Il provvedimento di divieto di coltivazioni in agro di Grumento Nova, sia pure in un’area limitata, disposto dal sindaco del Comune valligiano mette in luce un aspetto che ci trova, come organismo popolare interprete del mondo agricolo, particolarmente sensibile: il prezzo durissimo che ha pagato e continua a pagare l’agricoltura insieme alla zootecnia del comprensorio. A sostenerlo è il Csail (Comitato sviluppo aree interne lucane) in una nota a firma del portavoce Filippo Massaro.
I prodotti tipici e di qualità della Val d’Agri – continua la nota – potrebbero subire un altro colpo di immagine con conseguenze pesantissime per l’economia locale, persino più pesanti del blocco di attività del Cova e quindi della cassa integrazione per dipendenti e lavoratori dell’indotto. Non si sottovaluti che per ogni addetto del distretto petrolifero ce ne sono 5 addetti in agricoltura. Tutti sanno – dice Massaro – qual è la storia di contrada Le Vigne nell’area industriale di Viggiano che è stata abbandonata non solo da vitivinicoltori ma anche da tanti altri produttori ortofrutticoli perché è stato impossibile continuare a lavorare a contatto con il Centro Oli. Tutti sanno di agnelli e bovini nati deformi nelle stalle e di speculatori del latte che approfittano per pagarlo agli allevatori al litro meno di quanto costa una tazzina di caffè al bar. E vogliamo parlare delle mele della Val d’Agri che in quanto a sapore e genuinità non hanno nulla da invidiare alle più conosciute (per gli spot pubblicitari) mele del Trentino ma che non godono di buona immagine?
I piccoli agricoltori della valle – afferma ancora il portavoce del Csail – non ce la farebbero a reggere un altro urto mediatico e sono seriamente preoccupati. L’assessore Braia dovrebbe ricordarsene e non limitare ogni suo impegno alla frutticoltura del Metapontino con la costosa presenza a fiere e rassegne internazionali e magari limitarsi a qualche visita alle stalle di quest’area. L’indignazione degli agricoltori di Val d’Agri e Sauro è sempre più insopportabile e – si legge nella nota – riguarda un sistema, quello dell’erogazione dei contributi Ue, in grado di passare al vaglio centimetro per centimetro tutti i terreni; basta pensare che per ogni dieci addetti al settore, almeno tre sono pronti, dietro la scrivania, a redigere documenti. Questo è uno dei tanti motivi per cui molte domande di aiuto vengono liquidate con anni di ritardo mentre inspiegabilmente per altre si seguono percorsi più brevi e persino senza ricorso a continui collaudi. Molto spesso gli Enti si avvalgono di astuzie come quella di problemi telematici, assenza di documenti che, dopo consegnati vengono smarriti dalla P.A. stessa.
Il risultato: per incassare un mandato di pagamento per aiuti comunitari da noi passano anni. Una situazione scandalosa che- conclude Massaro – provoca danni gravissimi ad agricoltori ed economia locale e che alimenta il giro d’affari di usurai a cui tanti piccoli imprenditori agricoli sono costretti a rivolgersi come testimoniano dati recenti di crescita del fenomeno in Basilicata, situazione amplificata dal divieto di attività agricole deciso dal sindaco Imperatrice.