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La Val d’Agri fuori dalla scena di Matera 2019

La mobilitazione collettiva di tutti comuni lucani a supporto della candidatura di Matera a Capitale della Cultura si può tradurre in un grimaldello che va a scardinare mille voci indistinte per creare una nuova forma di condivisione del bello, delle arti, degli antichi mestieri, delle tradizioni, delle consuetudini.

Una presa di coscienza tutta nuova in un arcipelago di conformismo e scarse idee. Una potente alternativa alla stagnazione culturale di una terra che ha si regalato negli anni addietro autori e poeti come Quinto Orazio Flacco, Isabella Morra, Rocco Scotellaro, Ferdinando Petruccelli della Gattina, Leonardo Sinisgalli, ma che non sembra aver prodotto molti benefici nel campo della promozione autoriale e dei luoghi che hanno visto all’opera questi straordinari pensatori. Matera potrebbe essere quell’occasione per innescare quei cambiamenti non propiziati da una politica pervasa dal cinismo e dall’inerzia.

Perdonate, allora, il mio velo di perplessità che mi conduce rovinosamente verso un’altra storia rispetto a quella che viene favoleggiata dai media. D’altronde le risorse investite in questo progetto sono state enormi, l’effervescenza e le contaminazioni daranno di certo profondità ad un’idea di cultura non avente più un carattere elitario, ma una distinzione resta d’obbligo:Matera 2019 sarà un’occasione per rendere fruibili molti tesori, ma per chi? Un esempio a caso: la Valle dell’Agri. Non certo possiamo vantarci di essere in cima alle classifiche turistiche lucane. Di certo, dopo Matera, seguono a ruota Maratea, il Vulture-Melfese, il Metapontino e altre realtà.

La nostra Valle non vede il podio nemmeno col binocolo. Questo già in condizioni “normali”, ora, invece, con Matera che monopolizzerà le attenzioni del mondo, la Val d’Agri a meno di dare vita ad un imponente e alquanto improbabile martellamento a carattere di marketing turistico, rimarrà fuori dalla scena. E’ certo vero che alcuni Comuni si sono già attivati per dare vita a numerosi eventi ma ciò che manca sono quelle “lenti” che servono al mondo per guardare la nostra storia e le nostre specificità. E qui dobbiamo fare un altro passo indietro per cogliere tutta la modestia di una classe politica che distava anni luce dal nostro territorio abbandonandolo così da renderlo semidesertico ed esponendolo ai bui colpi dell’industria del petrolio per poi tentare in ogni modo di fare tabula rasa della memoria storica dei Valligiani. Perchè è troppo facile, oggi, spacciarsi per contributori al successo avuto da Matera, prendersi a braccetto e canticchiare rassicuranti filastrocche su mirabolanti presenze turistiche guardando felicemente in avanti verso il nulla più assoluto. In realtà abbiamo perso una straordinaria opportunità di crescita, poiché Matera monopolizzerà l’attenzione lasciando a noi le briciole. E’ una storia che mi ricorda qualcosa.

Peccato per quella moltitudine di forestieri che non potranno ammirare i musei Aiello a Moliterno, l’acquedotto Cavour a Sarconi, il Salone del Castello Sanseverino a Grumento Nova, La Basilica della Madonna nera a Viggiano, l’antico Lavatoio “ngap l’acqua” a Tramutola, la Civita di Marsico Nuovo. Questa, dunque, la spietata vendetta della storia. Ispirata alle ferite mortali inflitte dalla presunzione mascherata da competenza.

Mimmo Toscano

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