Lavoro

Confcommercio: in provincia di Potenza poche chances di avere un “capo donna”


Sono modeste le chances in provincia di Potenza di avere il “capo donna”: nel 2016 le imprese femminili iscritte alla Camera di Commercio di Potenza sono 9.622 con un totale di 11.547 addetti.

A riferirlo è Confcommercio Imprese Italia Potenza che ha rielaborato su scala provinciale i dati della Camera di Commercio di Milano relativi al registro imprese 2016 e 2015. Rispetto al 2015 si registra un incremento di imprese femminili dello 0,8% (erano 9.471) rafforzando la buona tendenza dell’autoimprenditoria femminile in provincia di Potenza, la sesta provincia di Italia per tasso di femminilizzazione di impresa.   C’è oggi – commenta Incoronata Lucia, dirigente Confcommercio e Terziario DonnaConfcommercio – una maggiore presenza nell’economia, accompagnata da una maggiore qualificazione delle imprenditrici femminili con un miglioramento di qualità del lavoro e un rafforzamento di ruolo nel contesto imprenditoriale. Si tratta di realtà aziendali che sono sempre di più un riferimento e non tanto una soluzione lavorativa autonoma alternativa all’impiego.

A pochi giorni dall’8 marzo, Giornata internazionale della donna, per evitare il rischio della “retorica”, un’indagine dell’Ufficio Studi Confcommercio è di aiuto per capire come le donne hanno fatto a reggere meglio dei colleghi uomini alla crisi nonostante  le aziende in rosa sono ancora poche e scontano difficoltà annose legate in primo luogo all’accesso al credito.

Per Confcommercio, rispetto al passato c’è un cambio culturale importante da parte delle donne che sono più propense a dedicarsi al business.  La spinta deriva inoltre dal fatto che con la crisi molte donne, che magari avevano un lavoro precario, lo hanno perso. Di qui la necessità di reinventarsi attraverso l’autoimpiego in attività che spaziano dal commercio ai servizi alle persone e alle imprese o legate alla sostenibilità, a Internet, ad attività fortemente innovative. Uno scenario positivo, dunque, anche se le aziende rosa restano ancora una minoranza e devono fronteggiare diversi ostacoli, in primis l’accesso al credito. Spesso infatti le donne non hanno un passato d’azienda ed è difficilissimo ottenere dei finanziamenti, come rilevano anche i dati dell’Osservatorio nazionale sul credito per le Pmi, secondo cui le porte dell’accesso al credito faticano ancora a spalancarsi per le donne imprenditrici: nel secondo trimestre dello scorso anno le richieste sono state accettate solo nel 20,2% dei casi (in aumento rispetto al 19,2% del primo trimestre).
L’obiettivo da perseguire è incentivare tramite dei finanziamenti l’avvio di nuove imprese, oltre che gli investimenti per la crescita e il rilancio di attività in temporanea difficoltà a causa della crisi. Anche se l’accesso al credito non è l’unico problema che devono fronteggiare le imprenditrici. A questo si affiancano infatti anche i temi dell’accesso alle competenze e alle reti professionali di business. Resta infine ancora molto difficile per le donne andare oltre la micro o la piccola azienda, anche perché al momento il mercato non offre grandi opportunità di creare grandi imprese.

C’è una novità: una tendenza che si sta consolidando anche nella nostra realtà provinciale, a dispetto della crisi, è la vendita diretta a domicilio che conosce da anni una crescita continua (l’incremento dal 2010 al 2014 supera il 30%) questa è la dimostrazione che valorizzare le donne (che nelle aziende associate Univendita -la maggiore associazione del settore- aderente a Confcommercio rappresentano l’88% della forza vendita) conviene.
La vendita diretta rappresenta, dunque, per molte donne un modello positivo di soddisfazione nel lavoro, flessibilità organizzativa, autogestita e soggettiva, conciliazione con le esigenze della vita personale, incremento di produttività e risultati.

“Con il nostro impegno che è fatto di madri-mogli che ogni giorno aprono la saracinesca del negozio per garantire un servizio all’utenza – sottolinea Lucia Incoronata, dirigente Confcommercio – vogliamo superare la “retorica” delle pari opportunità e tradurla in azioni concrete. Ad esempio con le iniziative dedicate al tema dell’accesso al credito. Oppure offrendo una consulenza dedicata che non si limiti ad analizzare questioni “burocratiche” o “fiscali” ma che sappia affrontare anche i temi più legati al nostro essere “donne” e alla conciliazione dei tempi di lavoro e di vita familiare. Ma, ugualmente, rimarchiamo l’importanza che, ad ogni livello, nelle Istituzioni, si dia avvio ad azioni concrete per rimuovere gli ostacoli e dare slancio alle possibilità di crescita e di sviluppo sfruttando la concreta e innovativa potenzialità della forza al femminile”.

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com