La Basilicata è decisamente in controtendenza per l’apertura di nuove partite Iva nel 2017. Secondo i dati del Centro Studi Confesercenti su rielaborazione del Mef-Dipartimento Finanze le nuove partite Iva lucane lo scorso anno sono state 4.582 di cui 3.554 di persone fisiche, 1.066 di società di capitali e 232 di società di gestione con un decremento dell’8,3% rispetto al 2016 che risulta il più elevato tra le regioni italiane.
La classificazione per settore produttivo evidenzia che il commercio continua a registrare il maggior numero di aperture di partite Iva (il 21% del totale), seguito dalle attività professionali (14,7%) e dall’agricoltura (10,9%). Rispetto all’anno 2016, fra i settori principali, si osservano aumenti consistenti di aperture nel settore della sanità (+13,3%), per le attività professionali (+10,5%) e, più contenuto, per l’istruzione (+6,1%). Le flessioni più marcate si rilevano nei settori del commercio (-6,7%), agricoltura (-3,1%) e, seppur di lieve entità, nelle attività finanziarie (- 0,5%). Per quanto riguarda le persone fisiche, la ripartizione per sesso è sostanzialmente stabile, con il 62% di aperture da parte di soggetti di sesso maschile. Il 46,5% delle nuove partite IVA è stato avviato da giovani fino a 35 anni ed esattamente un terzo da soggetti nella classe 36-50 anni. Il confronto con l’anno 2016 mostra un calo di avviamenti solo per la classe 36-50 anni (-3,5%) mentre l’aumento maggiore riguarda la classe 51-65 anni (+2,4%). Il 17% delle persone fisiche che nel corso del 2017 ha aperto una partita IVA è nato all’estero. I soggetti che nel 2017 hanno aderito al regime forfetario risultano 182.519, pari a il 35,7% del totale delle nuove aperture, con un aumento del 9,1% in confronto all’anno 2016
I dati – commenta Giorgio Lamorgese, presidente Confesercenti Potenza – dimostrano le evidenti difficoltà a fare impresa. Per questo tra le nostre dieci proposte per il nuovo Governo del Paese ci sono alcune misure che riteniamo indispensabili ed urgenti. La decontribuzione per i giovani è incontestabile, ma la limitazione basata sull’età, per quanto utile a contrastare il blocco all’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro creato dall’innalzamento dell’età pensionabile, crea una frattura generazionale. Va previsto un ulteriore adeguamento della franchigia IRAP attualmente spettante alle piccole imprese, elevando l’importo. In tal modo, seppur indirettamente, le attività di ridottissime dimensioni verrebbero, di fatto, esentate dal tributo. Da introdurre un sistema efficace che permetta l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, favorendo l’uscita dei lavoratori più anziani particolarmente necessaria per le PMI. Sempre nell’ottica della salvaguardia delle imprese di vicinato – essenziali non solo per la nostra economia e per l’attrattività turistica delle nostre città, ma anche per la qualità della vita e la sicurezza dei territori – occorre estendere a tutte le attività di vicinato mononegozio con fatturato annuale al di sotto dei 150mila euro il credito di imposta fino a 20mila euro su Imu, Tasi, Tari e sull’eventuale affitto già approvato per le librerie indipendenti. Un intervento che riteniamo possa dare nuovamente ossigeno a tutte le attività commerciali di quartiere, fermando la desertificazione dei negozi: negli ultimi dieci anni ne sono spariti più di 100mila. L’online è un canale distributivo che vanta livelli di crescita considerevoli. Un’efficacil lotta all’abusivismo, anche per le vendite in rete, accompagnata da una Web-Tax che garantisca parità concorrenziale, sono più che indispensabili.