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La rivolta per i sacchetti. E gli aumenti di bollette e pedaggi?


È da una settimana che si grida allo scandalo: «1 centesimo da dare al supermarket per il sacchetto di plastica biodegradabile!». D’accordo, è stato fatto un pasticcio, la norma è stata comunicata male, interpretata peggio e favorirà l’unica azienda che produce questa plastica, ma non impedirà ad altre di fare concorrenza, e comunque, alla fine della fiera, stiamo parlando di 10 euro l’anno, e se ci disturba molto possiamo fare la spesa dal fruttivendolo e mettere tutto in un unico sacchetto, che magari impariamo a portarci da casa. Tutto questo can-can succede mentre – silenziosamente – gas e luce aumentano del 5% e i pedaggi autostradali del 2,7%. Non mi risulta che un politico abbia alzato il dito e chiesto: «Perché?».

L’Autorità per l’Energia spiega: l’aumento in bolletta è per via degli impianti nucleari francesi, che hanno avuto problemi e quindi abbiamo importato meno; è stato poco utilizzato anche il gasdotto Tenp per manutenzione; poi c’è la poca efficienza nel sistema dei transiti della rete del Sud-Italia (qualcuno quindi non ha fatto quel che doveva e per cui è stato pagato); ha inciso anche un anno particolarmente caldo con conseguente poca produzione di idroelettrico. Si aggiunge l’aumento della quotazione del gas, perché d’inverno la domanda cresce. È vero che abbiamo avuto un’estate calda, ma finora non c’è stato un inverno freddo e non siamo nemmeno a corto di gas, però la bolletta sale.

Per quel che riguarda l’aumento dei pedaggi autostradali invece il ministero delle Infrastrutture lo spiega così: «Sono aumenti dovuti sulla base della spesa negli investimenti da parte delle società concessionarie». Chi viaggia in autostrada ha notato qualche miglioramento? Basta guardare la Bari-Napoli, piena di curve pericolose e dossi. Avrebbero dovuto provvedere a sistemarla o mettere segnalazioni, ma per ora hanno aggirato il problema con il limite di velocità e il safety tutor. E poi c’è il grande mistero dei contratti di concessione addirittura «secretati». Se così fosse, vien da pensare che non si voglia far «vedere» le concessioni di proroga, proprio a fronte di investimenti non fatti o parziali. Certo le società private tirano più che possono e fanno il meno possibile, tanto al Cipe non stanno tanto a discutere, accettano le condizioni dettate dai Benetton e dai Gavio. In fondo, che sarà mai un aumento del 2,7%? Il problema è quel centesimo del sacchetto di plastica biodegradabile.

CORRIERE.IT

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