LavoroEventi in Basilicata

CGIL: “rispettare gli impegni assunti sul reddito minimo di inserimento” e domani promuove i propri referendum sul lavoro


Nonostante gli impegni assunti dalla Regione Basilicata all’ultimo tavolo permanente sul Reddito Minimo di Inserimento (tenutosi nei giorni scorsi) di dare seguito senza soluzione di continuità alla misura dei tirocini formativi, che riguarda circa 2000 persone, ad oggi non si ha ancora notizia della data di riavvio dei corsi.

È, ormai, imbarazzante la somma di ritardi e inefficienze accumulate, dagli Uffici preposti, sull’attuazione di una misura concordata tra le parti sociali e la Regione oltre 2 anni fa.

Molti dei lavoratori beneficiari dei tirocini (misura propedeutica alla misura vera e propria di Reddito Minimo) hanno terminato da diversi giorni i corsi. Il rischio concreto è che possa intervenire una sospensione del sussidio e che queste famiglie, in condizioni di forte disagio, non possono permettersi in alcun modo.

Più volte le organizzazioni sindacali hanno chiesto l’istituzione di una struttura preposta all’attuazione e alla gestione del Reddito Minimo, nella consapevolezza che l’accentramento di competenze e compiti non aiuta nessuno.

Oggi non è più accettabile temporeggiare ulteriormente. Occorre dare corso tempestivamente agli impegni assunti.
Le organizzazioni sindacali valuteranno nei prossimi giorni la messa in campo di forme di protesta, anche forti, in mancanza di una risposta pronta da parte della Regione.

INTANTO DOMANI sabato 11 Febbraio – Potenza – Piazza Mario Pagano – ore 11.30:

Giornata di mobilitazione nazionale per i referendum promossi dalla Cgil

Al via a Potenza la campagna referendaria per l’abrogazione dei voucher e per la responsabilità solidale in materia di appalti. Sabato 11 febbraio, in occasione della giornata di mobilitazione nazionale per i referendum promossi dalla Cgil, scenderemo in piazza per sollecitare il governo a definire al più presto la data del voto e il Parlamento a discutere la legge d’iniziativa popolare sulla Carta dei diritti universali.

Appuntamento alle ore 11.30 in piazza Mario Pagano per una festa di piazza in cui, accompagnati da un aperitivo, potremmo cominciare a scambiarci idee, impressioni ed esperienze legate al mondo del lavoro nel suo complesso. Alle 12, in contemporanea a tante altre piazze italiane, si leveranno in cielo centinaia di palloncini: un gesto simbolico per sottolineare l’impegno della Cgil nella battaglia per “liberare il lavoro”.

Il tema del lavoro è un tema che riguarda tutti, valicando ideologie e appartenenze. In una società in cui la disuguaglianza è diventata non solo distribuzione diseguale del reddito e della ricchezza ma distribuzione diseguale di futuro e di opportunità, con un abbassamento generale della qualità della vita dei singoli e delle comunità, parlare di lavoro e di diritti come garanzia di dignità e speranze di vita è sembrato sempre più fuori luogo.

Il referendum ha il merito di rimettere al centro del dibattito il lavoro e i diritti in capo alla persona a prescindere dalla tipologia contrattuale, rivolgendosi a tutti: collaboratori occasionali, veri o finti autonomi,  professionisti atipici, flessibili, precari, discontinui. Lavoro sì, ma senza riconoscere valore alle capacità, alla fatica, al contributo di ciascuno per il progresso di tutti. Un lavoro svilito, frantumato e indebolito, una variabile sempre più dipendente dalle condizioni dell’economia e del mercato. La precarietà genera insicurezza che, muovendo dalle condizioni di lavoro, diventa insicurezza delle condizioni di vita. E i tragici avvenimenti di questi ultimi giorni, purtroppo, ce ne danno atto. Se un giovane appena trentenne decide di togliersi la vita “ucciso dal precariato”, vuol dire che siamo in piena emergenza.

Quando si parla di lavoro povero, i voucher sono l’ultima frontiera insieme alle norme sulla responsabilità nei cambi di appalto che cancellano ogni garanzia sulla esigibilità dei crediti da parte di chi sta in basso, di chi lavora, di chi occupa la parte più esposta e più fragile della catena. Una precarietà del lavoro e della vita che cresce man mano che a essere coinvolti sono quei soggetti già considerati deboli, perché privi di tutele: i giovani, le donne, i nuovi poveri, specialmente del Mezzogiorno.

#con2sì tutta un’altra Italia!

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