Ci sono anche due lucani fra i 34 arrestati (22 in carcere e 12 ai domiciliari) dal Ros dei carabinieri nell’ambito di una maxi operazione contro la ‘ndrangheta’ (‘Glicine Akeronte’) coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro in cui sono coinvolti anche diversi politici calabresi. La Basilicata, tuttavia, stando alle prime notizie, sarebbe solo una ramificazione marginale per fatti che nemmeno si sarebbero svolti sul territorio lucano .I due lucani coinvolti sono entrambi di Viggiano: Enrico Moscogiuri , 50 anni, imprenditore nel settore dei trasporti, e Antonio Corbisieri, 45 anni, dipendente di un’attività dell’indotto petrolifero. Ai due è contestato di aver partecipato alla presunta associazione che ruotava intorno al clan Megna di Papanice, frazione di Crotone.
Gli episodi che chiamano in causa i due viggianesi risalirebbero a diversi anni fa, in particolare tra il 2015 e il 2016 e riguarderebbero alcuni incontri che Moscogiuri e Corbisieri avrebbero avuto con alcuni personaggi calabresi. Incontri che si sarebbero svolti sia in Calabria sia a Parma, città questa dove Moscogiuri soggiornava frequentemente. In particolare, l’attenzione degli inquirenti si concentrerebbe su un ristorante a Collecchio , gestito dai due lucani , ma la cui proprietà sarebbe riconducibile ad altri. Le persone coinvolte nell’operazione (in totale sono 123 gli indagati) sono inquisite, a vario titolo, per vari reati, che vanno dall’associazione per delinquere di tipo mafioso alle truffe, dall’estorsione, all’illecita concorrenza con minaccia o violenza, dal volto di scambio, alle turbative d’appalto. E ancora trasferimento fraudolento di valori, corruzione e falsità ideologica. Nell’ambito dell’inchiesta viene contestato anche un omicidio.
Tra i 123 gli indagati ci sono nomi noti calabresi come l’ex presidente della Regione Gerardo Mario Oliverio e l’ex assessore Nicola Adamo. Ai domiciliari, tra gli altri, é finito Enzo Sculco, già consigliere regionale e Giancarlo Devona, che è stato assessore ai Lavori Pubblici a Crotone nella giunta del sindaco Peppino Vallone. Tra gli indagati ci sono due dirigenti della Regione Calabria: Mimmo Pallaria (ex sindaco di Curinga e attualmente consigliere comunale e direttore generale del dipartimento Forestazione della Regione) ed Orsola Reillo. Indagati anche Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto, l’ex consigliera regionale (con centrosinistra di Oliverio) Flora Sculco (che a gennaio scorso è stata nominata consulente dell’attuale presidente della Regione per il raccordo dell’attività politico-istituzionale con la provincia di Crotone) e gli imprenditori Giovanni Mazzei, Raffaele Vrenna e il fratello Gianni, rispettivamente ex e attuale presidente del Crotone Calcio.
In carcere: Francesco Aracri; Salvatore Aracri; Francesco Carioti; Cesare Cervelli; Antonio Corbisieri; Pietro Curcio; Maurizio Del Proggetto; Mark Ulrich Goke; Pantaleone Laratta; Roberto Lumare; Salvatore Lumare; Domenico Megna; Mario Megna; Pantaleone Megna; Rosa Megna; Enrico Moscogiuri; Luigi Nisticò; Sandro Oliverio Megna; Santa Pace; Domenico Pace; Gaetano Russo; Stefano Strini.
Ai domiciliari: Rosario Arcuri; Giovanni Bello; Massimiliano Maida; Salvatore Panebianco; Mauro Prospero; Piero Talarico; Josef Wieseer; Alessandro Frescura; Gustavo Vecchio; Giancarlo De Vona; Giuseppe Germinara; Vincenzo Sculco.