“Quest’anno in contemporanea con il Safer Internet Day, si celebra anche la prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, dal titolo ‘Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo’”
«Be the change: unite for a better internet»: è lo slogan del Safer Internet Day 2017 del 7 febbraio in oltre 100 Paesi, la giornata è dedicata a promuovere un uso più sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie, in particolare tra i bambini e i giovani, tra i 14 e i 18 anni, di oltre 100 nazioni di tutto il mondo; la giornata – ricordata come Safer Internet Day – fu istituita dalla Commissione Europea ed è giunta alla quattordicesima edizione”. A comunicarlo la prresidende del Comitato regionale per le Comunicazioni della Basilicata, Giuditta Lamorte.
“Lo scopo di questa Giornata mondiale per la sicurezza in Rete è quello di sensibilizzare le ragazze e i ragazzi sull’uso consapevole della rete e dei nuovi media in genere e sul ruolo e la portata dei rapporti sul web. Quest’anno – specifica Giuditta Lamorte – in contemporanea con il Safer Internet Day, si celebra anche la prima Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo a scuola, dal titolo ‘Un Nodo Blu – le scuole unite contro il bullismo’, un’iniziativa lanciata dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nell’ambito del Piano nazionale contro il bullismo. La giornata è rivolta essenzialmente ai ragazzi tra i 14 e i 18 anni e proprio ai ragazzi rientranti in questa fascia di età è stata rivolta un’indagine sull’hate speech (cioè sull’incitamento all’odio) affidata da Generazioni Connesse a Skuola.net e all’Università degli Studi di Firenze”.
“L’incitamento all’odio (hate speech) è una categoria della giurisprudenza USA (e da pochi anni anche di quella europea) che indica un genere di parole e discorsi aventi lo scopo di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo (razziale, etnico, religioso, di genere o orientamento sessuale). Dalla ricerca – spiega la Presidente del Corecom – emerge che il 40 per cento degli intervistati dichiara di trascorrere online più di 5 ore al giorno; Whatsapp è il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7 per cento), seguito da Facebook (76,8) e Instagram (62,1 per cento). Altro dato da evidenziare è che l’11 per cento dei ragazzi dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una più generale “libertà di esprimere ciò che si pensa” e stesso discorso vale per i commenti ‘pesanti’ rivolti a coetanei, relativamente ai quali vale ancora l’effetto disinibizione dello ‘schermo’, che facilita comportamenti che non verrebbero messi in atto se ci si trovasse ‘faccia a faccia’”.
“Nell’ottica dell’educazione al corretto uso del web – aggiunge Giuditta Lamorte – si ricorda che il Senato ha approvato il disegno di legge di contrasto al fenomeno del cyberbullismo, disegno di legge che prevede sostanzialmente misure di prevenzione e di educazione nelle scuole, sia per le vittime, che per i ‘bulli’. Tra le novità: la definizione del fenomeno e la possibilità, per il minore – anche senza che il genitore lo sappia – di chiedere direttamente (esercizio del diritto all’oblio) al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della “cyber aggressione” e nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, questa volta con i genitori, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che, entro 48 ore, dovrà intervenire. Il disegno di legge – conclude – prevede, altresì, l’istituzione di un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo via web”.
Le statistiche riportano che quattro minori su dieci sono stati testimoni di atti di bullismo online verso coetanei a causa dell’aspetto fisico (67%), orientamento sessuale (56%), essere stranieri (42%). Il cyberbullismo è percepito come il fenomeno sociale più pericoloso del nostro tempo dal 72% dei giovanissimi (dati Save the Children, febbraio 2013). Dalle ricerche emerge che il 40% degli intervistati dichiara di trascorrere on line più di 5 ore al giorno. WhatsApp si conferma il gigante degli scambi social fra gli adolescenti (80,7%), seguito da Facebook (76,8%) e Instagram (62,1%). Per quanto riguarda il controllo della veridicità delle notizie on line, il 14% degli intervistati dichiara di non controllare mai se una notizia sia vera o falsa, un comportamento – mette in evidenza la ricerca – che rende i ragazzi «facilmente preda di titoli sensazionalistici e bufale che possono fomentare reazioni poco ragionate e forse guidate da sentimenti di rabbia e di odio». Altro dato da evidenziare è l’11% di ragazze e ragazzi che dichiara di approvare insulti rivolti a personaggi famosi in virtù di una generica «libertà di esprimere ciò che si pensa». Tant’è vero che al 13% degli intervistati è capitato di insultare un personaggio famoso on line. Frequenti pure i commenti pesanti rivolti ai coetanei, dove si conferma l’effetto di disinibizione dello «schermo»: i ragazzi finiscono per lasciarsi andare, protetti dal filtro del telefonino, e si comportano in maniera molto più disinibita rispetto a quello che farebbero se fossero di fronte all’altra persona.
In risposta a tale fenomeno espresso anche nel proprio territorio, l’Asp ha promosso l’istituzione dell’ Ambulatorio consultoriale dedicato al contrasto del Bullismo e Cyberbullismo la cui attività è finalizzata al riconoscimento precoce e al trattamento della sofferenza psicologica della vittima ma anche del bullo, all’azione preventiva su tutto il territorio aziendale. Il minore è sostenuto attraverso percorsi individuali e di gruppo; analoghi percorsi vengono previsti per i genitori.
Gli interventi vengono attuati in un sistema di rete con la Scuola, i Servizi Sociali Comunali, il Tribunale per i Minori, la Polizia postale, i Pediatri di Libera Scelta, il Servizio di Neuropsichiatria Infantile, l’Associazione di Promozione Sociale per la lotta al Cyberbullismo “Il Cielo nella Stanza”, il Dipartimento di Salute Mentale, altre agenzie educative del territorio.
L’attività di prevenzione viene prevalentemente svolta in ambito scolastico e diretta a studenti, genitori e docenti, ma anche in altri luoghi di aggregazione giovanile.