Società e Cultura

FEMMINICIDIO: CAMPAGNA UIL “Noi vogliamo smettere di contare!”


“Noi vogliamo smettere di contare!”: è lo slogan scelto dalla Uil-Mobbing e Stalking dopo i nuovi ennesimi casi di femminicidio in Italia che fanno salire a 18 il numero di donne uccise dall’inizio dell’anno, una donna uccisa ogni 60 ore

La Uil – evidenzia Anna Carritiello, della segreteria regionale – è impegnata sul tema della violenza contro le donne e del femminicidio su più fronti: attraverso gli sportelli sindacali che operano su tutto il territorio nazionale, chiamati “Centri di Ascolto mobbing e stalking contro tutte le violenze”. I Centri di ascolto UIL per Mobbing e Stalking mettono in atto azioni specifiche per prevenire, intervenire, contrastare e combattere ogni forma di violenza portata nei confronti di tutti i cittadini e tutte le cittadine, indipendentemente dalla loro condizione di lavoratore/lavoratrice, pensionato/pensionata, studente/studentessa, inoccupato/inoccupata, iscritto/iscritta o meno al sindacato, in ogni luogo di vita, di studio, di lavoro. Forniscono consulenze sindacali, psicologiche e legali atte a trovare una soluzione e un intervento specifico. Negli anni abbiamo ricevuto tante richieste di donne che si sono rivolte a noi perché stavano subendo molestie sessuali, violenze sia in ambito familiare ma anche in ambito lavorativo. Quest’anno si sono rivolte ai centri di Ascolto UIL in tutto il Paese più di 1000 persone di queste il 60% era composto da donne, il 35% da uomini, il 5% da persone LGBTQI. Nel 60% hanno subito mobbing, il 15% ha subito stalking, il 10% molestie sessuali, il 10% violenza, il 5% malessere organizzativo. Tale fenomeno è strutturale e non è un tema emergenziale. Da quando abbiamo i centri (dal 2003) riscontriamo questi dati. La UIL non si limita a rispondere alle richieste delle donne che subiscono violenze ma appronta specifiche azioni di buone pratiche attraverso l’inserimento nei contratti di accordi specifici sul contrasto e la prevenzione della violenza nei luoghi di lavoro. Un esempio di buona pratica è l’accordo che abbiamo firmato con Confindustria nel 2016 “Accordo quadro sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro”. Accordo che vorremo fosse recepito per tutti comparti lavorativi sia pubblici che privati.

A tal proposito la UIL intende promuovere un Protocollo di intesa con i Sindaci e le Giunte comunali che devono, col il sostegno della Commissione P.O. regionale, attivarsi e favorire attività di contrasto e prevenzione della violenza sulle donne, prevedendo: un punto di raccolta protetto delle segnalazioni sulle violenze femminili; un forte sostegno dei centri antiviolenza esistenti sul territorio (e laddove non esistessero, stabilire convenzioni con analoghe strutture limitrofe; la creazione di un tavolo regionale contro la violenza sulle donne e sui minori che preveda, fra i suoi componenti, il sindacato rappresentato dalla Responsabile regionale P.O.; l’adozione di uno strumento di rilevazione delle segnalazioni di violenza finalizzato al monitoraggio e alla prevenzione. Elemento, questo, da cui non si può prescindere; la promozione di un servizio di mediazione familiare nell’ambito degli attuali servizi di assistenza sociale e volontariato; la promozione di attività di sensibilizzazione e prevenzione nelle scuole del territorio attraverso l’inserimento nei piani di studio scolastici degli elementi della cultura di genere; la collaborazione continua con il sindacato e gli strumenti front office che gli sono propri – Patronato e Centri di ascolto mobbing-stalking – per la prevenzione della violenza sulle donne, nel lavoro come in ambito familiare.

Per la Responsabile Nazionale dei Centri Antiviolenza UIL, Alessandra Menelao, “soprattutto al Sud si scontano due forti limiti: il primo di carattere culturale legato alla difficoltà delle donne a denunciare la violenza specie nel contesto familiare e di assoluta carenza di strutture di protezione delle donne che hanno subito violenza. Sollecitiamo pertanto le Regioni a realizzare cabine di regia con il sindacato, il volontariato e l’associazionismo impegnato su questi temi a dare priorità a finanziamenti per Centri di accoglienza e per programmi mirati inoltre a politiche del lavoro a favore delle donne violentate. Le donne cercano maggiore aiuto presso gli sportelli, i centri specializzati e i centri antiviolenza (+2% rispetto al 2006). I dati ci dicono che, in Italia, per le donne vanno costruite politiche di contrasto alle violenze, concrete e non demagogiche, come il Piano straordinario contro la violenza vorrebbe. Ci auguriamo che venga attivato un confronto serio e puntuale su tale Piano, utile a rispondere ai bisogni delle donne che quotidianamente subiscono le violenze”.

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