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Crisi latte, Cia Basilicata: cosa occorre fare in Basilicata

Se il 2019 era stata un’annata positiva per il settore del latte, con una quotazione media nazionale del prodotto pari a 40,5 centesimi per litro, l’emergenza sanitaria e la chiusura del macro-settore relativo all’ospitalità e alla ristorazione (canale Horeca) hanno fortemente danneggiato il comparto lattiero-caseario, portando in media a 37 cent/litro il prezzo pagato agli allevatori, sotto la soglia di sostenibilità. Gli allevamenti bovini vivono ora in uno stato di grande precarietà e continuano a perdere potere contrattuale. Così Cia-Agricoltori Italiani, che lancia l’allarme in occasione della Giornata mondiale del latte che si celebra oggi.

Un litro di latte viene, oggi, viene pagato alle stalle 0,37 centesimi al litro, al di sotto della soglia di sostenibilità finanziaria dei 39 centesimi, sotto la quale è impossibile un margine -pur risicato- di guadagno. Il colpo del ko definitivo potrebbe essere dato dallo shock dei prezzi di soia e mais, schizzati nell’arco di 12 mesi del +55%. In questo periodo, infatti, un quintale di soia è passato dai 45 ai 70 euro, massimo storico dell’ultimo ventennio. Questo aumento indiscriminato delle materie prime impiegate nell’alimentazione del bestiame non permetterà alle filiere di reggere a lungo: basti pensare che circa il 70% dei costi di produzione del latte è imputabile alla mangimistica.

Gli allevamenti bovini da latte in Basilicata sono circa 400, con una produzione media di circa 3.500 q.li di latte giornaliero che ha diverse destinazioni e molteplici destinatari. Una parte di tali quantitativi vengono consegnati a importanti player, quali Granarolo e Parmalat. Una ulteriore quota è indirizzata a strutture di caseificazione di media dimensione campane e pugliesi. Un’altra parte viene trasformata da strutture casearie locali e una ulteriore e interessante quantità fa capo ai circa a 50 caseifici agricoli che lavorano esclusivamente latte di propria produzione.  Il resto della produzione (tra 800/1.000 q.li) è caratterizzato da una grande frammentazione basata su relazioni scarsamente strutturate ed ai limiti di una sostanziale precarietà.

Alla congiuntura seguita all’emergenza sanitaria (che in maniera sensibile ha generato una riduzione dei consumi di prodotti caseari freschi, creando un problema vero per la trasformazione casearia), il mercato del latte lucano e meridionale si è ritrovato “annacquato” anche da importanti quantitativi di latte e derivati, a prezzi fortemente ribassati (27/30 cent) e certamente molto al di sotto dei costi di produzione del latte meridionale e lucano.

COSA OCCORRE FARE IN BASILICATA

Al solo scopo di dare un utile contributo al comparto e favorire concrete soluzioni all’attuale stato delle cose, come CIA Agricoltori Italiani riteniamo che in questa fase urge ed è prioritario approcciare la problematica che vivono gli allevatori lucani perseguendo almeno due fondamentali obiettivi.

  • Il primo riguarda la tempestiva gestione della situazione emergenziale che stiamo vivendo individuando idonee destinazioni ai quantitativi di latte in surplus.
  • Il secondo obiettivo è quello di definire, partendo dai soggetti economici, direttamente interessati, una strutturale intesa tra mondo della produzione primaria e trasformatori per la nascita di una filiera lucana sul latte bovino.

Sarebbe auspicabile, a nostro parere, puntare sulla produzione di latte UHT e trasformazione in formaggi stagionati e caciocavalli coinvolgendo la trasformazione locale, che ha capacità di lavorazione e stagionatura.

Tutte le ipotesi però richiedono un significativo, concreto e coordinato impegno da parte della Regione e del Governo Nazionale e del Ministero delle Politiche Agricole che, utilizzando tutte le risorse e gli strumenti di intervento disponibili e possibili (compreso programmi volti a favorire i consumi e gli aiuti alimentari), possano salvaguardare gli allevatori lucani e le strutture di trasformazione che intendono valorizzare le materie prime provenienti dai nostri territori.

Superata la fase emergenziale – conclude la Cia – sarà  comunque indispensabile intervenire con puntuali  azioni volte a rafforzare, sulla base di specifiche regolamentazioni, l’intero sistema lattiero caseario lucano.

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