Oltre 200 casi di intossicazione in Basilicata, Puglia, Lazio e Veneto hanno portato il ministero della Salute a richiamare alcuni tranci di tonno pinna gialla presenza di istamina superiore ai limiti di legge.
Si tratta di un caso rarissimo in Italia di questo genere sul del pesce decongelato e lavorato dalla Ittica Zu Pietro di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani). Sotto controllo vi sarebbero due lotti, contrassegnati dal marchio di identificazione IT CE 2830, con data di scadenza rispettivamente al 2 giugno e al 7 giugno 2017 con codici: L1 753180517 e L2 753200517 confezioni da circa 2 kh al pezzo.
Ad essere interessati sarebbero – stando quanto riportato dal quotidiano Today, alcuni quintali di pesce, in parte sequestrati dalle Capitanerie di Porto, altri finiti purtroppo sulle nostre tavole.
L’ingestione di partite di tonno mantenuto in condizioni non idonee di conservazione, ha causato nei malcapitati la cosiddetta sindrome sgombroide, o intossicazione da istamina (HFP).
La sindrome sgombroide, ricorda Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” in un comunicato è una sindrome acuta causata principalmente dal consumo di prodotti ittici contenenti alti livelli di istamina e probabilmente di altre ammine vasoattive o altri composti. Nella maggioranza dei casi la HFP ha un andamento benigno con sintomatologia limitata, ciò causa una notevole sottostima dell’incidenza del fenomeno. Dal 1970 i paesi con il maggior numero di casi riportati sono il Giappone, gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma probabilmente perché in questi paesi il sistema di notifica è il migliore.
Si ricordano il focolaio di Palermo nel 1979, nel quale furono coinvolte 250 persone; il caso di Catania nel 1999, nel quale , delle 12 persone che avevano mangiato tonno cotto in casa, 7 presentavano sintomi riferibili a sindrome sgombroide; due casi gravi, registrati nell’arco di cinque giorni in un ospedale di Palermo nel 1996; 12 episodi di avvelenamento diagnosticati nelle regioni Umbria e Marche nel quinquennio 1996-2001; un caso nel gennaio 2005 e due casi nel 2006 presentati all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche.
La diagnosi di ‘’scombroid syndrome’’ si basa sulla sintomatologia ( nausea, vomito, diarrea, vertigini, cefalea, rush cutaneo, disturbi respiratori e ipotensione) e sulla storia di recente assunzione di sgombroidi. L’inizio della sintomatologia è rapido (20-30 minuti dall’assunzione dell’alimento) e i disturbi, abitualmente di lieve entità, si risolvono in genere in meno di 24 ore. La mancanza di precedenti reazioni allergiche al cibo implicato dovrebbe indurre il medico ad escludere l’allergia. L’analisi di materiale biologico (vomito, sangue, urine) degli intossicati è invece difficilmente ottenibile e di dubbia interpretazione (rapido metabolismo, diverse origini dell’istamina). La terapia della sindrome sgombroidea è basata sull’impiego di antistaminici.L’istamina e le altre ammine biogene sono sostanze azotate che si formano prevalentemente dalla degradazione (decarbossilazione) microbica di aminoacidi. I microrganismi coinvolti sono comunemente presenti nell’ambiente, pertanto le ammine biogene possono essere contenute in alimenti e bevande, ma la loro presenza è maggiore nei cibi a rapida deperibilità. Soprattutto se fermentati e ricchi di particolari amminoacidi, come pesci, carni, salumi, latticini e formaggi, succhi di frutta, vino e cacao. Non tutte le ammine biogene sono tossiche dal momento che alcune di esse svolgono importanti funzioni fisiologiche.
FONTE: ITALIAORA
Sito poco serio se non nomina il nome delle marche di tonno incriminato, la gente non va a leggere il numero del lotto sulle scatolette e se invece si tratta di tranci interi ( da come si potrebbe evincere dall’articolo) allora l’immagine è forbiante……ci sarebbero gli estremi per una denuncia per “procurato allarme” ….. e forse anche di terrorismo alimentare.