Finalmente una maggiore tutela per gli allevatori di bovini da latte, ovi-caprini, che costituisce specie nel Marmo Platano l’attività zootecnica prevalente di territori particolarmente vocati per questo tipo di produzioni e con il 13,3% delle aziende di trasformazione tra quelle complessive in attività in provincia di Potenza. E’ il commento dell’assessore al Comune di Bella Carmine Ferrone in merito al provvedimento che obbliga di indicare la provenienza della materia prima sull’etichetta del latte e di tutti i prodotti lattiero caseari realizzati in Italia. Non si sottovaluti che il sistema di raccolta di latte bovino fresco attuato nella zona di Bella-Baragiano – aggiunge – ha aspetti specifici in quanto, rispetto agli standard di raccolta effettuata nelle altre aree del Mezzogiorno, si caratterizza per la presenza di un presidio dell’intera filiera produttiva che consente di attuare, insieme ai produttori, una programmazione mirata, fortemente orientata alla qualità, oltre a tradursi per le aziende conferenti in una migliore e più sicura remunerazione rispetto ad altre. L’organizzazione del ritiro del prodotto è affidato ad una cooperativa che, collegata ad una serie di aziende zootecniche presenti nei dintorni, riesce a quantificare un volume di latte da conferire alla Granarolo per il tramite della Cooperativa Granlatte. Tale sistema è fondato sul rispetto di determinati standard qualitativi, riscontrabili attraverso le analisi svolte con periodica frequenza dall’assistenza tecnica garantita dalla collaborazione tra Cooperativa Granlatte e APA, e dal rispetto di alcune prescrizioni imposte da Granlatte, come da ultimo, la dotazione obbligatoria di un doppio refrigeratore per la conservazione del latte ritirato necessariamente a giorni alterni. E’ dunque la qualità del nostro latte che viene conferito dalle aziende di marchi più prestigiosi del “made in Italy” come le produzioni lattiero-casearie locali, adesso più facilmente identificabili da parte dei consumatori – dice ancora l’assessore – ad essere esaltata dal nuovo provvedimento che auspichiamo coincida con una maggiore remunerazione per i produttori.
Produrre un litro di latte arriva a costare in molti casi anche 40 centesimi di euro, ma agli allevatori viene pagato anche al di sotto. Tutto ciò è ancora più assurdo in questa fase dove, in tutta Europa, la domanda di prodotto è alta. Inoltre si raggiunge il paradosso con il latte fuori dagli accordi contrattuali, quello che gli addetti ai lavori chiamano “spot”, che viene scambiato a un prezzo di quasi 10 centesimi più alto. Come se non bastasse il trend negativo dell’ultimo decennio con il 44,2% in meno di aziende lucane con allevamenti di vacche da latte. Per questo la maggiore tutela – conclude Ferrone – servirà da incoraggiamento ai nostri allevatori e alle giovani generazioni ad avvicinarsi con maggiore fiducia all’attività zootecnica.