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Le clementine al posto delle merendine: l’idea di 2 imprenditori calabresi


L’idea delle “clementine al posto delle merendine” è venuta a Francesco RIZZO, imprenditore e produttore di clementine e a Antonio BRAICO, geologo e imprenditore. Il progetto “ClemenTime” ha l’obiettivo di immettere freschissime clementine, attraverso una confezione accattivante e i distributori automatici. Si tratta di clementine non trattate che giungono al consumatore direttamente dall’albero al consumatore in una confezione di cartone appositamente studiata e adatta alla refrigerazione alla Piana del Sibari, in provincia di Cosenza.

La confezione contiene due clementine intere.

Chiunque può ordinare direttamente le clementine visitando il sito http://www.clementime.it e inviando un’e-mail a info@clementime.it

I frutti arrivano in 24 ore.

Da una valutazione accurata di questo business e dell’idea imprenditoriale, posso affermare con tranquillità che si tratta di una grande intuizione soprattutto in relazione agli attuali bisogni di mercato che vanno sempre più in direzione di una nutrizione più sana e consapevole.

Quel che manca secondo me è però un approccio più diretto al mercato nel quale si spieghi innanzitutto il valore e il significato di uno snack Clementime al posto di uno spuntino tradizionale.

Anzi, a dirla proprio tutta, questo approccio c’è stato all’inizio grazie ad un ottimo lancio fatto tramite le Pubblic Relation che ha prodotto una diffusione capillare della notizia su base nazionale. Ne hanno infatti parlato persino giornali e telegiornali di reti nazionali.

E se le PR sono alla base di ogni sana operazione di branding, la sensazione è che le stesse siano state condotte solo all’inizio, lasciando un vuoto nel prosieguo, proprio quando cioè l’azienda ha maggior bisogno di sostegno da parte degli organi di informazione che fungono da volano per l’iniziativa stessa.

Manca anche un blog nel quale venga stabilito un dialogo informativo con il target di riferimento sia in termini B2B che B2C.

Ritengo che il blog sia letteralmente l’anima di ogni azienda che punti a presentarsi al mercato con un’iniziativa che mira ad invertire la rotta dei consumi alimentari insensati e irresponsabili specie tra le nuove  generazioni di genitori maggiormente responsabili e sensibili al problema.

Il sito c’è ma non può assolutamente bastare per un caso di impresa del genere.

Il sito web inteso come vetrina è pressocché inutile specie quando deve sostenere un brand sconosciuto e che ancora non ha la forza per controbattere un mercato altamente competitivo in cui, come ribadisce lo stesso imprenditore, le arance vengono lasciate sull’albero.

Come più volte ho avuto modo di affermare, un’azienda si ritroverà ad essere schiava del suo stesso mercato se non è sorretta da un marketing basato su un piano strategico orientato a motivare il target di riferimento a prendere delle decisioni in linea con gli obiettivi che ci si è posti.

Le vendite infatti non sono il prodotto di un’azione commerciale incisiva fatta di agenti di vendita, di promotori o di procacciatori d’affari così come avveniva 30 anni fa.

La forza commerciale di ogni azienda è quasi interamente basata sul marketing e sulla capacità di controllo di gestione dei flussi finanziari che deve tener conto dei concorrenti, dei bisogni e dei desideri di mercati sempre più globalizzati.

ClimenTime è un progetto che condivido sotto molti aspetti e che potrebbe fruttare diversi milioni di euro ai suoi fondatori, ma senza un piano marketing basato sulle PR, sul brand e sulla capacità di orientare le scelte dei consumatori, ritengo non sia destinato a produrre quei volumi che probabilmente ci si aspettava.

FONTE: IMPRENDITORIDICUCCESSO.IT

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