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“IN GINOCCHIO E DI SPALLE AL MURO”. Il grido d’aiuto dei lavoratori autonomi alla Politica e a chi amministra ad ogni livello


Mi ero ripromesso di non intervenire in questo delicato momento che passerà alla storia a causa di un virus capace di abbatterci ancor prima psicologicamente che fisicamente, ma mi rendo conto che neanche posso tacere oltre vista la grave situazione in cui versano le nostre tante piccole aziende commerciali e artigianali.

La crisi economica innescata dal diffondersi del Coronavirus ha messo in ginocchio l’Italia, e tra i settori che ha più colpito vi è l’artigianato e il commercio, fisso, e ancora di più ambulante. Viviamo una situazione surreale, inimmaginabile solo qualche periodo fa. Pare, anche di giorno, vivere nel buio più profondo e di certo, se la luce ci sarà, farà capolino, ad essere ottimisti, nel prossimo mese di agosto, che, sappiamo sin da ora, non sarà, per le tante attività commerciali e produttive, l’agosto che abbiamo sempre atteso per recuperare i guadagni utili a salvare un intero anno di lavoro. Pochi giorni di chiusura e isolamento e siamo già di fronte a scelte obbligate: paghiamo le bollette o conserviamo i pochi contanti per la spesa quotidiana o un’emergenza diversa rischiando di vederci tagliare luce, acqua e quant’altro? Per la recessione, da noi ancora pienamente in atto, si tirava a campare giostrando alla meglio i miseri incassi giornalieri, cercando di limitare i danni e le perdite, e aspettando una ripresa che adesso non sappiamo più quando e se mai ci sarà.

A pagare il prezzo più alto è ancora una volta il commercio su aree pubbliche, con mercati che sarà difficile persino riattivare. Perché, se per tante altre attività e professionisti in genere è possibile intravedere comunque una ripresa ripartendo da dove si ci era fermati, per il commercio ambulante, proprio per la sua essenza, bisognerà riorganizzare tutto. Sarà, almeno per un lungo periodo, opportuno e obbligato rivedere le aree, gli spazi, le distanze se non addirittura la regolamentazione degli afflussi. Ma meglio non stanno gli altri settori del commercio, dell’artigianato e professionali in genere. Oggi serve meno politica e più fatti. Meno annunci e più disposizioni. Speriamo, come partite iva, in aiuti seri per una categoria che appena nel mese di gennaio, mettendo sotto i piedi la propria dignità, aveva, dichiarandosi “in ginocchio e di spalle al muro”, denunciato ogni criticità e chiesto aiuto alla Regione Basilicata per tarmite la III Commissione Consiliare Regionale. Fu quello un proficuo incontro e ne uscimmo fiduciosi. Lo vogliamo essere ancora, ma ora, serve aiuto, perché salvando noi si salveranno, compreso i collaboratori, migliaia di posti di lavoro.

Il commercio, nei piccoli paesi lucani, e l’ambulante specificamente, grazie anche all’opera di uomini instancabili capaci di raggiungere ogni remoto angolo di un territorio difficile, è di fatto un’unica azienda di servizio diffusa, utile e di prossimità. Nonostante ciò pare tutto contro di noi, contro chi non ha una entrata fissa e difficilmente riuscirà a sopportare ulteriori restringimenti senza aiuti, avendo per giunta mutui, fitti, rate e tasse sulle spalle. Non possiamo subire oltre, noi, abbiamo voglia e necessità di reagire con forza ed idee straordinarie, per recuperare nel più breve tempo possibile. Ma ad ora le azioni messe in campo a sostegno non fanno sperare in nulla di buono. Si nota sempre di più la distanza della politica dalle problematiche di vita quotidiana. Per le partite iva, cioè per chi da solo ha voluto rischiare inventandosi un lavoro, creando opportunità e servizi, lo Stato propone appena seicento euro a ristoro del mese di marzo. Meno del reddito di cittadinanza e neanche sufficienti per coprire una sola rata trimestrale dei contributi obbligatori all’INPS.

E poi non c’è chiarezza sulle tasse e i tributi rinviati mentre sarebbe opportuno esercitare più pressione verso le banche per le pratiche di differimento di quei prestiti personali, che molte volte nei lunghi periodi di crisi economica oltre ad essere stati accesi per la stessa azienda, sono spesso serviti per motivi di salute o per far studiare i figli che, come assurdo premio, molti di noi hanno anche lontano. Non serve e non basterà far slittare i pagamenti delle tasse o dei contributi, si andrebbero a sommare alle prossime scadenze creando solo un maggiore e incolmabile indebitamento. Utile sarebbe la sospensione per tutto il periodo di questa emergenza di Cosap, Tasi, Tari, contributi Inps e Inail…anche a costo di creare un vuoto contributivo che sarebbe il minor male. Lo Stato ha i mezzi per intervenire direttamente e speriamo che intervenga velocemente finendola di stanziare fondi che spesse volte si disperdono malamente prima di colpire nel segno. E se non lo fa lo Stato che lo facesse la Regione, così come ha dimostrato di saper fare per altre categorie sociali.

La crisi sarà più lunga del previsto, ecco perchè bisognerà seriamente, e non solo limitarsi ad annunci, sospendere ogni tipo di bollette, dalla luce al gas, per poi, in una seconda fase, aiutare la ripresa detassando i carburanti, l’acqua, l’energia elettrica, i telefoni e i servizi, per venire incontro a tutte le famiglie e quindi alle aziende. Noi non chiediamo assistenza a prescindere, vogliamo essere tesa una mano per non sprofondare e scomparire, e poi, aiuto a riprenderci. Speriamo tanto di poter continuare a fare la nostra parte in una società che per recuperare ha bisogno anche di noi. E per l’immediato ci aspettiamo azioni straordinarie di sostegno, da finanziamenti a fondo perduto, per chi dovrà necessariamente anche reinventarsi una attività, a fondi a tasso zero, per chi è solo in evidenti difficoltà.

Necessario, sarebbe mettere in quarantena almeno in questi periodi la burocrazia, per dare più elasticità e dinamicità alle Partite Iva in genere, vincolate e stressate da adempimenti per lo più assurdi e inutili. E ancora, l’attivazione dei registratori telematici per coloro che ad ora non hanno provveduto all’acquisto, potrebbe, in questo complicato frangente, essere rinviata e così la lotteria degli scontrini. Ma di questo neanche si parla. Da soli questa volta non ce la faremo a sopportare il lungo stop necessario per cercare di vincere la battaglia del secolo. Il nostro auspicio, la nostra preghiera, la nostra richiesta: non dimenticatevi ancora di noi perché di certo sarebbe l’ultima. Noi restiamo fiduciosi, a disposizione per ogni ulteriore confronto pronti a fare dignitosamente e responsabilmente la nostra parte per contribuire, nel nostro piccolo, a risollevare l’Italia.

Giuseppe Cassino

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