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Il 2 giugno festa dei piccoli comuni, nodo fondamentale per rilanciare il sistema Basilicata


Durante la pandemia e il lockdown di questi mesi, quattro quinti della popolazione dei piccoli comuni hanno dovuto fare i conti una connessione internet faticosa e frammentata e ora sono quelli che, per esempio, più rischiano in termini di svantaggio formativo. Secondo i dati elaborati per Legambiente dal Centro Studi Caire, tra i piccoli comuni, la banda larga serve solo il 17,4% delle unità immobiliari a fronte di una media del Paese del 66,9%. Un divario digitale pesantissimo.

Per questo, “riconnettiamo il Paese” è lo slogan, quest’anno, di Voler Bene all’Italia, la festa dei piccoli comuni promossa da Legambiente con Uncem e Symbola e un vasto comitato, che dal 2004 si celebra il 2 giugno in occasione della Festa della Repubblica.

Oggi più che mai, dopo la lunga emergenza provocata dal coronavirus, Voler Bene all’Italia interpreta l’urgenza di un percorso comune di rinascita, che vede le comunità e i territori ancora più decisivi per la ripartenza del nostro Paese e la Festa della Repubblica rappresenta una grande occasione di coesione per stare vicini ai piccoli comuni. Offrire ai sindaci di questi centri e ai territori che rappresentano l’attenzione necessaria, celebrando al tempo stesso l’unità nazionale, è dunque l’obiettivo di questa campagna.  Ed è il messaggio contenuto nell’appello, sottoscritto ad oggi da oltre 100 piccoli comuni (e che invitiamo tanti altri comuni a sottoscrivere), che il comitato promotore di Voler Bene all’Italia ha inviato al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte, per evidenziare le pericolose disuguaglianze e fratture sociali che il digital divide comporta.

“Peraltro- sottolinea Antonio Lanorte, Presidente di Legambiente Basilicata – la pandemia ha posto all’attenzione di tutti la necessità di ripensare l’organizzazione e la fruizione dei territori e in questo anche il ruolo che i piccoli Comuni hanno nella tenuta delle comunità, nella qualità della vita e delle produzioni, ponendoli come strategici nel percorso di rilancio dell’intero sistema Paese. Questo vale ancor di più per la Basilicata, Regione di piccoli comuni, luoghi che oggi possono guidare le sfide sempre più complesse del futuro, diventare nuovi poli di attrattività, erogatori di servizi fondamentali, non più ultime marginalità da trascurare. In questo spartiacque storico il salto di qualità di cui questi luoghi hanno bisogno per competere a pieno titolo nel terzo millennio e per frenare l’emorragia insediativa che li caratterizza da decenni, si gioca, quindi, in prima battuta sul fronte dell’innovazione sociale e delle infrastrutture digitali. Al centro delle infrastrutture per la ripartenza dell’economia dovrà necessariamente esserci la connessione veloce come diritto di cittadinanza che colmi in tempi certi lo scarto del digital divide e rompere l’isolamento reale e culturale che grava ancora su molte aree interne della Basilicata. Questa è una pre-condizione perché i territori e le comunità possano essere protagoniste della rinascita della Regione. La pandemia ha messo in evidenza quanto la connessione fra persone e organizzazioni dipenda anche da infrastrutture tecnologiche, particolarmente strategiche per la scuola, il lavoro e i servizi. Quindi l’azione da mettere subito in campo è avviare cantieri diffusi nelle aree interne semplificando gli interventi per portare la banda larga dappertutto nei piccoli comuni“.

“L’obiettivo auspicabile – continua Lanorte – è di arrivare alla copertura del territorio con la banda ultralarga utilizzando la nuova stagione europea di programmazione per sostenere i progetti di sviluppo locale dei piccoli comuni, associati per esercitare la loro potestà di intervento nella programmazione in materia di sviluppo socio economico, come stabilisce l’articolo 13 della Legge Salva Borghi 158/2017“.

“Inoltre – sostiene ancora Lanorte – in questo momento, bisogna sostenere subito la ripartenza del turismo dei borghi, dell’agriturismo, del turismo lento e del cicloturismo dando valore nel contempo alle specificità di tali aree, ad esempio le tradizioni e i prodotti locali tradizionali, i beni ambientali e culturali. A tal fine è necessario predisporre una serie di benefici fiscali per le micro-attività turistiche e sportive diffuse nelle aree montane, rurali e interne, dai rifugi ai centri di educazione ambientale alle attività di gestione di aree protette e sbloccare tutte le risorse possibili per il sostegno e la valorizzazione delle attività economiche di qualità nei piccoli comuni dando attuazione alla legge Salva Borghi per mettere questi luoghi in condizione di competere e di potere esprimere il loro potenziale. Infine bisogna valorizzare lo stretto rapporto tra i piccoli comuni e i parchi e aree protette che in Basilicata coprono oltre il 20% del territorio regionale quasi tutto ascrivibile alle aree interne. Il 70% dei comuni lucani sotto i 5000 abitanti ha tutto o parte del proprio territorio dentro aree ad elevata tutela ambientale. Questo fa capire l’importanza di investire maggiori risorse economiche sui parchi e le aree protette, perché diventino volano di sviluppo sostenibile per le innumerevoli imprese agro-silvo-pastorali e non solo, che proprio dentro i parchi risiedono e operano”.

“Noi pensiamo  – conclude Lanorte – che sia giunto il momento in cui la Basilicata debba puntare decisamente su un grande progetto per le aree interne come modalità di intervento per far ripartire lo sviluppo dal basso, recuperando così l’enorme potenziale rappresentato dalle specificità del territorio, vera forza economica. Il valore della montagna, delle aree interne, delle tantissime vitalità locali, vanno assolutamente riconosciute e difese. Partiamo dalla consapevolezza che nella marginalità di un territorio conta più la storia del suo sviluppo che non i fattori geografici quali la distanza, l’altitudine o il sistema connettivo. E in Basilicata il territorio non ha saputo creare uno sviluppo “dal basso” internalizzando e moltiplicando i fattori di sviluppo esterni ed instaurando meccanismi di rete con gli altri territori, creando processi virtuosi di crescita economica, produttiva e culturale. Le condizioni dello sviluppo sono quindi strettamente legate alla capacità del territorio di “offrire” se stesso nel solco delle proprie tradizioni e vocazioni e nel rispetto del proprio patrimonio ambientale, perchè non esistono luoghi arretrati perchè marginali, ma piuttosto aree che hanno difficoltà di accesso ai servizi e ai diritti di cittadinanza. Per colmare la distanza necessaria a recuperare il disagio insediativo e produttivo servono quindi serie politiche di riequilibrio territoriale in grado di coniugare qualità e innovazione, creatività e bellezza, producendo lavoro e reddito, senza tacere però che tali implementazioni produttive necessitano di risorse umane e pertanto non può assolutamente essere elusa una riflessione rigorosa, razionale e non emotiva sul contributo dei migranti nell’equilibrio demografico e nella lotta all’invecchiamento. Un progetto per le aree interne e i piccoli comuni in Basilicata comporta un investimento, necessariamente  costoso, per mantenere /potenziare/ricostruire una rete di servizi territoriali. Ma tale investimento potrà essere giustificato  economicamente in quanto sarà in grado di liberare energie imprenditoriali e produttive che generando ricchezza sosterranno quella spesa mantenendo vitale la rete dei servizi e superando la spada di Damocle della curva demografica”.

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