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La Storia dei Mulini ad Acqua, segno di una civiltà in armonia con l’ambiente.


L’avvento dei mulini ad acqua nella vale del Sauro non avrà rappresentato un miracolo economico ma di sicuro ha segnato un’epoca di sviluppo cui il territorio non si è fatto trovare impreparato. Lo penso mentre mi imbatto, esplorando i social network più in voga, in un video grazioso e puntuale che ci parla del mulino ad acqua della valle del Sauro. Fresco, anche,  di lettura del bel libro di Giuseppe Lupo che ci parla delle fabbriche che costruirono l’Italia; le fabbriche degli anni cinquanta e sessanta che diedero vita a quello che fu definito il miracolo economico. Un viaggio fatto, come lo ha definito Stefano Salis del IL SOLE24ORE, da uno scrittore più visionario e concreto della nostra letteratura.

Dicevo, dunque, del racconto di Giuseppe Lupo e dopo il video piroetto indietro la mia mente e la poso nel periodo in cui anche questo territorio vide il suo splendore industriale attraverso i Mulini ad acqua. Lo sfruttamento della forza inanimata, quale carbone, petrolio e gas metano, inizia con l’acqua ed il vento, consentendo ai mulini di poter surrogare la forza animata – uomo ed animali – per il funzionamento delle macine.  Fu una “rivoluzione” alla quale quest’area non rimase esclusa.

Fu costruito un canale, di proprietà comunale, che costeggiando il Sauro raggiungeva il sito del mulino per poi restituire l’acqua al corso naturale verso il mare.

Mi immagino un territorio laborioso con un suo indotto “industriale” che vedeva spunti per sfruttare al meglio le risorse naturali.  Si sperimentò che il risparmio di forza umana e animale poteva essere impiegata in altre attività, ma anche l’utilizzo di risorse naturali illimitate, gratuite e poco soggette a scarsità; fu il periodo dell’efficienza: alcuni studiosi ritengono che un mulino di modeste dimensioni riusciva, in una giornata, a svolgere un lavoro per il quale sarebbero servite più di quaranta persone.

Il video, invece, ci riporta luoghi incantevoli, belli; elogia le montagne della Basilicata e la lentezza come panacea ai mali della frenesia della vita moderna. Ci parla di ciò che va sotto il nome di archeologia e ci solletica la nostalgia tipica delle storie antiche.

Tutto questo lavoro viene fuori da un brillante studio scientifico a cura dell’architetto Antonella Mastronardi, che ha riportato alla luce i resti del mulino, la parte catastale del canale, le mappe dell’intera valle del Sauro e tutti gli schemi idraulici e topografici che costituivano l’impianto complessivo di quello che era un vero e proprio opificio situato nel Sauro.

C’è un’altra storia che va aggiunta, senza pretese di narrazione scientifica: la costruzione dei mulini aveva un costo che sovente veniva sostenuto dal Signore della zona al quale era dovuta una pigione per poterlo usare, ma ciò non toglie che l’uso di un bene comune come l’acqua consentiva a popolazioni intere di poter ricavare efficienza nella produzione cerealicola.

Se rotoliamo quella clessidra che evoca Marcarini nei suoi appunti di viaggio a Guardia Perticara, viene da pensare ad un territorio con infrastrutture di lavorazione della materia prima in prossimità delle zone di produzione, con ovvia incentivazione alla coltivazione di granaglie ma anche con la spinta produttiva in virtù della disponibilità di forza diversamente impegnabile in altre lavorazioni agricole.  E che la macinazione del grano rappresentasse una delle primarie attività economiche lo si capisce dalle tasse e dai dazi che sovente venivano imposte fino a suscitare proteste e tumulti anche cruenti; la rivolta del grano di Corleto Perticara del 11 luglio 1920 ne è una tangibile testimonianza.

L’architetto Mastronardi fa, dunque,  uno studio approfondito sul mulino del Sauro e ci restituisce un documento importantissimo che testimonia la presenza di una attività agricola vivace ed un popolo laborioso.

Oggi altre industrie incombono sulla valle del Sauro ma l’armonia con il territorio e l’uso delle risorse é ben lungi da essere in equilibrio con l’ambiente circostante come lo era quel mulino; ma questa è un’altra storia.

https://www.facebook.com/antonella.mastronardi.73/posts/3692622667420492

 

Gianfranco Massaro – Agos

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