Nell’ambito di un’inchiesta su presunte mazzette in una serie di appalti pubblici per la ricostruzione in Abruzzo, de L’Aquila dopo il terremoto delle ore 3.32 del 6 aprile del 2009, con 309 morti e migliaia di sfollati, sono stati effettuati sequestri e perquisizioni da parte dei militari dell’Arma dei Carabinieri nei territori di Teramo, Pesaro, Urbino, Bari e Benevento e contestati i reati di corruzione, abuso d’ufficio e turbativa d’asta.
L’inchiesta sulla ricostruzione coinvolge funzionari pubblici, professionisti e imprenditori e 35 sono gli indagati, di cui 10 finiti agli arresti domiciliari e 5 interdetti dall’esercizio dell’attività professionale che operavano tra le regioni Abruzzo, Campania, Marche e Puglia, a distanza di otto anni dal tragico terremoto che ha colpito L’Aquila.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Michele Renzo e dal pm Antonietta Picardi, sono state avviate da un’altra inchiesta fatta con intercettazioni telefoniche e ambientali, in cui sarebbero state dimostrate alcune somme di denaro consegnate per vincere gli appalti.
La “risata” su Amatrice, idendica a quella del sisma del 2009, e così anche nel post terremoto del “Centro Italia”, tra la notte del 23 e 24 agosto del 2016, con 299 morti e migliaia di sfollati, compare l’imprenditore che ride pensando ai propri affari che potrà fare con la ricostruzione.
Si chiama Vito Giuseppe Giustino, ha 65enne, è di Altamura, in provincia di Bari, ed è presidente del Cda della società cooperativa l’Internazionale, che è stato intercettato nella nuova inchiesta della Procura della Repubblica de L’Aquila su presunte mazzette dell’imminente post terremoto, mentre al telefono parla con il geometra della sua ditta, Leonardo Santoro, originario di Avigliano, in provincia di Potenza, anche lui finito agli arresti domiciliari.
Nelle 183 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare, gli imprenditori tenuti sotto controllo costantemente, hanno assunto un comportamento particolarmente cinico cercando nuovi incarichi, grazie ai rapporti diretti con pubblici funzionari.
Insomma un’altra storia di porcherie all’italiana maniera, scoperta ancora una volta grazie a magistrati ed investigatori di grande professionalità che vedremo, poi, come andrà a finire.
Rocco Becce robexdj@gmail.com