Il sistema di welfare, così come lo abbiamo conosciuto in tutti questi anni, è in crisi e non risponde più a quello che abbiamo rivendicato per anni: la presa in carico delle persone nella loro globalità. La Fipac, federazione italiana pensionati del commercio, aderente a Confesercenti Potenza intensifica la propria iniziativa di tutela che riguarda una categoria di lavoratori autonomi con pensioni decisamente basse.
Per i pensionati – sottolinea la Fipac – è arrivato il momento di vedere riconosciuto quello sforzo che essi stessi hanno sostenuto in questi anni di crisi, contribuendo a puntellare i bilanci delle famiglie, mitigando spesso gli effetti negativi della crisi all’interno delle famiglie. In particolare c’è attesa per la sentenza della Corte Costituzionale che stabilirà se sei milioni di pensionati italiani hanno diritto ai rimborsi tanto attesi. Parliamo di quella quota di assegno mensile che nel 2012/2013 e per effetto della cosiddetta “norma Fornero” non avevano ricevuto; “indebitamente”, secondo la Consulta, che con una sentenza – la n.70 del 30 aprile 2015 – bollò come incostituzionale quel provvedimento che aveva sospeso la rivalutazione di tutte le pensioni superiori a un po’ meno di 1.500 euro lordi al mese: per il 2012 e il 2013 e con una sorta di effetto-domino sugli anni successivi. La Corte Costituzionale tornerà ad esprimersi – alla luce anche dei ricorsi-pilota presentati in tutta Italia alle Corti dei Conti regionali – per i pensionati del pubblico impiego e ai Tribunali della provincia di residenza per i lavoratori a riposo del settore privato.
In attesa del pronunciamento della Consulta, c’è qualcosa che i pensionati possono – anzi, devono – fare; l’invito della federazione pensionati del commercio è di inviare una lettera di diffida all’Inps con cui mettere in cassaforte il diritto a richiedere il maltolto, nel caso in cui la Corte Costituzionale si esprima a loro favore. C’è tempo fino al 31 dicembre per far scattare questa tutela.
Hanno interesse a firmare una lettera di diffida all’istituto di previdenza – spiega Fipac-Confesercenti – tutti i pensionati che nel 2012 percepivano un assegno mensile tra circa 1.170 euro netti (1.400-1.500 euro lordi) e 2.100 euro netti (2.800-2.900 euro lordi): cioè chi ha ricevuto il rimborso parziale – una tantum – con cui il governo ha tentato di mettere una toppa allo strappo. «Ma possono firmare anche tutti coloro che ancora non hanno ricevuto un euro» del maltolto, cioè tutti i pensionati In sintesi, la diffida riguarda chi nel 2012 aveva una pensione superiore a poco più di 1.400 euro lordi; al di sotto di questa soglia, la perequazione, cioè l’ancoraggio delle pensioni all’aumento del costo della vita, è stato garantito. Possono firmare la diffida «anche le pensionate vedove – che percepiscono due assegni di basso importo: ad esempio, da 800 euro lordi ciascuno, perché complessivamente hanno un reddito previdenziale che ha subito il blocco della rivalutazione».
La Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi non sulla norma Fornero, che ha già giudicato incostituzionale, bensì sul decreto 65/2015, cioè il provvedimento con cui il governo Renzi ha deciso di riconoscere solo un “rimborsino” – parziale e in soluzione unica – e solo ad una parte della platea dei pensionati beffati: e cioè a chi nel 2012 percepiva una pensione tra poco più di 1.400 euro lordi mensili e poco meno di 2.900 euro lordi al mese. «In attesa che la Corte Costituzionale si pronunci sul decreto 65/2015 è bene che i pensionati interrompano la prescrizione, che equivale a dire “pagami”. Se al 31 dicembre 2016, non si invierà una diffida all’Inps per sospendere la prescrizione, e la Consulta si esprimesse a favore dei pensionati, si perde il mio diritto a chiedere il rimborso».
Non possiamo inoltre rassegnarci – sottolinea Antonio Vitucci della Fipac-Confesercenti Potenza – a non avere servizi pubblici che accompagnano le fasi della vita (dall’infanzia alla vecchiaia) facendo affidamento prevalentemente sul welfare familiare che poi è quello che ricade quasi esclusivamente sulle donne, siano esse della famiglia o assistenti familiari. Per questo, FIPAC rivendica politiche socio-sanitarie e di sostegno al reddito che rispondano ad una strategia duratura e articolata e non ad interventi spot che non aggrediscono le disuguaglianze. E non si può non tener conto dell’invecchiamento della popolazione che, se non adeguatamente affrontato e sostenuto, non sarà un invecchiamento attivo ne’ una risorsa come invece noi pensiamo ed auspichiamo. Questo comporta avere un progetto alto, un modello integrato, un respiro lungo che oggi, purtroppo, la politica non offre da qualsiasi angolazione vogliamo guardarla. Questo deve essere il cuore del nostro impegno da qui al 2020. Vogliamo riportare al centro i diritti dei cittadini.