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Lottizzazione a Maratea, il processo slitta ad aprile. Ma per la legge è già prescritto


A sette anni dai fatti il processo sul caso di lottizzazione che ha coinvolto l’ex amministrazione comunale di Maratea. E inizia con la spada di Damocle della prescrizione che incombe. Infatti, si è aperto il dibattimento per la vicenda che vede alla sbarra l’ex sindaco Mario di Trani e altre 12 persone accusate di abuso d’ufficio in concorso per la lottizzazione di Santa Caterina. Ma uno dei giudici a latere del collegio presieduto da Claudio Scorza ha dato forfait per malattia. E il suo collega che avrebbe dovuto sostituirlo era, a sua volta, incompatibile in quanto aveva già rinviato a giudizio gli imputati nella fase dell’udienza preliminare. Il processo è stato così subito aggiornato al 26 aprile dell’anno prossimo.

La prescrizione scatta in sette anni e sei mesi e, considerando come data della consumazione del presunto reato il 12 agosto 2010 (giorno della delibera comunale finita nel mirino dell’accusa), ad aprile il processo sarebbe già abbondantemente prescritto. La vicenda al centro della causa riguarda il completamento di un complesso turistico residenziale, tra cui le famose villette da costruire sulla costa della «perla del Tirreno», nella zona a ridosso del Pianeta Maratea. Oltre a di Trani, sono imputati gli ex consiglieri comunali Biagio Schettino, Biagio Belvedere, Gerarda Giosa, Giovanni Limongi Rizzuti, Virgilio Lammoglia, Diego Giosa, Biagio Schettino, Marinella Job, Rosa Brando e Antonio Magnabosco, l’ex dirigente del settore lavori pubblici, Anna Maria Magliano, e l’imprenditrice Rosa Amoroso.

La Procura della Repubblica di Lagonegro, nello specifico, contesta l’approvazione (con la delibera del 12 agosto 2010) di una nuova convenzione in cui il Comune rinunciava alle opere di urbanizzazione (un anfiteatro e parte della strada della Marinella ) che invece, per legge, avrebbe dovuto acquisire. Un progetto quello di Santa Caterina che arriva da lontano e precisamente dai primi anni ‘80, al centro di numerose polemiche e contestazioni. Non solo politiche, ma finite più volte nelle aule dei tribunali amministrativi. Ad onor del vero, va detto che gli ex amministratori e le società lottizzanti, hanno avuto ragione in tutte le sedi, sia al Tar che in Consiglio di Stato. Per la Procura, però, qualcosa che non quadra negli atti con cui l’amministrazione Di Trani ha dato il via libera al progetto c’è.

In particolare, la lente degli inquirenti è finita sulla cosiddetta «delibera di ferragosto», la numero 34 adottata dal Consiglio, a maggioranza, il 12 agosto 2010, in cui il progetto veniva dichiarato di interesse pubblico e, soprattutto, veniva approvata la nuova convenzione con le società lottizzanti. Una sorta di ricontrattazione tra Comune e privati degli accordi frutto della precedente convenzione sottoscritta nell’81 che prevedeva la realizzazione, da parte dei lottizzanti, di alcune opere pubbliche, tra cui l’anfiteatro, che poi dovevano essere trasferite gratuitamente al Comune. Accordi, però, che solo in parte furono attuati.

FONTE: PINO PERCIANTE – LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO

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