L’idea rivoluzionaria e clamorosa è quella di fare della Basilicata il primo «laboratorio gialloverde» di governo locale. Mentre i maggiorenti del centrosinistra litigavano sulla riconferma di Pittella, mal vista da Liberi e uguali, il Movimento cinque stelle e la Lega cominciavano a dialogare, seppur di nascosto. Con l’obiettivo, alle prossime elezioni regionali di novembre, di strappare al Partito democratico un fortino storico. Amministrato ininterrottamente dalla sinistra fin dal 1995, con il compromesso, mai scalfito, tra gli ex democristiani e gli ex comunisti e socialisti. Una totale mancanza di ricambio che aveva fatto guadagnare al Pd l’appellativo di «partito Regione». Dopo l’ubriacatura del 4 marzo, per stellati e leghisti, sembra il momento buono. Complice la debolezza delle forze moderate del centrodestra, la Lega in ascesa ma ancora non matura per guidarle alla vittoria e l’exploit grillino delle politiche, è partito il ragionamento. Che ha questi toni: l’accordo è l’unica soluzione possibile per vincere.
Certo, bisogna fare i conti con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che non hanno molta voglia di contraddire quanto dichiarato a più riprese nelle settimane scorse «Il nostro è un contratto, non un’alleanza, siamo forze alternative» e con i malumori di alcuni grillini. Ad esempio la deputata Mirella Liuzzi, che dopo le prime battute della trattativa, ha posto il veto nei confronti dei leghisti. I perni dei due partiti sono il senatore del Carroccio Pasquale Pepe e l’europarlamentare pentastellato Piernicola Pedicini. Il primo, nel 2015 eletto con una lista civica di centrodestra sindaco del comune di Tolve, in provincia di Potenza, è approdato a Palazzo Madama dopo le elezioni politiche del 4 marzo. E si dice si sia ben piazzato alla corte del «Capitano» Matteo Salvini. Il secondo, a Bruxelles dal 2014, è in prima linea su molte battaglie ambientali, a partire dalla questione del petrolio. Una curiosità: entrambi sono stati sfidanti di Gianni Pittella, ex europarlamentare e ora senatore del Partito democratico, fratello del governatore Marcello e figlio maggiore del patriarca Domenico, senatore socialista nella Prima Repubblica.
Nel frattempo il presidente della Regione travolto dall’inchiesta sulla sanità è sospeso dalla carica, ancora non si è dimesso e ufficialmente non ha rinunciato alla ricandidatura di novembre. Ma è pressoché impossibile, al momento, un suo ruolo di primo piano alle prossime regionali. Una circostanza che potrebbe rimescolare le carte nel rissoso centrosinistra, pronto ad andare alle primarie e a dare vita a una coalizione più ampia che comprenda anche gli scissionisti di Liberi e uguali. A questo punto i «gialloverdi» in salsa lucana fanno i conti con la loro ambizione: scippare la Basilicata al «Partito Regione» che imperversa da 23 anni. Chi conosce la politica locale, parla di una Lega che «metterebbe la firma per l’accordo» e di un M5s che «deve decidere cosa fare da grande».
E poi c’è il rebus sul candidato alla presidenza. Il nome che circola con più insistenza è quello di Carmen Lasorella. Materana, ex volto noto della Rai, poi direttore generale della tv pubblica di San Marino, profilo gradito ai pentastellati, può contare sull’«effetto calamita» dovuto alla sua popolarità. Ed è in lizza Giampiero Perri, ex presidente dell’Agenzia per il turismo di Potenza. Ma per espugnare il fortino tocca mettersi d’accordo.
FONTE: IL GIORNALE.IT
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