L’auspicio è quello che l’Istituto Nazionale Superiore della Sanità, possa avviare in tempi brevi una proficua quanto continuativa collaborazione tra mondo della Scuola e il Dipartimento Salute Mentale a beneficio dei più giovani: adolescenti che vivono uno dei periodi più delicati del ciclo dell’esistenza. I disturbi psicotici interessano (secondo i dati nazionali dell’Istituto Superiore della Sanità) circa il 4 per mille della popolazione, con epoca di esordio soprattutto durante gli anni della adolescenza. Si stima che in Italia circa 250 mila adolescenti soffrono o hanno sofferto di disturbi psicotici di varia entità.
Il disturbo psicotico è una condizione caratterizzata da una percezione alterata della realtà. Questo senso d’irrealtà genera ansia e irrequietezza, disturbi dell’attenzione, impoverimento e rallentamento del linguaggio, movimenti rallentati, rende le persone attente in maniera maniacale a tutto ciò che li circonda, e in alcuni casi porta ad isolamento emotivo e sociale. Quindi una persona che presenta sintomi psicotici può non riuscire ad affrontare i suoi problemi quotidiani perché non riesce più a pensare con chiarezza oppure perché è convinta che qualcosa o qualcuno influenzi i suoi pensieri.
Con una psicosi il soggetto può non riuscire più a lavorare o studiare come prima, come se avesse perso la capacità di fare cose che prima sapeva fare o come non potesse più concentrarsi a prendere decisioni. E’ interessante notare che gli adolescenti (e non), con questi disturbi danno per scontato il fatto che la loro percezione della realtà sia autentica, nonostante l’evidenza.
La malattia può essere curata e debellata, attraverso una terapia multimodale costante. Il trattamento terapeutico della psicosi, in primis, adolescenziale, si orienta all’approccio bio-psico-sociale e pedagogico e avviene in modo multimodale. Ciò significa che oltre a un trattamento farmacologico sono sempre necessari anche interventi psicoterapeutici/psicoeducativi come anche di tipo socioterapeutico/pedagogico. Sono, inoltre, importante una valida consulenza anche a sostegno psicologico e psicoeducativi dei pazienti e dei loro familiari, terapie comportamentali, riabilitazione sociale e cognitiva, sostegno e aiuto per la reitegrazione scolastica e sociale: si struttura così un approccio “integrato” che permette di migliorare significativamente la prognosi del disturbo.
Giulia Giarletta