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Cia: cinque proposte per “riprogettare il futuro” con l’agricoltura al centro


Modernizzare e digitalizzare l’agricoltura italiana per aumentare produttività e sostenibilità del settore continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare del Paese; rilanciare le aree rurali, in un’ottica abitativa e turistica, come argine contro lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento ambientale e paesaggistico; costruire veri e propri “sistemi imprenditoriali territoriali” interconnessi, dove le attività economiche e le forze sociali possano fare rete per resistere meglio alle crisi. Questi alcuni dei punti chiave della ricetta di Cia-Agricoltori Italiani per “riprogettare il futuro” con “Agricoltura-Territorio-Società” al centro, come recita lo slogan dell’Assemblea nazionale 2020, costruendo un piano di rilancio post Covid.

All’Assemblea associati e dirigenti della Cia lucana hanno dato il proprio contributo rilanciando Il Progetto “Il Paese-la Basilicata che vogliamo” che è stato discusso dall’Assemblea regionale Cia-Agricoltori  del 5 novembre scorso.

Proprio con l’obiettivo di fornire un contributo concreto alla costruzione di un nuovo progetto di sviluppo dell’Italia, con gli strumenti messi in campo dall’Ue e dall’esecutivo anche con la prossima manovra di bilancio, Cia ha lanciato in Assemblea nazionale le sue cinque politiche direttrici del percorso di ripresa:

  • POLITICHE DEI SETTORI PRODUTTIVI – Sono riconducibili a tale sfera tutte quelle azioni che agevolano lo sviluppo estensivo dell’agricoltura digitale e la modernizzazione del settore, con l’obiettivo di rendere sempre più sostenibili i produttori nazionali, avendo a disposizione tecnologie innovative a supporto delle scelte di tecniche culturali e input produttivi, razionalizzazione delle risorse, raccolta dati, tracciabilità delle filiere. Altrettanto necessario uno sforzo progettuale per rafforzare le grandi produzioni agricole, a partire dal potenziamento della ricerca varietale e delle biotecnologie; la pianificazione di investimenti innovativi in campo agro-zootecnico, in un’ottica di riequilibrio degli impatti ambientali, e il rinnovamento del parco macchine agricole. Non meno strategica, poi, la creazione di sistemi produttivi a vocazione territoriale, tramite un coinvolgimento attivo e condiviso tra agricoltori, artigiani, commercianti, logistica, turismo, enti locali, consumatori.
  • POLITICHE PER LA PERMANENZA SUL TERRITORIO – Nelle aree interne, che fanno il 60% della superficie nazionale, l’agricoltura spesso rappresenta il principale asset economico, sociale ed ambientale, il solo freno all’abbandono di territori custodi da sempre di biodiversità e paesaggio. Occorrono, quindi, strumenti orientati a frenare lo spopolamento attraverso politiche di insediamento abitativo, che incentivino il recupero di fabbricati rurali, piccoli centri e borghi. Ugualmente necessaria la messa in sicurezza e il ripristino della rete infrastrutturale viaria, ma anche scolastica, edilizia e della sanità locale, così come il superamento del digital-divide rispetto alle città. Inoltre, bisogna agevolare lo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e femminile agricola, nonché il ricambio generazionale, anche garantendo l’accesso alla terra; migliorare l’organizzazione dei servizi nelle aree rurali, su misura per tutte le fasce di età in particolare dell’anziano, e creare percorsi di sanità territoriale.
  • POLITICHE PER I SERVIZI ALLE IMPRESE E ALLE PERSONE – Riprogettare il futuro all’interno del rapporto stretto tra agricoltura, economia e società, vuol dire passare anche attraverso una sistematizzazione del sistema dei servizi alle imprese e alla persona che trovano diffusione sui territori. Questo vuol dire favorire “pacchetti” integrati in base ai bisogni e alla domanda, coerenti con le sfide del contesto globale, nonché ampliare e innovare la gamma dei servizi.
  • ALTRE POLITICHE DI GESTIONE E SVILUPPO – Nella convinzione che il turismo rurale sia una potente chance di rilancio del Paese, è necessaria una pianificazione che valorizzi maggiormente le dimensioni sostenibili dell’agriturismo e che metta a sistema il circuito enogastronomico con tutte le sue potenzialità. Altrettanto irrinunciabili sono gli interventi per favorire una gestione sostenibile del suolo, così da contenere il rischio idrogeologico e prevenire i disastri ambientali; agevolare percorsi di efficienza e risparmio idrico; favorire i processi d’internazionalizzazione (e-commerce; co-branding); promuovere una revisione del sistema di gestione dei rischi in campo agricolo anche tramite la modernizzazione del sistema assicurativo; promuovere nuovi e più incisivi modelli di gestione della fauna selvatica.
  • NUOVA PAC – La nuova Pac dovrà continuare a porsi come obiettivo principale lo sviluppo dell’agricoltura sostenibile e il sostegno al reddito degli agricoltori, mantenendo la produttività agricola e garantendo un approvvigionamento stabile di prodotti a prezzi accessibili. I pagamenti di base sono da riequilibrare: no al dato storico e sì al capping ragionevole. Bene anche alla nuova architettura (Piani strategici nazionali) se favorisce una visione strategica, migliora la governance e riduce la burocrazia. La vera ambizione per il futuro resta la capacità di unire sostenibilità e competitività. In tal senso, sì alla condizionalità rafforzata, superando le attuali misure del greening; misure agro-ambientali più ambiziose, se legate al territorio; uso più efficiente delle risorse dello Sviluppo rurale; estensione degli interventi settoriali (OCM) anche a nuovi settori.

L’agricoltura è pronta a esercitare un ruolo da protagonista all’interno di un progetto di rilancio del Paese -ha detto il presidente nazionale Dino Scanavino, concludendo i lavori dell’Assemblea-. Un progetto che prevede un cambio di rotta, con una strategia di sistema condivisa tra tutte le forze socioeconomiche espressione dei territori italiani. A tal fine, Cia si candida a essere il promotore attivo di questo processo di cambiamento per uscire dall’emergenza e spingere la ripresa nazionale”.

 All’Assemblea nazionale Cia sono intervenuti, tra gli altri, il premier Giuseppe Conte, il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per il Green Deal Frans Timmermans; la ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova; il ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola; il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia; il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni; l’on. Tajani e i Presidenti Commissione  Agricoltura e Ambiente Senato.

 Il Progetto “Il Paese-la Basilicata che vogliamo” che la Cia-Agricoltori Italiani ha messo a punto è stato declinato in tutti i suoi numerosi e specifici aspetti e si è arricchito del contributo di idee, valutazioni e commenti in una videoconferenza alla quale sono intervenuti decine e decine di rappresentanti, a partire da  quelli Istituzionali come la Regione Basilicata, l’APT, i Parchi, l’Anci, gli Enti di ricerca, le associazioni datoriali di tutti i settori, quelle del mondo del lavoro, della cooperazione, del terzo settore, ambientalista e dei consumatori. Un confronto a più voci per oltre quattro ore,  aperto dal Presidente Regionale Lorusso e moderato dal direttore di Potenza e Matera  Donato Distefano.

In particolare la Cia si è confermata interlocutrice riconosciuta per qualità di proposte progettuali da tutti i segmenti della società lucana.

Un riconoscimento che dipende dal nuovo modo di interpretare l’azione sindacale in agricoltura, rappresentando aziende, produzioni e territori in una logica integrata e relazionale a partire da e con gli altri settori produttivi, con il mondo del lavoro, della conoscenza e dei saperi a quello ambientalista, del terzo settore, dei consumatori, aprendo ad intese sussidiarie e funzionali con gli Enti locali e i soggetti istituzionali deputati al governo dei territori, delle risorse naturali, ambientali, paesaggistiche e infrastrutturali.

Donato Distefano ha ricordato i dati più significativi del sistema agricoltura che si compone di poco più di 50.000 imprese, di cui il 98% sono PMI. Di qui il richiamo a tutti, in particolare in questa fase, nuovo ciclo di programmazione e risorse aggiuntive, di far tesoro di errori che purtroppo abbiamo dovuto registrare riguardanti le precedenti programmazioni e quelle in corso, favorendo processi e soluzioni volti a qualificare progetti e risorse. In questo modo eviteremo di arricchire la pagina del mancato sviluppo oltre che a invertire ritardi e rischi disimpegni, a partire dalla percentuale della spesa dei fondi UE 14/20, che purtroppo come segnala il rapporto di Banca Italia sull’economie Regionali pubblicato in questi giorni, riporta che nella nostra Regione la spesa sul FSC si ferma al 33% e gli impegni al 22%, per l’FSE e il FESR il 66% d’impegni e circa il 40% di speso, mentre fa eccezione il FEASR che vede impegni oltre il 90% e una spesa che viaggia al 30.9.20 al 43%.

Una seconda parte dell’Assemblea più interna con la presenza di Produttori e componenti dei GIE (gruppi interessi economici), con i responsabili e il Presidente nazionali, aperta da Giuseppe Stasi Presidente CIA Matera resp Gie ortofrutta, è stata dedicata alla programmazione e agli investimenti in corso relativamente ai comparti produttivi più rilevanti a livello di Regionale di Basilicata, quali la Cerealicoltura Resp. Nazionale il lucano Moscaritolo  (abbiamo discusso anche della CUN e delle prospettive relative alle semine 2020 e delle misure a superficie), quello zootecnico da latte/carne Resp. M. Bove  (con particolare riferimento alle ultime vicende sulle quotazioni e il prezzo del latte, sulle carni la possibilità di progetti estensivi specie al sud Italia, come pure i settori olivicoli Resp P. Colonna e la vitivinicoltura Dott. A. Amato.

Il confronto molto articolato è stata l’occasione per fare il punto non solo su misure immediate e specifiche per sostenere i comparti alimentari in questa fase assai delicata nella quale bisogna garantire sempre più alimenti freschi e di qualità e tal riguardo abbiamo segnalato al Presidente l’esigenza di poter contare su strumenti immediati ed efficaci quali la cambiale agraria, forme di defiscalizzazione e decontribuzione, ecc., ma anche per tarare e dimensionare una strategia produttiva e canali di conferimento alle imprese lucane, all’interno di scenari e sistemi di contrattazione di area vasta a partire dal mezzogiorno e la creazione dei distretti della zootecnica, del pomodoro e della cerealicoltura del sud Italia.

Come consolidiamo un modello produttivo oltre che rafforzare la filiera del latte bovino in Basilicata, con i nostri 1,4 milioni di quintali annui le nostre 500 stalle,  sapendo che per la CIA non ci possono essere contratti di areali produttivi seppur importanti come quelli di alcune regioni del nord Italia, valere o essere da riferimento su tutto il territorio nazionale, generando forme ingiustificate di  speculazione oltre che grimaldello per far saltare accordi e quotazione che faticosamente sono stati conquistati in base a oggettivi parametri qualitativi che migliaia di aziende da latte del Centro-Sud Italia (sono oltre 10.000 su circa 40.000 nel paese), con sacrifici e abnegazione hanno raggiunto e rispettano, garantendo qualità e sicurezza alimentare all’intera filiera lattiero casearia.

Discorso di natura diversa per ortofrutta, olivicoltura e vitivinicoltura, comparti che devono sempre più caratterizzarsi quali produzioni di alta qualità ed eccellenze in termini di unicità e istintività, ma soprattutto puntare su valori che esaltano le componenti nutrizionali e salutistiche.

Per tutte queste ragioni e per l’impianto programmatico che sottende al PAESE E ALLA BASILICATA che vogliamo e riteniamo importante che il piano strategico della Regione Basilicata possa caratterizzarsi ed essere garanzia di una forte discontinuità, anche con un recente passato, in particolare per ciò che riguarda i programmi e la spesa (meno misure, pochi e chiari obiettivi).

Tutto ciò vale anche per le risorse regionali e i relativi P.O. o per quelle assentite dallo Stato.

Il Presidente Scanavino nelle conclusioni ha detto che “Cia-Agricoltori Italiani ha deciso di rilanciare il progetto “Il Paese che Vogliamo”, rimodulato alla luce del Covid-19, con la consapevolezza chiara delle nuove sfide che l’emergenza ha prodotto, ma anche con la certezza che l’agricoltura debba giocare da protagonista attiva verso il rilancio dei territori italiani e, più in generale, del sistema Paese. Questo rafforza il sentimento di unità nazionale a partire dai prodotti tipici, del territorio che arrivano sulle tavole degli italiani. Secondo noi, la ruralità territoriale rappresenta un elemento su cui investire per favorire percorsi di crescita competitiva e di tenuta sociale, frenando lo spopolamento e l’abbandono delle aree interne. È chiaro, però, che servono risorse, a partire da quelle del Recovery Fund, per accelerare interventi di digitalizzazione e di ammodernamento della rete dei trasporti; sostenere lo sviluppo di una sanità territoriale e di scuole decentrate; agevolare percorsi di aggregazione all’interno delle filiere per costruire sistemi produttivi territoriali; integrare sempre di più agricoltura e sostenibilità ambientale, che vuol dire manutenzione del verde, tenuta idrogeologica e controllo della fauna selvatica.

Tutti temi che saranno affrontati anche nella nostra prossima Assemblea nazionale, a fine novembre, che avrà al centro “Agricoltura-Territorio-Società: riprogettiamo il futuro”.

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