La Basilicata è corrotta. Una delle aree peggiori d’Europa sotto questo profilo. Addirittura da salire sul podio negativo tra le 200 aree d’Europa (valutate per ambiti omogenei e non tutte coincidenti con regioni amministrative), con un peggioramento notevole tanto rispetto a 4 anni fa, tanto rispetto all’inizio del decennio.
È un responso severo quello dato dal «Quality of Government Institute» della facoltà di Scienze politiche dell’Università svedese di Goteborg, che periodicamente effettua rilevazioni sulla qualità della pubblica amministrazione europea analizzandola sotto tre aspetti, ossia la qualità, l’imparzialità e, appunto, la corruzione. E anche se sotto gli altri due aspetti la Basilicata ha poco da ridere (come vediamo nell’articolo dedicato) è il tema della Corruzione quello che ci vede sprofondare al terzultimo posto della classifica (con una perdita di punteggio quinta per ordine di grandezza in Europa), vale a dire meglio solo di un’altra regione italiana, l’Abruzzo, e dell’area bulgara ai più sconosciuta di Yugoiztochen.
Ebbene, nelle rilevazioni fatte sul 2017, dando un indice «100» alla migliore delle regioni europee per qualità della Pubblica amministrazione (per dovere di cronaca è la finlandese Åland che ottiene 100 anche in tema di corruzione), sul fronte generale la Basilicata consegue un poco lusinghiero 13,02 che scende fino al 7,74 in tema di corruzione.
Si badi che anche se l’Istituto di ricerca è svedese, il giudizio è dato molto da vicino perché la ricerca si basa su interviste fatte a persone che vivono in ciascuna area e si basa su due parametri, vale a dire uno di tipo «percettivo» (settore in cui la Basilicata ottiene un punteggio 43,85 a fronte dei 100 della migliore), ossia se si ha l’impressione che ci sia corruzione, l’altro di tipo «esperienziale» (e qui abbiamo 15,8 punti su 100), ossia se si sia stati destinatari di richieste corruttive, con quest’ultima domanda non presente nelle rilevazioni precedenti e inserita solo nella rilevazione 2017, quando , appunto, la Basilicata fa registrare un netto peggioramento.
Nel 2013, infatti, eravamo al 189esimo posto. Non c’era certo da gioire, ma l’indice era ben tre volte superiore a quello ultimo, vale a dire il 22,35 a fronte dei 100 del migliore. E andando indietro nel tempo, come anticipato, il peggioramento è ancor più evidente. Nel 2010 la Basilicata era in 149esima posizione tra le aree europee per corruzione, con un indice sempre basso, ossia 34,43, ma quasi cinque volte l’ultimo rilevato, collocandosi a metà classifica tra le Regioni italiane, vale a dire al 12esimo posto (13esimo se si considerano in modo distinto le province autonome di Trento e Bolzano). Da quel momento il cambiamento è stato verso il basso.
“Non c’era bisogno delle ricerche nordeuropee per capire che i livelli di corruzione nella nostra regione sono evidenti. La ricerca svedese fa riferimento all’anno 2017. Chissà quali esiti avrebbe avuto se fosse stata effettuata dopo gli incresciosi fatti messi a nudo dall’inchiesta della Procura di Matera su concorsi truccati e nomine pilotate nella sanità lucana”. Così Gianni Perrino Portavoce M5S Basilicata.
Prosegue Perrino: “D’altronde, si sa che la cultura scandinava è esattamente agli antipodi rispetto a quella italica. Un Pittella svedese avrebbe rassegnato immediatamente le dimissioni e affrontato serenamente tutti i gradi di giudizio di un processo penale. Qui invece, il Pittella reale, quello lucano 100%, si limita a rispettare la sospensione dalla carica ed a lanciare messaggi criptici relativi alla corsa a governatore all’interno del suo partito”.
“Anche Quinto e Benedetto, sembrerebbe siano tornati a lavoro, seppur lontani dalla sede di Matera. In molti si chiedono come sia possibile che questi signori possano trovarsi di nuovo al loro posto di lavoro come se nulla fosse accaduto. Tutto lecito, perché sono venute meno le esigenze cautelari dei giudici e perché, naturalmente, vige il principio della presunzione di innocenza. Tuttavia è bene evidenziare che le pubbliche amministrazioni sono tutte dotate di un codice di comportamento previsto dal D.P.R. 16 aprile 2013, n. 62. Il D.P.R. costituisce la base minima e indefettibile di ciascun codice di comportamento adottato dalle stesse PA: esso, infatti, definisce i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità, e buona condotta che i dipendenti pubblici sono tenuti ad osservare. Il Codice di Comportamento dei pubblici dipendenti non ha una dimensione “valoriale”, ma disciplinare. Infatti, con tale codice di comportamento si applica il nuovo regime degli effetti giuridici e delle responsabilità conseguenti alla violazione delle regole comportamentali”.
“Lungi da noi voler emettere sentenze inappellabili nei confronti di coloro che sono stati coinvolti nel ciclone giudiziario dello scorso luglio; abbiamo, però, ritenuto doveroso – in attesa che la giustizia faccia il suo corso – chiedere ai commissari delle due Aziende Sanitarie (ASM e ASP) ed ai direttori generali del San Carlo di Potenza e dell’IRCCS CROB di Rionero se siano stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti coinvolti direttamente nell’inchiesta della Procura di Matera”.