Aprite le porte del vostro stabilimento per far entrare scolaresche festanti in una triste e patetica parodia di quel potente ed evangelico “lasciate che i bimbi vengano a me” e poi, quando inquinate, pretendete di chiudere fuori i cittadini. Troppo comodo!
Ecco cosa ha fatto Eni per tentare di impedire la diffusione non solo del PDC(Piano di caratterizzazione), ma anche delle relazioni di Mise e di tutti i documenti attinenti la perdita di idrocarburi emersa a gennaio 2017.
24 marzo e 24 aprile 2017 – Francesca Zarri, vice presidente del Dime, invia un paio di note al Dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, con le quali in maniera perentoria invita gli Uffici a non fornire “Al sig. Bolognetti” documenti attinenti l’evento Dime/Perdita Idrocarburi.
La Zarri e l’Eni, oltre ad opporsi alla diffusione del PDC(Piano di Caratterizzazione), oppongono il loro niet alla diffusione di tutta la documentazione inerente il procedimento apertosi ai sensi dell’ex art. 242 del Codice dell’Ambiente.
Ma seguiamo e chiosiamo il ragionamento dei capoccioni Eni.
“Ciò premesso(scrive la Zarri il 24 aprile, ndr), si evidenzia, ancora una volta, come l’istanza presentata dal sig. Bolognetti – come le precedenti – non sia volta ad acquisire informazioni ambientali ai sensi del Dlgs 19 agosto 2005 n. 195, ovvero relative allo stato dell’ambiente o a fattori che possono incidere su di esso, bensì mira a conoscere gli atti riferiti ad un procedimento ex. art 242 dlgs 152/2006, che come noto, risulta tuttora in corso. SI TRATTA DI UN PROCEDIMENTO AVVIATO DA ENI, RISPETTO AL QUALE RISULTA EVIDENTE L’ESTRANEITA’ DEL SIG. BOLOGNETTI, che ha legittimato la sua domanda come giornalista e come rappresentante di un’Associazione nel cui statuto non sono espressamente indicate finalità ambientali”.
Non soffermerò la mia attenzione su quel “come le volte precedenti”, che già dice tutto, ma voglio concentrarmi su altri aspetti di questo autentico capolavoro partorito dalla fervida mente dei dirigenti Dime.
Ebbene sì, mi avete sgamato. In effetti la mia richiesta era volta(come le volte precedenti da lustri a questa parte) ad acquisire informazioni ambientali. Sì, mi avete preso con le mani nella marmellata. Siete davvero astuti. Peccato, amici dell’Eni, che l’art. 2 del Dlgs 195/2005 affermi testualmente che vanno considerate informazioni ambientali anche “LE ATTIVITA’ CHE INCIDONO O POSSONO INCIDERE SUGLI ELEMENTI E SUI FATTORI DELL’AMBIENTE E LE MISURE O LE ATTIVITA’ FINALIZZATE A PROTEGGERE I SUDDETTI ELEMENTI“.
E’ del tutto evidente, quindi, che una relazione di Mise(Messa in sicurezza d’Emergenza) o altre comunicazioni attinenti un sito inquinato vadano rubricate alla voce “Misure o attività finalizzate a proteggere l’ambiente”.
L’interesse pubblico a poter conoscere da un lato l’operato di Eni e dall’altro le attività svolte dagli organi di vigilanza e controllo è manifesto, solare.
Detto che è questa l’interpretazione da dare alla Convenzione di Aarhus e al Dlgs 195/2005, a lungo potremmo discettare sui punti deboli di Aarhus e delle leggi di recepimento, che consentono questo gioco delle tre carte e da causidici.
“Estraneità”? E no, non è “cosa vostra”. Gli “estranei” veri, estranei ed estraniati, persi solo nell’inseguimento della dura legge del profitto, siete voi. Qui parliamo di Diritti, Giustizia e di einaudiano Diritto a poter conoscere per deliberare.
Ma continuiamo ad analizzare questa missiva Eni.
Un altro passaggio interessante della lettera della Zarri lo troviamo a pagina due: “Al riguardo – scrive la vicepresidente del Dime – è chiaro il tenore ispettivo dell’istanza di accesso volta a controllare lo svolgimento del contraddittorio interno a procedimenti tuttora in corso”.
Fantastico, sublime quel fare appello al “contraddittorio interno”. Ebbene sì, noi vogliamo conoscere il “contraddittorio”; non vogliamo essere esclusi dal contraddittorio. Vogliamo conoscerlo nella misura in cui esso può consentirci di comprendere cosa sta avvenendo a Viggiano o nella Valle del Sauro. Vogliamo leggere delle vostre analisi, carenti a 5 mesi dallo sversamento di oltre 400 t. di idrocarburi; vogliamo interrogarci e interrogarvi sugli n.d. e i non pervenuto; vogliamo leggere dei dati che non avete ancora fornito agli Enti; vogliamo conoscere il perché delle legittime preoccupazioni espresse da un primo cittadino; vogliamo sapere perché un funzionario pubblico parla di una prescrizione di Mise non ancora attuata o di quantitativi di idrocarburi emunti non comunicati.
Signori dell’Eni, questi non sono segreti industriali e commerciali. Queste, signora Zarri, sono informazioni strettamente attinenti lo stato delle matrici ambientali e quello che si sta facendo per arrestare la contaminazione.
Aprite le porte del vostro stabilimento per far entrare scolaresche festanti in una triste e patetica parodia di quel potente ed evangelico “lasciate che i bimbi vengano a me” e poi, quando inquinate, pretendete di chiudere fuori i cittadini. Troppo comodo!
Non ci provate. Non provate a depistare, ad invocare fake news, ad innalzare cortine fumogene. Non esercitatevi in ridicoli tentativi di confondere le acque, come pure avete fatto nelle scorse ore, facendo sapere di aver pubblicato il Piano di caratterizzazione sul vostro sito. Bene, bravi, bis! Ma la verità è che voi quel Piano lo avete pubblicato solo dopo che era stato messo in rete sul sito della Regione Basilicata e dopo aver tentato di secretare l’intero procedimento in corso.
Per la prima volta in Basilicata, e credo non solo in Basilicata, gli atti di un procedimento, apertosi ai sensi dell’art. 242 del Codice dell’ambiente, sono stati messi integralmente in rete.
Questo è avvenuto grazie all’iniziativa politica che da anni conduciamo per ottenere il rispetto del diritto umano e civile alla conoscenza. E’ avvenuto perché la Giunta regionale di Basilicata e il Presidente della Giunta Marcello Pittella hanno saputo e voluto ascoltare e comprendere che occorreva cambiare rotta. Credo che tutto ciò sia stato rivoluzionario, nella misura in cui può essere rivoluzionario l’einaudiano conoscere per deliberare. Nella misura in cui può essere rivoluzionario quel diritto alla conoscenza che da corpo, forma e sostanza alla democrazia. Sì, è straordinario che per la prima volta, senza nemmeno avere la necessità di chiedere, tutti, ma proprio tutti, possano scaricare una documentazione che racconta i vari step di un procedimento attinente un sito inquinato.
E’ esploso un dialogo, una riflessione collettiva. Tutto ciò è avvenuto grazie all’iniziativa politica, di lotta, di dialogo, di proposta, di lotta nonviolenta condotta in questi anni. E’ avvenuto perché c’è stato ascolto. Abbiamo con-vinto, che come è noto sta per vincere con e non contro qualcuno. Noi non siamo quelli della protesta o del contro, ma quelli della proposta.
E allora dott. Descalzi, e allora dott.ssa Zarri, se davvero volete dialogare con il territorio, spalancate porte e finestre, onorate la Convenzione di Aarhus, rispettate il territorio che vi ospita. Se volete dialogare, smettetela di fare i causidici e gli azzeccagarbugli. Dalle vostre missive di marzo e aprile è emersa solo ed esclusivamente l’arroganza di Padroni del Vapore, che vogliono impedire ai cittadini l’esercizio di un diritto. Infine, ma non ultimo, ricordate che avete insediato, per decisione folle e scellerata, uno stabilimento a rischio incidente rilevante a pochi passi da un importante invaso. Ricordate che state svolgendo le vostre attività in un’area delicatissima dal punto di vista idrogeologico.
Che dire? Oso sperare di non dover incontrare in futuro analoghe resistenze. Lo sciopero della fame continuerà ad oltranza, fino a quando – lo ripeto – non avrò la certezza che a tutti i livelli vengano recepite le “linee guida” espresse dalla Giunta, tese ad onorare, al di là di farlocche interpretazioni, la Convenzione di Aarhus.
Di Maurizio Bolognetti, Segretario di Radicali Lucani e corrispondente di Radio Radicale