Si scoprono le carte e il disegno da tempo ipotizzato che circolava nelle stanze dei Palazzi istituzionali e Sindacali, nella giornata dell’8 Agosto u.s. si è materializzato, nella Città di Matera, capitale della cultura. A fronte di un percorso di democratizzazione che dovrebbe basare la propria azione e la sua progettualità nel novero della collegialità, del pluralismo e della partecipazione, in particolare quando si esce da oltre 4 anni di commissariamento come nel caso dei CdB in Basilicata, siamo ripiombati nella più macroscopica delle contraddizione e nella più incomprensibile delle scelte.
E’ quanto sostiene Cia Basilicata.
Siamo rimasti particolarmente frastornati nel momento in cui dopo una lunga rogatoria del Commissario uscente, i rappresentanti eletti nelle liste di “Agricoltura e’ Vita” (Imprenditori associati CIA) e la rappresentanza dei Sindaci presenti in Assemblea, hanno proposto di individuare quale organo esecutivo del CdB, il Consiglio di Amministrazione (soluzione prevista dalla legge), rimarcando che si tratta di soluzione collegiale, senza oneri e costi aggiuntivi per la struttura.
A maggioranza invece – si legge nella nota della Cia – l’assemblea ha deciso di eleggere e nominare a capo del Consorzio di Basilicata l’Amministratore Unico (nella persona del già Commissario, che con poteri assoluti – bontà sua – può con atto monocratico nominare anche il Direttore del Consorzio).
A questo punto davvero la domanda nasce spontanea: c’era davvero la necessità di scomodare e abusare di termini quali democratizzazione, partecipazione, collegialità per realizzare questo “capolavoro di monocratismo gestionale”?.
Un unicum che non trova pari in nessuna delle venti Regioni della nostra Nazione e con la L.R. 1/17 istitutiva che tra l’altro necessità anche di essere riscritta in alcune parti, come fatto rilevare dalla Suprema Corte a inizio Giugno 2018.
A tal fine rimarchiamo la singolarità del nostro consorzio che per dimensioni (interessa e sovraintende ad oltre 70% del territorio regionale), che per funzioni, competenze, per numero di dipendenti (quasi 6.000), per il patrimonio, per la capillarità dei servizi, è fra le strutture più complesse ed elefantiache del Paese.
Nella primissima fase di questo percorso di democratizzazione (iniziato a marzo 2018), tutti auspicavamo la concretizzazione di un processo reale dell’autogoverno e con esso l’occasione per ridisegnare strategie, progettualità e contribuire allo sviluppo e alla coesione di questa nostra terra.
Questo auspicio non è durato che qualche giorno.
Subito sono partite le manovre e gli intrecci di palazzo, gli atteggiamenti dilatori, indirizzati a generare confusione e incertezze sulle elezioni e sulla partecipazione al voto. Si è compreso subito che eravamo di fronte a coreografie di facciata.
Con la scelta dell’8 agosto da parte della maggioranza dell’Assemblea – evidenzia la Cia – sono emerse in tutta la loro portata le contraddizioni soprarichiamate, di fatto è stato azzerato l’istituto dell’autogoverno, rimossa la sussidiarietà, la progettualità e la pianificazione condivisa e di prossimità con i territori e gli Enti locali, è pura retorica, tutte parole e involucri vuoti da utilizzare quale specchietto per le allodole, avendo nei fatti dato corso ad una gestione/controllo monocratico, in nome della managerialità e del tanto decantato efficientismo, che non risparmia anzi scarica con lucida freddezza sull’Assemblea oneri e responsabilità.
Quanto si è verificato lo scorso 8 Agosto alla prima seduta dell’Assemblea è la riconferma che il Consorzio di Bonifica della Basilicata è sostanzialmente un Ente strumentale di servizio ed al servizio della Regione Basilicata.
Quanto affermato, non solo è nel merito e nel metodo incomprensibile, ma rappresenta il quadro plastico di come quella parte di Agricoltori componenti l’Assemblea che si richiamano alla lista Nuova Aurora – soci Coldiretti – nell’eleggere l’Amministratore unico già Commissario, hanno di fatto scelto di rinunciare a quel sano e attivo protagonismo, assecondando scelte maturate altrove e ben prima delle elezioni.
Questo conferma che il prezzo più alto nella nostra Basilicata – afferma la Cia – viene pagato ancora una volta dai settori produttivi e dalle imprese e nel caso di specie dal comparto agricolo, che pur avendo la possibilità di praticare rilevanti istituti quali l’autogoverno, la sussidiarietà, l’autonomia impositiva, consegna di fatto ad altri il Consorzio, limitandosi a prendere solo atto di decisioni assunte altrove.
Riteniamo senza particolari velleità, che dopo quanto accaduto nella fase pre-elettorale ed elettorale, abbiano ancora una volta optato per la soluzione sbagliata, con il rischio concreto questa volta di aver dato vita ad una mastodontica struttura che di fatti marginalizza il settore primario, offusca la qualità della rappresentanza, genera subalternità, con l’aggravante che questo capolavoro di monocratismo gestionale è stato concepito con il voto determinante degli Agricoltori eletti nella lista Nuova Aurora.