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Al via etichetta IGP per l’extravergine lucano


Gli olivicoltori associati all’ OPROL , l’organizzazione professionale degli olivicoltori aderente alla Cia-Agricoltori Basilicata, si preparano a gestire nel migliore dei modi la novità della nuova campagna olearia che è rappresentata dal riconoscimento Igp per l’olio extravergine lucano. Nell’assemblea generale che si è tenuta a Grassano è stato pertanto di allargare da 7 a 9 i componenti del consiglio direttivo in modo da tenere dentro l’organismo dirigente tutti i tappresentanti  dei cinque areali olivicoli Lucani (Metapontino, melandro, collina materana, vulture-melfese, Val d’Agri ). Questi i dirigenti: Paolo Colonna, Antonello Pepe, Giuseppe Mastrangelo, Michele Larocca, Maurizio Carretta,  Giuseppe Rotunno, Rocchino Carella, Dina Tantulli, Salvatore Danzi.

Paolo Colonna, del direttivo, evidenzia che l’Oprol conta circa 3000 soci, di cui circa 2000 in provincia di Potenza e circa 1000 in provincia di Matera, e oltre 2.200 oliveti. La filiera è costituita dai soci olivicoltori, da 4 centri di raccolta olive situati a Lavello, Montescaglioso, Grassano e Ferrandina, da 4 tecnici agronomi presenti su tutto il territorio regionale, da 7 frantoi che producono olio extra vergine di oliva e commercializzano direttamente al consumatore finale, e da una rete commerciale indiretta che commercializza sempre direttamente al consumatore finale e quindi alle famiglie, in Italia e all’estero. La media aziendale è di 1,4 ettari. L’Igp era atteso da tempo e riguarda l’olio extra vergine di oliva che risponde alle caratteristiche riportate in maniera dettagliata nel Disciplinare di produzione, da cui si evince che è ottenuto a partire dalle varietà Acerenza, Ogliarola del Vulture (sinonimi: Ripolese o Rapollese, Ogliarola di Melfi, Nostrale), Ogliarola del Bradano (sinonimi: Comune, Ogliarola), Maiatica (sinonimi: oliva di Ferrandina, Pasola), Nociara, Ghiannara, Augellina, Justa, Cornacchiola, Romanella, Carpinegna, Faresana, Sammartinengna, Spinoso, Cannellina, Cima di Melfi, Fasolina, Fasolona, Lardaia, Olivo da mensa, Orazio, Palmarola, Provenzale, Racioppa, Roma, Rotondella, Russulella, Scarpetta, Tarantina, Coratina, Frantoio, Leccino.  Queste cultivar  possono essere presenti sia da sole, sia congiuntamente, e inoltre possono anche concorrere alla produzione dell’Igp Olio lucano altre varietà, ma fino a un massimo del 20%.

Secondo le indicazioni riportate nel disciplinare di produzione, l’olio lucano Igp si contraddistingue  per un colore, alla vista, compreso tra il verde e il giallo, con sentori al naso di fruttato medio, e percezioni di media intensità, in bocca, dell’amaro e del piccante, con la presenza di eventuali note aromatiche di erba fresca e/o carciofo e/o pomodoro e/o mandorla e/o mela. Infine, l’armonia tra le note olfattive e gustative è una caratteristica specifica comune di questo olio.

All’atto del confezionamento tutti gli extra vergini che si avvalgono della certificazione “Olio lucano” Igp deve necessariamente rispondere ad alcune specifiche caratteristiche.

 Ovviamente, come era prevedibile, la zona di produzione delle olive destinate ad ottenere l’Olio lucano Igp coincide con l’intero territorio amministrativo della regione Basilicata.

La peculiarità strutturale dell’olivicoltura in Basilicata è la coltivazione in collina, da parte di piccole aziende: l’83% degli oliveti ricade nelle fasce di collina e montagna con una SAU aziendale olivetata media di poco inferiore all’ettaro. In queste aree interne la coltivazione è condotta in asciutto su terreni in pendenza, soggetti ad erosione. In passato, tradizionalmente in tutte le aree di coltivazione, all’olivo sono stati dedicati i terreni più marginali e meno fertili. In tali ambienti l’olivo è spesso l’unica coltura arborea praticabile e svolge una importantissima funzione sociale, ambientale e paesaggistica.

Dopo un’annata olearia più che soddisfacente le attese degli olivicoltori sono concentrate sui prezzi per la nuova annata. La qualità dell’olio extravergine d’oliva sarà assolutamente eccellente, soprattutto grazie agli interventi e alle spese sostenute dagli agricoltori nei mesi estivi per l’irrigazione dei campi, ed entro la metà di ottobre quasi tutte le cooperative e i frantoi d’Italia avranno iniziato la campagna di raccolta.A trainare la ripresa dell’olivicoltura italiana sono soprattutto le Regioni del Sud.

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