Società e Cultura

Mimmo Toscano: Racconto di fine estate

C’era una volta un consumato juke box che accoglieva i clienti del BAR DELLO SPORT in quel di Grumento negli ultimi scorci di agosto fine anni ’80. Con la modica somma di 100 lire, potevi scegliere tre dischi, sederti al fresco e ascoltare le tue hit preferite. Quella sera avevo la bellezza di cinquecento lire da investire in musica. 15 canzoni. Si prospettava una serata “potente”. Inserii le prime 200 lire e cominciai a selezionare qualche brano, mentre mi guardavo intorno circospetto pregando che non passasse nessuno da quelle parti poichè, non di rado, dal nulla sbucava fuori qualcuno che, scusate il francesismo, rompeva le palle dandoti indicazioni su quale canzone “mettere”. Optai per cinque artisti in quest’ordine: Ramazzotti, Grazia Di Michele, Pooh, Raul Casadei, Formula 3. L’ultima scelta cadde su un tizio sconosciuto alle mie orecchie, tale Don Henley. “Chi è questo tizio? – chiesi tra me mentre il mio indice stazionava, incerto, sulla foto di un capellone con lo sguardo profondo – proviamolo, va….” Schiacciai il tasto rigorosamente analogico e il nano all’interno del juke box (mi piaceva immaginare questo tizio che viveva all’interno di quella scatola) si attivò prontamente a disporre i dischi sul piatto. Ascoltai distrattamente i primi cinque brani. Quando venne il turno di Don (lo chiamo così perchè siamo in confidenza) fui catturato da quelle sonorità mai ascoltate prima di allora, perdendomi nella sua musica. Solo qualche tempo dopo scoprii fosse il batterista degli Eagles (internet era ancora agli esordi) con escursioni da solista. Inutile dire che le restanti 300 lire le concentrai tutte su “The end of innocence”.

Don Henley: “The end of the innocence”.

 

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