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La cassazione rigetta il ricorso dell’ENI per il dissequestro del Cova


Sequestro Eni, Liberiamo la Basilicata blocca la compagnia petrolifera e organizza un sit-in il 24 novembre al Tribunale di Potenza

liberiamo-la-basilicataSi può a giusta ragione definire “storico” il pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione rispetto all’esercizio del diritto dei cittadini a difesa della propria salute e della salubrità dell’ambiente in cui essi vivono. Liberiamo la Basilicata già nella fase dei sequestri a Eni e Tecnoparco dell’aprile scorso, per salvaguardare i diritti e le prerogative del Movimento quale parte offesa depositò apposita memoria alla Procura della Repubblica ed al Gip di Potenza, e successivamente analoga comunicazione veniva depositata alla Suprema Corte di Cassazione.

La Memoria difensiva presentata da Liberiamo la Basilicata, ex art. 611 c.p.p., rivendicava il diritto del Movimento di rappresentare i cittadini della regione Basilicata, quali persone offese dai reati ambientali nel procedimento penale relativo al ricorso n. 21621/16, avverso l’ordinanza del Tribunale del riesame di Potenza, del 16 aprile 2016, che confermava il sequestro preventivo disposto dal Gip di Potenza il 29.3.2016. Le attività poste in essere dall’Associazione sin dal primissimo momento producevano richieste di costituzione di parte offesa con atto di intervento (ex art. 90 ss. c.p.p.), operato dal presidente di Liberiamo la Basilicata, il Ten. Giuseppe Di Bello, in qualità di persona offesa: depositato nella segreteria della Procura della Repubblica di Potenza, nonché nella cancelleria del Gip di Potenza. Si precisa che quanto alla sussistenza dei requisiti di legge, l’offeso (Liberiamo la Basilicata) ed un imprenditore agricolo che già nella fase dei sequestri aveva chiesto di potersi costituire insieme all’Associazione ritengono che detti requisiti li possiedano tutti, e che quindi ricorrano tutti i crismi e tutte le condizioni richiesti dalla legge. Oltretutto non si comprendeva il motivo per il quale tali diritti non potevano essere rappresentati sin dal primo momento ovvero dal momento dei sequestri e degli arresti.

Nell’operazione per traffico e smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, il PM chiese un sequestro preventivo che ingloba anche quello probatorio; in altri termini, anziché ricorrere a due sequestri distinti, la Procura di Potenza ha preferito, anche per ragioni di economia processuale e di linearità, rivolgersi a un sequestro preventivo contenente anche la tutela delle ragioni probatorie della pubblica accusa; e prova ne è che Liberiamo la Basilicata, aveva preannunciato anche sulla stampa di voler domandare incidente probatorio (insieme con il dissequestro), abbiamo dovuto in quella fase desistere di fatto: la ragione, almeno plausibile, è che sarebbe venuta in essere una «contraddizion che nol consente» dissequestro, da un lato; incidente probatorio, dall’altro: su un bene nell’esclusivo dominio degli indagati!.

Assurdo impedire alle parti offese di non far parte sin dal primissimo momento di quella delicatissima fase che era il dissequestro. Per queste ragioni Liberiamo la Basilicata si è rivolta alla Suprema Corte di Cassazione perchè si pronunciasse, esistendo, per un verso, la legittimazione a partecipare al processo già come persona offesa (prima ancora che come indubbia danneggiata), e, per altro verso, la legittimazione a resistere a un ricorso che, ove accolto, frustrerebbe gli interessi degli offesi, i quali, come è noto, sono addirittura ammessi a domandare il sequestro probatorio, e finanche a rappresentare le proprie ragioni al Gip allorché il PM non procede a sequestro e trasmette al giudice gli atti. Sulla base di diritti sanciti dalla Costituzione Italiana che Liberiamo la Basilicata chiede il rigetto del ricorso presentato da Eni (ove non dichiarato inammissibile), sia perché agita temi eminentemente di merito, sia perché non evidenzia l’insussistenza (prima facie) del reato.

Liberiamo la Basilicata ha rivendicato il diritto sancito dalla legge nella sua qualità di Associazione Movimento di cittadini di essere testimone partecipe delle fasi del dissequestro sia perchè conosce approfonditamente i luoghi, gli svolgimenti e le tecniche sin qui adottate per l’estrazione e la reiniezione sia perchè, la salute dei cittadini e la loro incolumità sono beni appartenenti eminentemente anche alla sfera del puro diritto. La Suprema Corte di Cassazione si è espressa in assenza di conclusioni scritte del Pubblico Ministero ma in presenza e letta la memoria trasmessa il 10/09/2016 per conto dell’Associazione ambientalista «Liberiamo la Basilicata» nonché di Grieco Giuseppe Giovanni, che, dichiarandosi persone offese, chiedevano il rigetto del ricorso presentato da Eni, cosa effettivamente avvenuta con la dichiarazione della inammissibilità del ricorso Eni per sopravvenuta carenza di interesse.

Decisione della corte del 28/09/2016 motivazioni depositate il 09/11/2016 pubblicate on-line

Liberiamo la Basilicata sarà presente con i propri avvocati il 24 novembre nel palazzo di giusitizia di Potenza e fuori dal tribunale con il sit in organizzato proprio per porre l’attenzione pubblica sul rispetto che si deve alla salute ed all’ambiente di Basilicata. Pagina Facebook dell’evento

Giuseppe Di Bello, Liberiamo la Basilicata

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