Positivo e qualificante il convegno in sala Zanardelli sulla frana di Stigliano. L’Ordine dei Geologi di Basilicata, e per esso il Presidente Gerardo Colangelo, ha portato al tavolo dei relatori personalità di grande spessore culturale e di qualificante esperienza.
La prima parte del convegno ha permesso alle parti istituzionali rappresentate dal Sindaco Francesco Micucci, dall’Assessore del Dipartimento Infrastrutture Donatella Merra e dal Direttore Generale Albero Caivano, dal Direttore dell’IMAA-CNR Vincenzo Lapenna, dal Direttore dell’Osservatorio Nazionale Terremoti dell’INGV Salvatore Stramondo, dal Consigliere del CNG Raffaelle Nardone e dal Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata Gerardo Colangelo di fare il punto sul dissesto idrogeologico in Basilicata, con particolare riferimento alla frana di Stigliano.
Nella seconda parte sono stati affrontati i temi più prettamente scientifici grazie al contributo del Prof. Francesco Sdao dell’Università degli Studi della Basilicata; della d.ssa Annamaria Vicari, INGV, della d.ssa Angela Perrone, CNR; dell’ing. Guido Loperte della Protezione Civile Regione Basilicata e dell’arch. Gaspare Buonsanti della Struttura Commissariale per gli Interventi di Mitigazione del Rischio Idrogelologico in Basilicata.
In particolare, si è parlato della fragilità geomorfologica e della franosità della Regione Basilicata con uno zoom specifico sulla frana di Stigliano e sullo stato dell’arte dopo la conclusione della prima fase di emergenza OCDPC n.507 del 16 febbraio 2018. Inoltre, si è discusso delle più moderne tecniche innovative di monitoraggio e osservazioni satellitari, fondamentali nel monitoraggio delle deformazioni della superficie terrestre di aree estese, delle misure non invasive per lo studio dei fenomeni franosi, del ruolo della Protezione Civile nella gestione delle emergenze e dello stato di attuazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico in Basilicata.
Attendavamo risposte, non solo tecniche e scientifiche ampiamente soddisfatte, ma anche politiche, sulla tempistica degli interventi ormai non più differibili – afferma Franco Micucci, Sindaco del Comune di Stigliano.
Il riconoscimento dello Stato di Emergenza del 2018 è la chiara espressione di quanto la comunità di Stigliano sia stata messa in ginocchio da questo evento calamitoso che ha causato un impatto molto pesante sull’intera comunità cittadina, sull’ambiente e sullo stesso assetto economico e che ha visto complicarsi ulteriormente il quadro infrastrutturale locale con il collasso dell’ex centro sociale e il danneggiamento irreversibile di strade ed edifici privati oggetto di ordinanze di sgombero.
Purtroppo sulla frana che ha coinvolto l’ex centro sociale di Stigliano, come sottolineato dal Presidente dell’Ordine dei Geologi di Basilicata Gerardo Colangelo, possono essere realizzati interventi finalizzati alla sola mitigazione del rischio idrogeologico in quanto le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno non consentono interventi capaci di bloccare in maniera definitiva l’evoluzione dell’intero versante. L’importanza e la definizione del modello geologico del corpo franoso ha permesso di intervenire in maniera puntuale, rallentandone la velocità attraverso la regimentazione delle acque e la realizzazione di opere strutturali a salvaguardia delle rete viaria.
L’assessore regionale, dott.ssa Donatella Merra, dopo aver svolto un breve excursus sul fronte finanziamenti, ha sottolineato che “la rimodulazione delle risorse, rinvenienti dal “Patto per la Basilicata” e che mi ha vista impegnata sin dalle fasi iniziali della mia nomina, ci consegna la tanto attesa copertura finanziaria ai due interventi previsti per Stigliano (frana centro sociale, €.5.000.000,00, e frana rupe del castello, €.2.000.000,00) la cui progettazione, trattandosi di un progetto preliminare o di fattibilità, verrà affidata a breve.
La disponibilità delle risorse finanziarie è stata analizzata anche dall’Architetto Gaspare Buonsanti della Struttura Commissariale che ha ribadito tutti i passaggi (dal prestito BEI al Patto per la Basilicata) e le difficoltà, anche burocratiche, affrontate negli ultimi tre anni quantificando in quasi 140M€ le risorse provenienti dal Patto per lo Sviluppo della Basilicata, P.O. Ambiente FSC 2014/2020 ex CIPE 55/2016, Secondo Addendum al P.O. Ambiente 14/20 ex CIPE 11/2018, Piano Stralcio 2019 (Nazionale) e Fondo Rotazione di cui al D.P.C.M. 14 luglio 2016.
Bisogna intervenire anche attraverso la programmazione di “interventi non strutturali”, interventi capaci di dare informazioni dirette sullo stato di criticità del nostro territorio e che vedono la figura del geologo libero professionista (e non solo) al centro delle attività dei presidi territoriali. Spero inoltre, che i quasi 6M€ del Fondo Rotazione per la progettazione permetta ai Comuni di dotarsi di un “Parco Progetti” capace di dare risposte concrete alle mitigazione del Rischio Idrogeologico in Basilicata – afferma Raffaele Nardone del CNG .
Sono fiducioso, continua Colangelo, forse dopo quasi quattro anni di attesa ci siamo. Le diverse fonti finanziarie fanno ben sperare circa l’inizio concreto dell’attuazione del piano d’intervento, elemento fondamentale per la messa in sicurezza del territorio e la ripresa di un settore professionale e imprenditoriale in affanno negli ultimi anni.
Stigliano purtroppo non è nuova a questi fenomeni, alcune parti dell’abitato sono state costruite su corpi di grandi frane antiche e buona parte dell’abitato stesso sorge sopra una placca calcarenitica estremamente fratturata e in via di dissesto. Dopo il 1907, l’abitato di Stigliano, insieme ad altri comuni della collina materana, veniva già ammesso al trasferimento. I tipi di movimenti franosi sono rappresentati principalmente da deformazioni gravitative profonde di versante tipo “espandimenti laterali” di masse rocciose su terreni argillosi.
Tale ipotesi di delocalizzazione è stata successivamente ripresa dalla Commissione costituita per la definizione del programma pluriennale di intervento previsto ai sensi della L.27 marzo 1987 n.120 «…è del parere che quei settori urbani danneggiati o concretamente minacciati da dissesti tecnicamente insanabili e staticamente irrecuperabili trovino collocazione in aree di sicura stabilità ».
L’elevata predisposizione all’instabilità – continua Colangelo, è legata principalmente a 3 fattori: geologici, climatici ed antropici. Il Comune di Stigliano rappresenta un vero e proprio laboratorio naturale per l’applicazione e la validazione di nuove soluzioni di monitoraggio/intervento per la mitigazione del rischio idrogeologico.
La fragilità del suolo in Italia è un problema diffuso nella maggior parte del territorio, con conseguenze chiaramente ingenti dal punto di vista dei danni sia in termini economici che ambientali. Le cause del dissesto idrogeologico sono di varia natura, dalla predisposizione geologica e geomorfologica del nostro territorio agli eventi estremi che stanno caratterizzando il clima degli ultimi anni ma certo non possiamo non considerare il ruolo che riveste l’attività antropica al punto che negli anni il consumo di suolo ha raggiunto livelli sempre maggiori e soprattutto inimmaginabili attraverso una vera e propria trasformazione del paesaggio.
Conseguenze deleterie di questo fenomeno sono i processi di deforestazione attraverso cui si è fatto posto a nuovi rioni nei centri urbani, ad infrastrutture e strutture produttive con l’elevata cementificazione che riduce notevolmente la permeabilità del suolo.
Gli interventi di stabilizzazione dei pendii hanno come obiettivo fondamentale la messa in sicurezza di una situazione di pericolo attuale e contemporaneo, come ad esempio una frana in movimento, oppure la prevenzione del rischio su pendii potenzialmente instabili, o infine la sistemazione di un dissesto già avvenuto.
Per ridurre il rischio dovuto al dissesto idrogeologico è fondamentale insistere su azioni di previsione, di prevenzione e di mitigazione degli effetti per cui la conoscenza del territorio, l’individuazione e la quantificazione dei rischi, permettono di prevedere eventuali disastri e calamità naturali, con l’obiettivo di ridurre al minimo i possibili effetti diretti e collaterali.
In Italia sarebbe necessario effettuare investimenti per mettere in sicurezza l’intero Paese pianificando gli interventi di gestione e di cura del territorio, inclusa una regolare e periodica manutenzione.
Il suolo è una risorsa preziosa, la cui difesa viene troppo spesso sottovalutata per cui va fatto un uso corretto del suolo restituendo parte di esso alla natura, mentre oggi si fanno interventi principalmente concentrati a risolvere situazioni di emergenza o già molto critiche.
Lo studio, la caratterizzazione e la gestione di aree al alto rischio idrogeologico rappresenta una delle problematiche più complesse nell’ambito della difesa del suolo e richiede una stretta sinergia tra il mondo della ricerca, quello della Pubblica Amministrazione a cui spetta il compito di programmazione e controllo e quello professionale a cui spetta la progettazione e l’attuazione dei piani di intervento – conclude Colangelo.