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Intervista al fotografo dei lupi Antonio Iannibelli. Dal 25 al 27 aprile a Matera “Basilicata Wolf To Wolf”


Direttamente dalla nostra terra, la Basilicata, detta anche Lucania dal termine greco λύκος (lupo) e in occasione dell’evento dedicato al lupo “BASILICATA WOLF TO WOLF” che si terrà nel Materano nei giorni 25 26 e 27 aprile, un vero e proprio campo di ricerca aperto a tutti nel quale confluisce il lavoro e la dedizione degli esperti del gruppo di ricerca di www.italianwildwolf.com e dell’associazione NatureOffice  (Per visionare il programma dettagliato dell’evento e scaricare il modulo di iscrizione: http://italianwildwolf.com/2019/04/04/un-campo-per-conoscere-il-lupo-2/)

Gazzetta della Val d’Agri presenta la sua intervista ad uno degli organizzatori nonché fotografo naturalista, wolf-blogger,  scrittore, fondatore e Presidente dell’Associazione Culturale Provediemozioni.it , fondatore e curatore del sito dedicato al lupo www.italianwildwolf.com, ideatore della Festa del lupo,  BFI – Benemerito della Fotografia Italiana, Socio CAI

ANTONIO IANNIBELLI il quale ci parla del suo impegno nella divulgazione di corrette informazioni sul lupo selvatico italiano ed il suo ruolo.

Benvenuto Antonio e complimenti per il tuo lavoro! Raccontaci chi sei e che cosa fai nell’ambito della ricerca e della protezione dei lupi in Italia.

Grazie. Non sono uno scienziato o un amministratore coinvolto, ne un cacciatore o ricercatore per mestiere ma un semplice cittadino, fotografo e appassionato di natura, che da molti anni dedica il suo tempo libero a cercare di incontrare i lupi appenninici italiani.
Gli insegnamenti di mio nonno pastore che mi ha trasmesso da bambino sono il motore che mi porta sulle tracce dei lupi per cercare di scoprire i segreti del loro successo. Con le mie fotografie cerco di raccontare il vero lupo senza nessun interesse e senza mediazioni, per documentare attraverso un linguaggio il più realistico possibile e per costruire racconti fotografici senza una terminologia troppo tecnica o troppo poetica. Vorrei dare il mio piccolo contributo per far conoscere il lupo perché una volta conosciuto diventi difficile poterlo odiare.

Tu nasci nel cuore della Lucania e sin dall’infanzia frequenti le montagne dell’Appennino. Ora, sappiamo che nella sua storia il Canis lupus italicus non si è mai estinto sugli Appennini, mentre sulle Alpi è stato perseguitato e sterminato fino agli anni Settanta, quando tornò spontaneamente a ripopolarle. Quali sono secondo te i motivi di questa differenza?

Le Alpi e gli Appennini sono habitat molto diversi ma, come sappiamo il lupo ha una grande capacità di adattamento e può vivere bene in tutti e due i posti, solo che la persecuzione soprattutto da parte del mondo venatorio nelle Alpi è stata più pesante. Sulle Alpi non ci sono tanti boschi e il suolo innevato dura più a lungo, fattori che espongono i lupi a una più facile persecuzione e a meno disponibilità di cibo.  Anche i Paesi confinanti non hanno aiutato il lupo dove le deroghe alla sua protezione sono mediamente più facili. La grande biodiversità degli Appennini e la morfologia del territorio comunque costituiscono la vera casa del Canis lupus italicus. Sugli Appennini soprattutto quelli centro-meridionali il lupo appenninico ha sempre trovato prede selvatiche e tane sicure adatte ad allevare i cuccioli con più sicurezza e più disponibilità di cibo.  In definitiva le Alpi hanno condizioni climatiche meno favorevoli.

Ci sono differenze tra la gestione attuale del lupo sulle Alpi e quella sugli Appennini, è vero che varia molto di regione in regione?

La protezione del lupo per legge è uguale in tutto il territorio nazionale solo che le regioni e le province autonome che si trovano nelle Alpi tendono, sempre per interessi politici ed economici, a chiedere la possibilità di abbattere i lupi anche se in modo controllato. Ci sono disparità anche tra le altre regioni, sempre per il fatto che intorno al lupo ci sono troppi interessi economici. Secondo il mio parere le Convenzioni internazionali adottate anche dall’Italia dovrebbero imporre agli enti locali la protezione dall’alto con regole chiare e certe.

Nel tuo libro “Un cuore tra i lupi” racconti le tue esperienze di  vita sulle tracce del lupo a partire dall’infanzia, quando seguivi tuo nonno che portava a pascolare il suo bestiame. Lo descrivi come una persona saggia che non riteneva che  i lupi fossero nemici da eliminare, opinione invece comune tra la gente del suo paese. Quale dovrebbe essere la percezione realistica del lupo da parte di questa stessa gente maggiormente esposta alla necessaria convivenza coi lupi?

Inoltre, anche se, secondo le direttive europee, il lupo è una specie protetta, purtroppo è spesso vittima di bracconaggio, cosa ne pensi?

Si, sono cresciuto con i miei nonni, pastori e contadini, nella grande “casa” del Bosco Magnano nel cuore del Pollino in Basilicata. L’amore indiscriminato che nutrivo per gli animali selvatici era decisamente superiore all’interesse per la scuola, i miei genitori furono solo in parte tolleranti. Mio nonno che mi accudiva discendeva da una famiglia a sua volta di pastori e cacciatori, aveva una grande conoscenza della natura e possedeva una competenza favolosa dei grandi predatori: lupi e aquile.

Mio nonno era particolarmente legato al territorio e ai suoi animali domestici, cercava di mantenere la famiglia con il duro lavoro della pastorizia, sapeva che il gregge andava difeso e custodito soprattutto da parte del brigantaggio che ancora a quei tempi, prima e dopo la seconda guerra mondiale, era tristemente diffuso. Riteneva che i veri problemi non fossero i lupi e quindi custodire a vista il gregge e avere cani ben addestrati era sufficiente per tenerli lontani. Era comunque opinione comune che i lupi non fossero un problema anzi venivano considerati animali utili per certi aspetti. Quando qualche animale domestico moriva nel bosco o per le montagne, per esempio, non poteva essere smaltito o sotterrato, e quindi diventavano cibo per i lupi che così facendo evitavano la diffusione di malattie. “Per fortuna che ci sono i lupi” diceva mio nonno.  Questo aspetto era accentuato maggiormente durante la transumanza, quando migliaia di pecore dalla montagna scendevano alla “marina”. Gli animali dispersi, ammalati e feriti erano parecchi, e non potevano essere trasportati visto che la trasferta veniva fatta a piedi per i vecchi tratturi. Ancora oggi i pochi allevatori rimasti considerano il lupo un animale utile e con grandi capacità di sopravvivenza, dalla mente “fine” capace di “fregare” qualche pecora ai pastori poco esperti ma, tutto sommato però anche i lupi preferiscono cibarsi degli scarti piuttosto che rischiare una fucilata. Un patto non scritto tra uomini e lupi che viene rispettato da sempre.

Il bracconaggio in Italia è una piaga fuori controllo senza contare la mancanza di informazione, la carenza di coordinamento nella ricerca e la completa assenza di strumenti adatti ad evitare gli impatti con i mezzi di trasporto. In questo ultimo caso siamo a conoscenza di un numero molto alto di lupi uccisi investiti (ma non solo lupi purtroppo) sulle strade, sulle ferrovie e persino nelle strade sterrate all’interno di aree protette (come il caso del lupo investito nell’oasi Castel di Guido vicino a Roma). Le strade andrebbero rese più sicure con appositi cavalcavia e sottopassaggi per la fauna selvatica come avviene in altri paesi europei (Austria, Germania). Penso che gli strumenti e i mezzi ci sono, manca però la volontà e il coordinamento delle forze in campo.

Parliamo di ibridi e di cani inselvatichiti: sulle Alpi pare non ci siano stati ancora casi acclarati, mentre sugli Appennini sono già un grosso problema. Puoi spiegarci meglio la situazione?

Come dicevo prima le condizioni climatiche più estreme delle Alpi non danno la possibilità di sopravvivere ai domestici, quindi eventuali cani abbandonati periscono in poco tempo. In Appennino, soprattutto quelli meridionali, è facile trovare cani abbandonati che si riproducono ma non mancano anche capre e maiali inselvatichiti.  Penso quindi che il fenomeno dei cani abbandonati, una cattiva abitudine che non accenna a diminuire, sia il problema principale che viene accentuato dal clima più mite nel sud Italia.
Questa situazione favorisce l’incontro tra cani e lupi in particolar modo nei territori ai margini della dorsale appenninica dove ci sono casi di branchi ibridi che si riproducono. Attualmente in Italia ci sono progetti di controllo degli ibridi “selvatici” (poche decine) ma credo che basterebbe un serio controllo dei cani per evitare l’abbandono soprattutto degli ibridi “domestici” (diverse migliaia). In ogni caso i lupi che vivono nelle zone più selvagge della dorsale appenninica non corrono grossi rischi in quanto i cani abbandonati finiscono piuttosto per essere mangiati se invadono i loro territori.

Leggendo il tuo libro, si trovano descritti molti episodi di tuoi incontri emozionanti con questi animali elusivi e misteriosi. Puoi raccontarci un incontro che ti è rimasto particolarmente impresso?

Ogni incontro con il lupo è sempre un miracolo, è la natura che si manifesta in tutta la sua purezza selvaggia. Quando mi sono trovato nella magia della notte di fianco a un lupo ho creduto veramente di essere diventato un selvatico anch’io. Da bambino chiedevo insistentemente a mio nonno di farmi vedere i lupi e lui con la sua saggezza mi diceva che avrei potuto incontrarli anch’io ma solo quando fossi diventato un po’ lupo, non credevo a mio nonno e persino dubitavo dell’esistenza dei lupi.
Era autunno e mi ero alzato nella notte con la speranza di incontrare il branco di Monte Sole, mi ero sistemato nella mia posizione abituale e attendevo l’arrivo del nuovo giorno quando nel silenzio riecheggiarono i colpi di due cervi in combattimento. Impugnai il binocolo e a malapena riuscivo a vedere i due cervi che lottavano per la conquista delle femmine. Nonostante la visione attraverso il binocolo non mi permettesse di vedere lateralmente mi sentii osservato e istintivamente mi girai. Mi resi conto man mano che l’iride si apriva che di fianco a me c’era un lupo, il cozzare dei palchi evidentemente non aveva attirato solo la mia attenzione. Trovarmi in quel posto incantato nel buio della notte con di fianco un lupo a osservare la stessa scena mi ha fatto evocare nella mente le parole di mio nonno.

Se il lupo è per molti di noi un’icona della vita selvaggia e della libertà, qual è il valore della vita anche solo di uno di essi per le generazioni future?

La sopravvivenza del lupo equivale alla nostra stessa sopravvivenza, uccidere un solo lupo è come privare l’ambiente in cui viviamo di un tassello importante per mantenerlo integro. Se non ci occupiamo oggi della difesa del lupo i nostri figli non potranno godere di un territorio sano e capace di produrre tanta biodiversità come quello che rappresentano oggi gli Appennini.  Purtroppo anche la cultura ambientale per il futuro dipende dalle nostre scelte. L’educazione ambientale nelle scuole italiane sembra una cosa rara.

Wolves Of  Douglas County Wisconsin promuove l’educazione e la consapevolezza per praticare una conservazione e una coesistenza pacifica, basate sulla compassione e sull’esclusione di ogni tipo di violenza, anche verbale, per sostenere e far conoscere il valore di tutte le specie selvatiche, contro la caccia, contro l’uso di trappole e contro i sistemi violenti adottati dagli allevatori per difendere il proprio bestiame. In Italia che cosa si sta facendo a questo proposito?

Purtroppo non si sta facendo abbastanza, come dicevo prima non ci sono controlli a sufficienza per ridurre il conflitto, gli allevatori tendono a farsi giustizia da soli per evitare la troppa burocrazia e la lentezza degli interventi spesso non adeguati. Ogni anno più di cento lupi vengono uccisi volutamente: sparati, avvelenati e intrappolati, e molti altri finiscono vittime delle attività umane come investimenti su strade e ferrovie. Negli ultimi anni il livello di persecuzione è cresciuto molto.
A questo proposito con un gruppo di amici ho realizzato un progetto di monitoraggio delle cause di morte tra i lupi italiani https://www.facebook.com/pg/lupiuccisi/about/?ref=page_internal che confermano questi dati.

C’è sufficiente conoscenza da parte degli allevatori dei deterrenti non violenti per difendere gli animali domestici dai lupi?

Anche qui c’è molta differenza tra Alpi e Appennini e tra nord e sud Italia. Nelle Alpi c’è maggiore consapevolezza ma anche maggiore difficoltà all’utilizzo dei mezzi per difendere il bestiame soprattutto per la morfologia del territorio e per l’ampiezza dei pascoli. In Appennino settentrionale la conoscenza degli allevatori è buona e alcune Regioni funzionano meglio (Emilia-Romagna) che in altre (Toscana), anche se ci sono allevatori che si rifiutano di utilizzare i deterrenti e vorrebbero eliminare per sempre i lupi. Al sud le cose vanno meglio perché i lupi ci sono sempre stati e i pastori non lasciano mai i loro greggi. Qui non servono reti elettrificate o dissuasori sonori perché gli allevatori convivono da sempre con i lupi, inoltre il territorio meno aspro e il clima più mite facilitano la sorveglianza degli animali. Anche qui i casi di bracconaggio non mancano ma l’uso dei cani da guardia risulta più efficace nel mantenere alla larga i lupi che si accontentano di mangiare solo gli scarti delle stalle e i resti di macellazione.

E in ultimo, oltre a chiederti se hai altre cose che vorresti dire, sarebbe bello sapere da un esperto come te che cosa ha da insegnare il lupo.

Certo, vorrei parlarvi di un evento al quale ho dato vita  15 anni fa – Festa del lupo – interamente dedicato alla corretta informazione sul lupo selvatico italiano, il quale viene organizzato senza l’utilizzo di soldi ed è rivolto alla gente comune con lo scopo di contrastare le falsità che ogni giorno vengono diffuse attraverso i media.

Per maggiorni informazioni:http://italianwildwolf.com/festa-del-lupo-2018/

Cosa mi ha insegnato il lupo è una bella domanda.
Il lupo mi ha insegnato a vivere in armonia con la natura, a rispettare qualsiasi forma di vita e soprattutto a non sprecare le risorse. Tutta la mia vita è stata condizionata dal lupo, forse perché sono nato nella “terra dei lupi – la Lucania” (il termine Lucania si pensa derivi dal greco λυκος che significa lupo) e forse perché gli insegnamenti di mio nonno non erano influenzati dalle favole del lupo cattivo. Osservare il loro comportamento mi ha insegnato a essere autentico e a fare tutto questo senza chiedere niente in cambio esattamente come fanno loro, i lupi svolgono il loro ruolo fondamentale anche per la nostra sopravvivenza nonostante noi li maltrattiamo da sempre. Il lupo ha imparato a convivere con noi. Noi no.

In conclusione  vorrei aggiungere, ringraziandovi con affetto per avermi invitato, che sono sempre gradite adesioni da parte di nuovi volontari che contribuiscano ad accrescere questo lavoro, pertanto invito gli interessati a visionare il sito web, il blog  le pagine dedicate all’argomento:

Il mio sito web di etica e fotografia naturalistica: http://www.antonioiannibelli.com

Il mio libro “Un cuore tra i lupi”: http://antonioiannibelli.it/un-cuore-tra-i-lupi/

Il blog del lupo selvatico italiano: http://www.italianwildwolf.com

Il sito dell’ Ass. culturale nata per diffondere la cultura fotografica e naturalistica Provediemozioni.it:  http://www.provediemozioni.it

Il mio canale YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCErVlNwRx6kY0Xm0vc7LuFw?view_as=subscriber

Il trailer del mio libro “Un cuore tra i lupi”https://www.youtube.com/watch?v=rUq_AATOQ3A

Vi aspetto anche nelle pagine Facebook dedicate al lupo:

La pagina del mio libro “Un cuore tra i lupi”:  https://www.facebook.com/UnCuoreTraILupi

Per chi volesse collaborare al nostro progetto Morte tra i lupi:  https://www.facebook.com/lupiuccisi/

O  iscriversi alla pagina facebook dedicata al lupo selvatico italiano:  https://www.facebook.com/groups/147854318594312/  In cui spieghiamo

Altri link utili:

La carta dei diritti del lupo: http://italianwildwolf.com/carta-dei-diritti-del-lupo/

Bibliografia lupo. Oltre cento libri per conoscere il lupo:

http://italianwildwolf.com/2018/04/08/bibliografia-sul-lupo/

Un caloroso ringraziamento dalla terra dei lupi  per il lavoro, il tempo e le conoscenze dedicateci!

Tratto dall’intervista della giornalista Brunella Pernigotti per il Blog americano Wolves Of Douglas Country Wisconsin (WODCW)

A cura di apArt – Alessandra Pisano

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