suo Viaggio in Italia.

Lo scrittore tedesco parlava di quello che oggi è diventato un Parco e quindi un’area protetta e salvaguardata, che comprende una vasta area a nord-ovest della città di Napoli. Ne fanno parte Monte di Procida, Pozzuoli, Bacoli, Cuma, diverse frazioni come Lucrino (Pozzuoli) e Agnano (Napoli) e alcune isole tra le più rinomate della Campania (Capri e Ischia). Si tratta di un territorio di origine vulcanica, come dimostrano le sue innumerevoli bocche crateriche.

Terra affascinante ma che, allo stesso tempo, incute timore. Osservo i paesaggi tra i più variegati. Terra del sole, del mare e delle viste mozzafiato su di un mare che luccica di riflessi argentei. A poche miglia da Ischia, Procida e Capri si erge Monte di Procida. Sembra gli faccia da vedetta, come “il palco reale di un sontuoso teatro dell’opera”.

Una volta giunta nella località mi spiegano che sono circondata da vulcani ancora attivi. Tra questi Monte Nuovo, andato in eruzione solo una volta (nel lontanto 1538) e che oggi è divenuto un’oasi naturalistica. Svettano le tre cime del complesso vulcanico del Gauro che dominano l’intero territorio. Il cratere degli Astroni è una perla rara per il suo ecosistema.

In questa terra anche i laghi sono di natura vulcanica. Insenature e piccoli isolotti decorano il Lago di Averno, di Miseno, di Lucrino, e il Lago Fusaro. E le impetuose trasformazioni del territorio hanno creato numerosi angoli termali e sorgenti di acque dallo straordinario valore terapeutico. Mi immergo nelle famose “Stufe di Nerone” e qui riesco a farmi una sauna in uno degli impianti di epoca romana. Mi trovo proprio dove l’imperatore veniva a trastullarsi durante la sua esistenza (I secolo d.C.).

Ogni elemento del paesaggio evoca suggestioni remote. Le sole scogliere tufacee di Monte di Procida sono frutto di eruzioni ultramillenarie che hanno lasciato i loro segni indelebili e rendono l’ambiente naturalistico meravigliosamente affascinante. Uno dei vulcani più famosi è senza dubbio quello di Pozzuoli: la Solfatara. Qui mi danno il benvenuto rivoli di fumo che fuoriescono dalle fumarole. Cammino sopra un terreno caldo e vaporoso. Tra le esalazioni sulfuree, l’odore di uova marce è quasi nauseante, ma non so resistere alla tentazione di passeggiare lungo tutto il cratere.

Nascosti in questo incantevole scenario naturalistico, a rendere ancora più suggestive queste località sono i reperti archeologici che testimoniano una storia millenaria. Molti popoli sono approdati su queste coste e hanno colonizzato queste terre, in primis Greci e Romani.

I Greci iniziarono la loro colonizzazione in tutto il Mezzogiorno d’Italia nell’VIII secolo a.C.  e nel lontano 770 a.C. l’isola della Giare (Pithekoussai) fu la prima ad essere fondata quando alcuni di loro, provenendo dall’isola di Eubea (come riferiscono le fonti storiche) crearono i loro primi nuclei abitativi nell’isola di Ischia. Poco più tardi si spinsero in tutto il territorio flegreo.

Dopo la vittoria dei Romani sui Sanniti nel 338 a.C., con l’appoggio di Cuma, ebbe inizio in tutta l’area l’insediamento delle colonie romane. Una delle prime fu Puteoli, l’odierna Pozzuoli che costituì il porto di Roma verso l’Oriente, fino a quando Traiano non decise di farlo costruire a Ostia Antica. Tra stradine ed edifici romani, il Tempio di Augusto e della Serapide e le necropoli monumentali giungo nell’Anfiteatro Flavio, il terzo più grande d’Italia. Simboli della dominazione romana.

A partire dal II secolo a.C. i luoghi più belli, tra Miseno e Posillipo, divennero sede delle più sontuose ville degli aristocratici romani. Baia (frazione di Bacoli) era il luogo preferito per il soggiorno degli imperatori. I Templi di Venere, di Diana e di Mercurio erano in origine gli impianti termali da loro più frequentati. Antichi capricci. Ozi imperiali.

Maria Teresa Merlino

 

 

Foto: Portale Visit Napoli

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