Politica

Le diffide ad ENI incomplete: di chi la responsabilità di questo pericoloso assist al cane a sei zampe?

Ovviamente non potevano mancare le sorprese relative alla sospensione delle attività di ENI presso il centro oli di Viggiano, disposta dalla Regione  la vigilia di Pasqua. Lo scorso 26 aprile è stata pubblicata la motivazione della sentenza del TAR di Basilicata, chiamato ad esprimersi sul ricorso proposto da ENI a seguito delle diffide della Regione Basilicata che avevano anticipato la delibera che ha disposto lo stop alle attività del COVA.

Il TAR ha annullato quanto previsto nelle diffide della regione, sottolineando in più punti la  “carenza assoluta dei presupposti richiesti per l’emanazione di una diffida”, nonché “ un eccesso di potere per carenza assoluta di istruttoria, travisamento dei fatti, difetto del presupposto, illogicità e irragionevolezza. Manifesta ingiustizia”.

La Regione, come specificato nel testo della sentenza, ha direttamente esercitato il potere di cui all’art. 29-decies, n. 9, lett. a), del d.lgs. n. 152 del 2006, senza che negli atti impugnati risulti lo svolgimento di attività istruttoria, di accertamento o di proposta da parte dell’ARPAB.

Eppure, dagli atti che abbiamo ottenuto nei giorni scorsi, ci risulta una serie di carteggi proprio di ARPAB, dai quali si evince una serie di attività come sopralluoghi e campionamenti.

Ora, come si può evincere, ci troviamo davanti all’ennesimo paradossale equivoco made in Basilicata al sapor di idrocarburo.

La Regione si è affrettata ad annunciare il ricorso al Consiglio di Stato sottolineando che le diffide sono state conseguenti ad una puntuale e approfondita attività di verifica e di accertamento espletata da tutti gli organi competenti, fra cui l’Arpab.

Benissimo, cara Regione Basilicata, ma il TAR si esprime sulla base dei documenti ed, evidentemente, quelli relativi alle attività di ARPAB, non sono  stati debitamente riportati negli atti impugnati dal cane a sei zampe. Le diffide non sono state scritte a dovere, punto. A chi fa capo la responsabilità di questa negligenza? Alla parte politica rappresentata dalla Giunta oppure a quella tecnico amministrativa rappresentata dagli uffici competenti?

Un arcano difficile da risolvere, che rischia di fornire un goloso assist alla compagnia petrolifera che, forte della sentenza favorevole, ha anche  provato a fare sfoggio di magnanimità, dichiarando di essere disposta – bontà sua – a rinunciare alla richiesta di risarcimento nei confronti della Regione, per il fermo dell’impianto. . Ovviamente ENI vive in un mondo tutto suo e spesso le affermazioni sono offuscate dalla eccessiva concentrazione di idrogeno solforato.

Il Consiglio Regionale di mercoledì sarà la giusta occasione per affrontare anche questa faccenda, ma ci preme evidenziare che fin da  febbraio sussistevano tutti gli elementi per redigere una diffida degna di tale nome e predisporre lo stop del centro tempestivamente. Qui, invece, si è deciso di temporeggiare per due mesi e mezzo (forse per contare i buchi del colabrodo?) ed alla fine sono state prodotte diffide all’acqua di rosa che, a  nostro avviso, minano fortemente l’impianto della delibera che ne ha disposto la chiusura.

Noi ribadiamo la nostra posizione: bonifica subito ed exit strategy dal petrolio. E’ chiaro a tutti che è fallito il nefasto esperimento delle estrazioni petrolifere in Basilicata.

Gianni Perrino

Gianni Leggieri

Movimento 5 Stelle Basilicata – Consiglio Regionale

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *