La situazione di grande confusione politica che ha alimentato l’aumento dello spread non aiuta certo ad affrontare con la serenità dovuta il confronto su un tema che non può essere considerato ancora un tabù: meno attenzione allo spread (e quindi ai problemi della finanza europea) e più alle persone. L’Unione Europea è attualmente una comunità di diversi disciplinata da regole asimmetriche: occorre che diventi una comunità di uguali disciplinata da regole simmetriche.
Simmetria (e solidarietà) significa che invece di punire chi è in difficoltà, si invita chi è avanti a fare politiche che distribuiscano ricchezza anziché disuguaglianza. Purtroppo il deficit democratico e la mancanza di regole condivise nell’unione hanno già fatto pagare ai cittadini una crisi che è stata innescata dall’intrusione della finanza speculativa nel sistema economico. L’austerità ha determinato il proliferare di estremismi politici e alimentato il sentimento euroscettico di una parte del sistema politico. In questo contesto va recuperato il crescente allontanamento tra centro e periferia dell’Europa. Considerando poi la cronica indecisione dei nostri governi passati, e il troppo tempo trascorso senza nulla fare, quanto abbiamo ancora a disposizione potrebbe non essere sufficiente e a quel punto purtroppo i mercati decideranno per la politica. Occorre concentrarsi su due proposte che riteniamo le più significative: standard retributivo europeo; Regole fiscali stabilizzanti. Volendo mantenere un’Unione Monetaria con un comune obiettivo di inflazione, i mercati del lavoro dell’Unione dovrebbero essere uniformati in modo da evitare scarti eccessivi fra produttività e salari reali.
La crescita delle retribuzioni nominali dovrebbe essere parametrata alla crescita della produttività aumentata con il comune obiettivo di inflazione. Quanto alle Regole fiscali stabilizzanti che auspichiamo, quelle attuali sono procicliche: chi è in crisi deve essere punito tagliando. Bisogna invece adottare regole anticicliche, chieste da tempo: chi esporta molto deve rilanciare la domanda interna con politiche fiscali attive. In altre parole, visto che la crisi finanziaria nasce dal debito estero, la politica fiscale deve essere parametrata sugli squilibri di bilancio dei pagamenti anziché su quelli di finanza pubblica assicurando l’effettivo rispetto del divieto di surplus esteri eccessivi, ai sensi della nuova procedura per il monitoraggio degli squilibri macroeconomici. Il prossimo Parlamento Europeo e con esso la prossima Commissione, che saranno eletti e nominati nel 2019, devono quindi essere disposte a definire un nuovo disegno delle regole europee che favorisca il ripristino di una simmetria nell’Eurozona e l’adozione di politiche di effettiva solidarietà, evitando l’accumularsi di squilibri finanziari.
Intanto in tema di risorse comunitarie siamo preoccupati per la lentezza di spesa della Regione che è stata denunciata nei giorni scorsi. Non ci rassicura l’impegno ad accelerare. Il problema non è formale e né si può pensare di affrontarlo con la semplice formula burocratica della rendicondazione di spesa. La questione è invece legata ai risultati, i benefici delle risorse comunitarie europee per i cittadini lucani specie in termini di lavoro, sviluppo, infrastrutture, benessere sociale. Torna così la necessità di affrontare l’attuale delicata fase politica, economica e finanziaria guardando più alle persone. Un Patto per la crescita e in Basilicata un Patto di fine legislatura regionale sono gli strumenti più adatti a condizione che non si riducano a strumenti di carta.
Angelo Rosella, segretario regionale Italia dei Valori
Il tentativo di truffa a una donna anziana di Oliveto Lucano sventato in tempo dai carabinieri testimonia che il fenomeno non va ulteriormente sottovalutato. Tra il finto maresciallo dei carabinieri a Napoli, al truffatore seriale di Torino che da abile “trasformista” al telefono delle vittime anziane si spaccia, a turno, per vigile urbano, finanziarie o carabiniere, sino alla più consueta truffa del pacco a Sora e al finto dipendente Enel a Taranto, i quotidiani, da giorni, sono pieni di episodi del genere. Un dato su tutti: ogni giorno nel nostro Paese circa 770 persone di 66 anni e oltre sono vittima di truffa, rapina, furto e violenza. Non di meno accade in Basilicata: più 9% di reati nei confronti degli anziani e più 13% di quelli tramite rete. Gli anziani sono i soggetti sociali più deboli che hanno bisogno di maggiore protezione. E’ quanto afferma il presidente di “Una Nuova Italia-Basilicata”, nonché segretario generale del S.PP. (Sindacato Polizia Penitenziaria) Aldo Di Giacomo ricordando che nell’ambito della campagna denominata “vittime e carnefici” in svolgimento in tutto il Paese sono state programmate una serie di iniziative a tutela delle fasce più deboli che è da sempre uno dei compiti che le forze dell’ordine assolvono con particolare attenzione per la difesa delle vittime e la lotta, senza risparmio di energie, agli autori di tali reati. Persone singole o in gruppo organizzano vere e proprie messe in scena, raggiri, effettuati in casa o per strada. Se gli anziani sono il 22% della popolazione italiana, il 15% del totale delle truffe è rivolto proprio a loro. La truffa più diffusa è quella, cosiddetta, dello ‘specchietto’, cioè mentre si è in macchina, qualcuno provoca un forte rumore e finge di essere danneggiato. E sono centinaia le telefonate fatte agli anziani in casa, numeri trovati sulle pagine gialle, interi condomini presi di mira. E poi c’è chi rimane traumatizzato perchè in due o tre sono entrati in casa spacciandosi per forze dell’ordine e prima ti dicono che un incidente è capitato a uno dei tuoi cari e poi ti portano via soldi e gioielli di famiglia.
C’è innanzitutto un vuoto legislativo da colmare – sottolinea Di Giacomo – Ad esempio il costante aumento del reato di truffa in Italia e la particolare aggressività verso le fasce più esposte come le persone anziane, come purtroppo accade troppo spesso in centri di assistenza per anziani e disabili, devono indurre a riflettere sulle legislazioni che altri Paesi Europei hanno adottato per cercare di contrastare questo fenomeno. Da noi invece, in caso di fermo dei malviventi, niente misure cautelari in carcere per pene detentive non superiori a 3 anni: in buona sostanza, truffatori quasi sempre a piede libero.
La situazione italiana si connota anche per la scarsa frequenza di processi per truffa (quando le vittime sono persone anziane), risultando complessa e spesso impossibile la fase di istruzione per il proliferare di tipologie di reati poco ricostruibili per le loro modalità di esecuzione. Altro elemento da non sottovalutare è lo scarto non quantificabile tra i reati denunciati e quelli che non emergono per il senso di vergogna che impedisce alle vittime del reato di parlarne con i parenti o chiunque altro, preferendo il silenzio a una possibile perdita di stima e rispetto.
Dunque pene più severe per gli autori di reati contro le persone anziane. Noi proponiamo in proposito l’introduzione del reato di “anzianicidio” nei casi di violenze e uccisioni. Ma anche – conclude Di Giacomo – maggiori e più adeguati servizi di sicurezza con le forze dell’ordine più presenti specie nei quartieri dove risiede un numero maggiore di anziani e pensionati. I reati contro gli anziani sono particolarmente gravi e odiosi perché chi li commette si approfitta di una condizione di solitudine e di fragilità.
Aldo Di Giacomo